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E' mattina, abbiamo già fatto colazione e ci stiamo preparando per andare a lezione.
Sto per cambiarmi davanti a lui, quando mi blocca e mi fissa in modo strano.
L: Stanotte sono riuscito a stare buono, non ho degli ormoni di ferro per molto tempo... -sorride.
Capisco il messaggio nascosto e vado in bagno per finire di vestirmi.
Esco vestita, lavata e profumata e ho subito i suoi occhioni marroni che fissano intensamente i miei.
Mi sorride e va anche lui in bagno.
Non appena finisce di prepararsi, andiamo al College con la moto.
Arriviamo giusto in tempo per la lezione di chimica. Per fortuna questa lezione la frequentiamo tutti insieme, altrimenti sarebbe stata una noia mortale.
David Cooper è seduto al primo banco come suo solito, e come da tradizione, noi ci sediamo proprio dietro di lui per disturbarlo durante tutta la lezione.
Creiamo delle palline di carta e gliele lanciamo in testa, prova a togliersele ma non ci riesce, perché ne lanciamo una al secondo.
Si gira nervoso, e noi pronti alla sfida, ridacchiamo.
Appena ci vede così agguerriti, come sempre, si gira ed evita di fare casini.
Prendo un post-it rosa e ci scrivo sopra "Sono gay." , lo attacco dietro la schiena senza farmi accorgere né da lui né dalla professoressa e scoppio a ridere insieme ad Albert.
Prof.ssa Perez: Scott e Lee, fate ridere anche noi, cosa succede?
David si gira con aria da soddisfatto e il fatto che abbia dato le spalle alla professoressa con quel foglio attaccato mi fa ridere ancora di più.
Prof.ssa Perez: Le sembra così divertente signorina Scott? –chiede togliendo il fogliettino.
Me lo mette sul banco con rabbia e mantiene il suo sguardo sul mio.
Prof.ssa Perez: Non va all'asilo orami da un po'... Deve sentire la mancanza per fare ancora queste cose.
Questa affermazione fa ridere tutti, nervosa mi alzo, poggio i pugni sul banco e cerco nella mente una risposta decente.
A: Sono scherzi che si fanno tra amici. –affermo.
Prof.ssa Perez: Non mi sembra che siate amici di Cooper... o sbaglio? –si rivolge a lui.
Louis gli manda un'occhiata minacciosa e lui da bravo polletto mi dà ragione.
DC: Siamo molto amici. –dice impaurito.
Gli faccio l'occhiolino di approvazione e lui sorride girandosi.
La professoressa si allontana senza aggiungere altro e continua la sua noiosa lezione.
Al suono della campana stiamo già tutti fuori e Louis prende David dai polsi e lo blocca contro il muro.
AL: Non è il caso di fargli male.
M: Da quanto sei il paladino della giustizia tu?
A: Mike non ti rivolgere così ad Albert. –lo difendo.
DC: Ma tu ti vuoi fare proprio tutti? –sbotta.
Lo guardo arrabbiata, allontano Louis e lo prendo dal collo.
A: Cos'hai appena detto? –sussurro.
DC: Hai sentito. –dice con rabbia.
M: Allora un po' di carattere ce l'ha quest'uomo. –sostiene.
A: David...che grave errore stai commettendo. –dico minacciosa.
Lo porto fuori dall'istituto, non ho intenzione di prendere nessun provvedimento disciplinare.
Appena usciti incontriamo Dylan che ride nel guardare la scena.
L: C'è poco da ridere. –lo rimprovera.
Do uno schiaffo pesante sulla faccia di Cooper per poi stringere forte il collo con una sola mano.
DC: Ti senti forte ora? Chiunque lo è contro le persone deboli...
L: Sta cercando di farti sentire in colpa, non ascoltarlo.
DC: Non voglio far sentire in colpa nessuno, ho solamente espresso un mio pensiero. –dice diplomatico.
Lo lascio andare e batto il cinque agli altri.
Dylan si avvicina e mi saluta con un bacio sulla guancia.
D: Ma è possibile che devo trovarti sempre mentre litighi con qualcuno?
A: Non è colpa mia se non sanno stare al loro posto.
Andiamo a vedere la partita di Dylan tutti insieme, anche se ad Albert non entusiasma molto l'idea, ci sediamo in prima fila e lo osservo attentamente.
Ad ogni canestro, si gira verso di me e ammicca sorridente.
Sento gli occhi di Louis fissi su di me, ma non mi giro, non voglio che i nostri sguardi si incrocino, non ora, non qui.
All'uscita dalla palestra, Louis mi lascia di culo per terra, ha detto che non mi merito il passaggio.
Per fortuna Mike ha la sua macchina oggi, così mi accompagna lui.
AL: Ti piace davvero quel montato da quattro soldi? –interrompe il silenzio.
Distolgo lo sguardo dal finestrino e rimango un attimo ferma a pensarci.
A: Non credo.
AL: Che significa "non credo"?
A: Non lo so, non ci ho pensato abbastanza.
M: Ti farà soffrire.
A: Tu cosa ne sai?
AL: Allora ti piace. –dice sicuro.
A: Ragazzi, io amo solo voi. –dico non appena arrivati sotto casa.
Do un bacio sulla guancia a entrambi e scendo dall'auto.
Oggi sono stata invitata a casa di mia zia Teresa, non la vedo dall'inverno scorso e non vedeva l'ora di avermi a pranzo da lei.
Da quando mia mamma è morta, non frequento molto la sua famiglia, anche perché mi sento dire le solite cose e non la prendo molto bene.
Infatti, nemmeno il tempo di entrare che la zia mi accoglie come solo pochi sanno fare, per fortuna.
Zia: Tesoro, più cresci e più sei tua madre.
Come non detto.
Iniziamo bene.
Zio: Ciao Ashley, come va? –mi dà un bacio sulla fronte.
A: Ciao Zio Tom, tutto bene.
Ci sediamo a tavola e iniziamo a parlare dalla studio alla vita sentimentale.
Non racconto proprio tutto, però ho avvisato loro che Louis non tornerà.
Erano molto affezionati a lui, speravano nel matrimonio.
Zia: Mi ricordi tua madre quando parlava di tuo padre.
Sorrido confusa e spero non aggiunga altro.
Zia: Lui non la voleva, ma lei era innamorata, tanto da far innamorare anche lui.
A: Non è il mio caso. –rispondo acida.
Non appena finisco di mangiare, mi alzo, l'aiuto con le faccende di casa e corro in College con l'autobus inventando la scusa dello studio.
Non voglio stare un secondo di più in questa casa.
E' piena di ricordi, anche verbali.
Non posso fare niente che sono improvvisamente mia madre, quando non ho nemmeno un capello di lei.
Tornata in College, trovo Stefany e Hana comodamente sdraiate sul mio letto, le guardo nervosa e si alzano di scatto.
H: Scusaci.
Che coniglietto.
Non rispondo, prendo i libri e incomincio a studiare davvero.
S: Ashley Scott che studia...
A: Stefany che rompe il cazzo...Ah no, non è una novità.
S: Volevo fare la simpatica. –si difende.
A: Ecco, simpatici si è non si diventa, tu non lo sei.
Non risponde e mi lascia in pace andando via con la sua amichetta.
Chiamo Louis ma non mi risponde.
Chiamo Mike e mi risponde dopo uno squillo.
A: Col telefono in mano stavi?
M: No, sto pensando di iniziare a usarlo con i piedi.
A: Dai coglione, che facciamo oggi?
M: Ehm... Dobbiamo andare a casa di Louis a giocare alla Playstation.
A : Va bene, ho capito.
Butto il telefono sul letto e provo a studiare.
Non riesco a farlo se non chiarisco prima con Louis.
Prendo lo skate di Stefany e vado a casa sua.
Suono il campanello e mi viene ad aprire a petto nudo.
L: Dimmi.
A: Posso?
L: Okay.
Entro, mi siedo sul divano e faccio sedere anche lui.
A: Puoi coprirti?
L: No. Che è successo? Sto facendo impazzire i tuoi ormoni?
Mi sento sfidata, così butto la mano sul suo pene e stringo forte la presa.
Mi toglie la mano di scatto senza dire niente e mi palpa le tette per ricambiare.
Mi tolgo la giacca, allontano la borsa e salgo su di lui.
Gli blocco le mani per non fargli toccare nessuna parte del mio corpo e gli do dei baci sul collo.
L: Bastarda. –sussurra.
Scendo quasi subito e rimango in piedi, lontano da lui.
A: Che ti è preso oggi? Mi hai lasciato al College e non mi hai risposto al telefono.
L: Pensavo rimanessi là e stavo sotto la doccia mamma.
A: Non potevi richiamare?
L: Non mi andava.
Per non subire ulteriori risposte di merda, esco correndo e me ne vado senza nemmeno salutare, prova a seguirmi ma dopo un attimo si ricorda che non ha la maglia, così lo saluto con la manina ridacchiando e rientra in casa sbuffando. Lo odio.

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