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Entrate in College, chiude la porta e si siede sul letto accanto a me.
Inizialmente, non porifera neanche una vocale, si guarda intorno mantenendo il silenzio più assoluto, probabilmente in chiesa c'è più caos.
S: Mi mancava questa stanza. –interrompe il mutismo.
Non rispondo, mi limito a sorriderle.
S: Non devi essere arrabbiata con lui. Lo sai come sono i maschi...Sono superficiali. –mi fa notare.
A: L'orientamento sessuale non deve essere un segreto in una relazione.
S: Hai ragione, magari non l'ha ritenuto importante, poiché è te che vuole e non un ragazzo.
A: Devo essere gelosa pure dei maschi adesso. –sdrammatizzo.
S: Non sembri una tipa gelosa... -mi studia con lo sguardo.
A: Dipende, non lo dimostro, ma un po' di gelosia la provo anch'io. –ridacchio. –Però di lui non sono mai stata gelosa, non mi ha mai dato modo di esserlo. –continuo.

Dopo una lunga chiacchierata, Dylan la viene a prelevare e rimango sola con il cuscino tra le mie braccia, gli auricolari nelle orecchie e la musica ad alto volume che spegne il resto del mondo.
E' mezzanotte, da mamma è rimasta mia zia, sono abbastanza tranquilla.
Ricevo un messaggio da papà, vuole chiamarmi.
Lo anticipo e iniziamo a parlare senza sosta.
Papà: Beh? Com'è Brian?
A: Sai già il nome? –ridacchio.
Papà: Mi ha informato tua madre, ci siamo sentiti poco fa. –mi informa a grande sorpresa.
A: E' stupendo, ha i miei stessi occhi.
Papà: Mi ha mandato le foto, è proprio come te. –dice con un tono triste.
A: Tutto bene...? –chiedo dispiaciuta.
Papà: Sì, ho solo ricordato il momento in cui ti ho preso la prima volta in braccio.
A: Mi manchi. –affermo.
Papà: Anche tu, ci vediamo quest'estate no?
A: Sì, porto anche il mio ragazzo! –dico entusiasta.
Papà: Il famoso David?
A: Proprio lui. –ridacchio.
Terminata la chiamata, spengo tutto e chiudo gli occhi per poi addormentarmi subito dopo.

E' mattina, sono le 10am, vado in ospedale da mia madre, oggi dovrebbero rimetterla.
Saluto il piccolo e poi continuo salutando mamma e zia che sono palesemente stanche. Hanno le occhiaie che arrivano a terra e lo sguardo da: "Voglio morire."
Mamma: Brian ha pianto tutta la notte. –mi informa.
Mistero svelato, ora capisco la loro stanchezza.
E' strano, quando ho dormito io con loro, non si è mai lamentato, dormiva come un angioletto, proprio come stamattina.
In tarda mattinata, mia zia torna a casa a riposare e in ospedale rimaniamo io e Mark che non fa altro che prendere Brian in braccio e riempirlo di baci.
E' un padre molto affettuoso.
Lo faccio notare a mia madre e mi informa che è così anche con lei.
Dopo un po' mi stancherei di tutta questa dolcezza.

-Dobbiamo parlare. Dove ci vediamo? –Mi scrive David.
-Vieni in ospedale, andiamo al bar di qui.
Passano dieci minuti ed è già fuori dalla stanza, entra saluta tutti per poitirarmi verso il bar che si trova al primo piano.
Ci sediamo, ordiniamo due caffè macchiati ed è subito discussione.
Lui sostiene ciò che mi ha già anticipato Stefany, io sostengo ancora la miaversione.
DC: Il mio orientamento sessuale non dovrebbe cambiare il nostro rapporto.–afferma.
A: Non sarebbe cambiato prima, non cambia ora, però avrei preferito saperloprima e non così.
DC: Hai paura di aver fatto una figura di merda davanti ai tuoi amici? –chiedeirritato.
A: Non m'interessa il loro parere.
DC: Allora dov'è il problema?
A: Non puoi capire. –sostengo infine.
Abbiamo più o meno risolto, anche se in realtà questa situazione rimarrà appesaper un po', il vero problema non è il suo essere bisex, ma il sentimento diAlbert. Ci tengo a lui e se avessi saputo prima il loro orientamento e il suosentimento, avrei lasciato perdere e non mi sarai mai avvicinata al ragazzo nerd dell'istituto.
E' questo che mi fa arrabbiare, è troppo tardi ormai, mi sento in colpa.
A interrompere i miei pensieri è il solito dottore dell'ospedale.
Dott. White: Può tornare a casa Signora Bianchi.
A: Ora?
Dott. White: Il tempo di sistemare le ultime cose. –dice ammiccando.
Onestamente è un bell'uomo questo dottore, aver ricevuto un suo occhiolino miha sciolto. E' alto, piazzato, brizzolato con gli occhi verdi. Mi ricoverereivolentieri se fosse lui a curarmi.
MJ: Ash, tu prendi Brian, noi pensiamo al resto.
Non poteva darmi compito migliore di questo.
Lo copro per bene e lo prendo poggiando il suo visino sul mio petto.
Una mezz'oretta dopo siamo finalmente tutti fuori da quel posto tutto bianco epieno di pancioni o mocciosi piangenti.
Ci raggiunge Louis in soccorso e mi aiuta nel prendere la borsa del bambino.
L: Come stai? –mi chiede aprendo lo sportello dell'auto.
A: Bene. –sorrido.
L: Hai risolto con il tuo fidanzato?
A: Sì. –rispondo schiva.
Rimane un po' deluso dalla mia risposta e poi inizia a giocare con Brian.
Arrivati a casa, lo poggio sul letto di Louis e gli parliamo per un po'.
I nostri genitori intanto vanno a comprare il necessario, mi fa piacere che sifidino di noi così tanto da lasciarci un neonato.
Louis non smette di fare lo scemo insieme al bambino e così inizio anch'io evisti dall'esterno sembriamo due dementi con tanta voglia di tornare bambini.
Ogni tanto ci scambiamo uno sguardo veloce, e ci sorridiamo a vicenda, ma nonper troppo tempo.
L: Ti somiglia. –ammette. –E' un bel bimbo. –continua sorridendogli.
A: Il nasino è uguale al tuo, io ce l'ho più sottile.
L: Spero anche caratterialmente, se prende da te mi sparo. –mi prende in giro.
A: Ti ricordo che i genitori non siamo noi. –rido.
L: Per fortuna! E chi lo vuole un figlio con te! –scherza.
Gli do una piccola spinta e ricambia senza farmi muovere nemmeno di 1cm.
Brian ci fissa stranito, anche lui non ci capisce niente di questa situazioneeppure ha solo 3 giorni di vita.
A: Sono confusa quanto te piccolo Brian. –sorrido. –Benvenuto nel nostro mondo,dove le certezze sono incertezze e le incertezze sono casini incomprensibili.
L: Non ho ben capito.
A: Nemmeno io. –ridacchio. –E' proprio questo il punto.
L: E' solo scema. –sussurra.
A: Ti ho sentito. –sbuffo.
Si sente una puzza improvvisa e temo che il moccioso abbia fatto la cacca, néio né Louis cambieremo mai il suo pannetto sporco.
Che schifo.
Ci guardiamo con il panico negli occhi e chiama Mark che gli dice di farciforza e cambiarlo.
Louis lo prende, lo poggia sul fasciatoio, prende un pannetto e me lo passaagitato.
E' un fottuto pannetto, che sarà mai!
Gli tolgo delicatamente la tutina per poi togliergli il pannolino sporco dicacca.
Louis scoppia a ridere e per ripicca glielo passo e lo obbligo a buttarlo.
L: Io quel coso non lo prendo!
A: Louis, devo finire di cambiare tuo fratello, non vorrai lasciarlo con igioiellini di famiglia per aria! –lo stuzzico.
L: Stronza.
Con fatica e paura gli cambio il pannolino, dopo avergli lavato il culetto, edè profumato e pulito.
L: Sarai una brava mamma. –afferma.
Sorrido e annuisco e riporto il piccolo sul letto.
L: Non ti abituare troppo, questo letto è mio. –gli dice.
A: Non ti abituare mai a niente. –affermo riferendomi ad altro e nonsicuramente al suo letto.
Ci guardiamo intensamente e penso abbia capito a cosa mi riferisco.
I nostri visi si avvicinano e temo stia succedendo quello che non devesuccedere.
Le labbra sono sempre più vicine, i cuori battono forte, i suoi occhi sonoentrati nei miei, sento il suo respiro sul mio viso.
Mamma: Siamo a casa! –urla dall'altra parte della casa.

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