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Sono le 7pm e sono ormai immersa nello studio, non pensavo potesse mai interessarmi così tanto una materia così di merda.
Sta chiudendo la biblioteca, non a caso la guardia mi invita più volte a lasciare la biblioteca, ma stando con le cuffie nell'orecchio sento poco e niente.
X: Signorina, è pregata di andarsene. –ripete.
Alzo lo sguardo, e mi guarda nervoso.
A: Vado.
Prendo le mie cose ed esco a passo svelto, sommersa dai pensieri, non me ne accorgo e vado a sbattere contro un ragazzo alto e piazzato.
Mi toglie le cuffie e mi blocca.
Che cazzo vuole quest'altro?
D: Dove vai così pensierosa? –chiede con tono provocante.
Non ci credo, questo ragazzo è una mal ombra.
A: Non sono fatti tuoi.
D: Ogni tuo movimento riguarda anche me.
A: Da quando sei mio padre...?
D: Sono più di un padre per te. –dice avvicinandosi.
A: Ti prego, smettila, sto per vomitare. –dico schifata.
Mi allontano e riprendo a camminare fino a quando non vengo fermata nuovamente.
A: Che vuoi ancora? –alzo gli occhi al cielo.
D: Stasera do una festa.
A: Ancora? Ma i tuoi genitori non ci sono mai? E comunque...no.
D: Non sai cosa ti perdi piccola. –dice toccandomi il viso.
Tolgo immediatamente le sue luride mani dal mio viso e riprende a parlare.
D: Sei ancora arrabbiata per Hollywood?
A: Non sei al centro dei miei pensieri Dylan.
D: Non sembra. Credevi veramente che ci potesse essere qualcosa tra noi due? –ridacchia. – Non sono Louis. –aggiunge.
A questa sua affermazione mi viene prurito alle mani per quanto è forte la voglia di picchiarlo.
Non ci penso un attimo, che si ritrova cinque dita spalmate sul viso, un po' come si fa con burro e marmellata a colazione.
Va via ridacchiando, come se gli avessi fatto il solletico, e io vado nella direzione opposta.
Arrivo nella camera e trovo, ovviamente, le due simpaticissime amiche che si preparano per la festa di Dylan, mentre io mi cambio per andare al cinema.
S: Non vieni, vero?
A: Astuta... -dico con tono ironico.
S: Eri più simpatica stamattina.
A: Grazie.
Esco dalla camera, lavata e vestita, raggiungo la macchina di Mike e ci dirigiamo al cinema.
M: Dopo il cinema, andiamo alla festa di Dylan? –propone.
A: Passo.
AL: Neanche morto.
M: Dai ragazzi, ci saranno tutti stasera, non fatemi andare da solo.
AL: Chiedi a Louis, no?
M: Lui va con Marie.
A: E beh? Non può accompagnare anche un amico?
M: Dovrei mantenere la candela? Ma anche no.
Sbuffo e cedo.
A: Andiamo.
AL: Mi accompagnate a casa ed andate voi due.
A: O tutti o nessuno.
AL: Ti odio.
M: Vi amo. –ci dice baciandoci la fronte.
Ma che avranno mai di così speciale le feste a casa Anderson?
Ogni volta che ci vado, mi annoio o litigo con qualcuno.
Forse è quest'ultima la parte migliore della festa.

Finito il film, andiamo a questa dannata festa.
Sono le 11pm e ci sono già tutti.
Parcheggiamo accanto alla macchina di Louis.
Appena entriamo in villa, noto un viso familiare... E' David Cooper... Aspetta, David Cooper? Cosa ci fa lui qua...?
Mi avvicino per stuzzicarlo e vengo fulminato da Louis che è seduto dietro lapiscina con la sua principessina francese.
A: Quale onore...David Cooper ad una festa.
DC: Volevo capire cosa ci trovate di così divertente... Consideralo pure unesperimento sociale.
A: Non c'è niente di divertente. –sostengo.
DC: E perché ci vieni?
A: Per fare un favore ai miei amici. –dico indicandoli.
DC: Nemmeno state insieme...
A: Sono venuta a salutare te. Apprezza. –sorrido.
DC: Dovrei emozionarmi? –ridacchia.
A: Se vuoi...-faccio spallucce.
Ecco che ad interrompere i nostri discorsi è Dylan con le due amichette.
D: Cooper, quindi sei venuto! –finge di essere felice- Fatti offrire qualcosada bere. –aggiunge portandolo con sé verso il piano bar.
S: Alla fine sei venuta.
A: No, in realtà sono un ologramma.
H: Sempre più simpatica oh.
A: Oggi evitiamo di prenderci per capelli, li ho lavati stamattina.
Se ne vanno e io ritorno dai ragazzi.
Albert non è per niente entusiasta della situazione creatasi sin da subito,così corro a consolarlo.
AL: Ho visto che c'è anche Cooper. –arrossisce.
A: Sì. Strano, vero?
AL: Non è male come ragazzo.
A: Ma se lo prendi in giro quanto noi!
AL: Vi reggo il gioco.
A: Se non avesse quell'aria di secchione, no, non sarebbe male.
AL: E' secchione Ash. –ridacchia.
A: Ecco appunto.
AL: Ma come persona non è male...no?
A: Non lo conosco bene, ma a te che importa? –chiedo curiosa.
AL: Era giusto per argomentare. –si difende.
Sorseggiamo un cocktail appena offerto da Mike e incominciamo a ballare sullecanzoni raggaeton.
Louis si avvicina a noi ubriaco, mi prende a ballare e Marie mi fulmina con losguardo.
Sorrido come gesto consolatorio, ma serve ben poco, dato che Louis inizia abaciarmi il collo.
Lo stacco subito per evitare qualsiasi casino.
L: Sei...bellissima...stasera. –dice ridendo.
Cazzo ride?
A: Sei ubriaco Louis.
L: No, sono le bollicine dell'acqua frizzante che mi hanno dato alla testa.
A: Coglione. –alzo gli occhi al cielo.
Marie tira Louis con sé e mi guarda malissimo.
A: L'ho allontanato e ricevo pure il resto... -mi lamento.
AL: Ci stava provando con te.
A: No, Albert, era U B R I A C O. –scandisco bene l'ultima parola.
AL: Però ti sarebbe piaciuto eh? –chiede malizioso.
A: Sono circondata dai coglioni, vado a bere. –dico irritata.
Arrivo al piano bar e trovo David fortunatamente sobrio.
Questa serata si sta presentando più schifosa del previsto.
DC: Posso offrirle da bere signorina? –chiede scherzoso.
A: Perché sei sempre così gentile con me? Non me lo merito.
DC: Per farti capire che i vostri atti di bullismo, non servono a niente.
A: Per me un cocktail vodka pesca lemon. –sorrido.
Lo ordina per me ed offre lui come aveva accennato.
A: Grazie. –sorrido.
M: Nascono nuove coppie qui. –dice ubriaco.
A: Ma c'è qualcuno sobrio qui? –mi lamento.
Albert appare dalle spalle di Mike e fa la sua entrata scenica.
AL: Io.
DC: Anch'io.
Si ammiccano a vicenda e io rimango sempre più sconvolta.
A: Ne siamo sicuri? –li prendo in giro.
Albert mette il braccio intorno alle spalle di David e sorride come uno scemo.
A un certo punto vediamo Marie correre piangendo.
Louis invece steso sul lettino sbronzo.
Rincorro Marie e la fermo bloccandole il braccio, lei spaventata mi caccia, maio da testarda, quale sono, resto e provo a farla ragionare.
MD: Sei contenta? Ora è tutto tuo. -sbraita.
La guardo con aria interrogativa.
MD: Non fare finta di niente. –prende fiato. –Louis vuole te.
A: Non credo proprio.
MD: Te lo sto dicendo io. Sei stupida e pure cieca.
A: Non capisco.
Marie innervosita se ne va e non mi va di correre, quindi provo a parlare conquel coglione di Louis.


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