33. Il Pianto Del Cielo

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Pov Axel
In un angolo dimenticato del cimitero, trovai delle rose rosse che spiccavano in quell'angolo buio. Decisi di raccoglierle per Cristal, in modo che potesse metterle sulla tomba.
Poco più distante dalla pianta vidi delle forbici così incominciai a tagliare lo stelo cercando di non ferirmi con le spine, ma risultò impossibile.
Appena Paolo se ne andò approfittai per dargliele.

"una cosa veloce: vado lì, gliele porgo e me ne vado senza troppo domande" pensai.

Ma appena arrivai davanti a lei, tutto diventò così imbarazzante: mi agitai chiedendomi se questa era la cosa giusta da fare, e non riuscivo a tenere lo sguardo fisso nei suoi occhi, infatti, lo spostai immediatamente.
Iniziai a parlare ma uscivano solo parole balbettate; il mio cuore non aveva più un battito regolare e iniziai a sentire una strana sensazione allo stomaco.
Ad un tratto lei prese le rose e annullò la distanza che c'era tra noi, io non ricambiai ma le mie braccia sembravano non seguire il mio volere e circondarle la vita, lasciandomi trasportare da tutte queste emozioni.
Ma ad un tratto iniziò a piangere.

Pov Cristal
Tra le sue braccia mi sento al sicuro e quando lo sentii ricambiare mi lasciai andare in un pianto che in realtà, non aveva un perché. Ma nella mia vita di "perché" c'è ne erano fin troppi e ripensando ad essa, inizia a piangere come non mai:
Cristal:"P-perché sono circondata da segreti? Perché tutti mi nascondono qualcosa?" dissi tra un singhiozzo e l'altro "perché non ricordo nulla del mio passato? Perché non posso avere una vita normale come tutti voi?"
Lui spostò la sua mano dal mio fianco alla mia testa, accarezzandola cercando di rassicurarmi.
Axel:"perché invece di domandarti tutte queste cose, non inizi a vivere la vita come si deve?"
Iniziai a calmarmi ed ascoltarlo come non avevo mai fatto, senza staccarmi da lui. Tra le sue braccia mi sentivo protetta come se fossi il suo tesoro.
Axel:"inizia a domandarti di meno il perché delle cose e vivile a pieno. E sopratutto..." mi staccò da lui per guardarmi negli occhi:"smettila di piangere, non ce la faccio a vederti così" disse asciugandomi con il pollice le lacrime che scendevano dai miei occhi. Il suo tocco è così delicato come se avesse paura di farmi del male.
È incredibile come un attaccante forte e potente come lui abbia un delicatezza tale.

Il momento magico, anzi, il sogno che stavo vivendo finì quando lui si staccò completamente da me, così mi voltai per capire dove stava guardando:
Paolo:"oh scusatemi, sono solo venuto per-" vide le rose e passò lo sguardo da me a Axel in continuazione.
Axel:"n-non è come pensi noi-"
Paolo:"si, ho capito tranquilli. Vado a prendere dell'acqua per almeno una delle bellissime rose che ti ha regalato Axel, così vi lascio un po' soli" appena finí la frase se ne andò in un lampo non riuscendo a darci il tempo per spiegare.
Cristal:"riusciremo mai a spiegarglielo?" dissi con un sospiro.
Paolo:"TRANQUILLI! PRENDETEVI TUTTO IL TEMPO CHE VI SERVE PRIMA DI DIRLO AGLI ALTRI, A ME NON DOVETE DARE NESSUNA SPIEGAZIONE!" urlò lui dall'altro capo del posto, probabilmente in risposta a ciò che ho appena detto.
Axel:"per ora lasciamo le cose così come stanno" dichiarò lui e io stupita lo guardai chiedendo una spiegazione.
Axel:"n-no, hai capito male. I-intendo che non dovremmo causare problemi agli altri, sono già in pensiero per le partite, se ci mettiamo poi anche Paolo che per un fraintendimento-"

Pov Axel
Mi mise la sua mano davanti alla mia bocca ed io smisi di parlare:
Cristal:"tranquillo ho capito, non ti agitare. Se ti conosco almeno un po' so che quando ti agiti cominci a parlare a vanvera e poi è l'ultima cosa che voglio creare dei problemi agli altri, ho già i miei a cui pensare".
Quest'ultima frase la disse in un sussurro ma riuscii comunque a percepirla, poi spostò lo sguardo sulle stampelle a terra e l'aiutai a recuperarle ma lei mi fulminò facendomi gelare sul posto.
Cristal:"ce la faccio da sola"
Sapevo benissimo che questa è una scusa per non farsi aiutare, ha bisogno d'aiuto ed io sono pronto a darglielo in qualsiasi momento.
Axel:"non cercare di fare tutto da sola, per me non è un problema aiutarti anzi... sono pronto ad aiutarti in qualsiasi momento" dissi con un po' di esitazione così le presi le stampelle e con una mano la aiuta ad alzarsi da terra, dopo il suo tentativo di recuperarle.
Cristal:"grazie..." disse con dolcezza.
La aiutai a rialzarsi ma proprio in quel momento:
Paolo:"EHY PICCIONCINI! HO PORTATO L'ACQUA!"
Lei dallo spavento perse l'equilibrio e cadde in avanti facendo cadere anche me. Lei alzò lo sguardo con la testa dolorante per la caduta e quando mi vide, il suo viso si colorò di rosso distogliendo immediatamente lo sguardo. Solo ora mi accorsi della posizione.
Lei è sopra di me.
Giurerei aver sentito la mia faccia andare a fuoco.

Passammo dei secondi così, secondi che diventavano minuti, minuti che per me potevano diventare infiniti.
Ma sapevo che tutto ciò era impossibile.

Mi alzai con la schiena e la feci sedere davanti a me in modo da potermi rialzare.
Cristal:"s-scusami, n-non volevo!"
Axel:"tranquilla, è tutto apposto" risposi secco. La mia testa è chinata e il mio sguardo pure, ma giurerei in una sua espressione alibita.
In un cambio repentino d'umore lei incolpò Paolo:"TI DÒ TRE SECONDI PER SCAPPARE ALTRIMENTI TI TOVERAI MORTO IN MENO DI UN SECONDO, CON LE MIE STESSE MANI.
1...2..."
Axel:"e come pensi di raggiungerlo, sentiamo?" entrambi rimasero scioccati dalla mia reazione.
Paolo:"scusate, non volevo far arrabbiare i fidanz-"
Axel:"non siamo fidanzati! Lo capisci!? Non lo siamo ora e mai lo saremo!"

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.
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Cristal prese le stampelle e se ne andò, seguita a ruota da Paolo che, dal canto suo, non sapeva cosa fosse appena successo, lo si leggeva dalla sua faccia che era confuso.
Quando se ne andarono raccolsi una rosa dal mazzo a terra e strinsi lo stelo tra la mia mano, non curante degli spini che mi trafiggevano la pelle.
Una goccia rossa si formò all'interno del pugno stretto e iniziò a scivolare fino al mio polso. A quest'ultima si aggiunse qualche goccia trasparente e salata che andarono a poggiare sui petali rossi seguito poi il mio pianto, da quello del cielo non più sereno come una volta.









Auri.

Un pallone che mi cambiò la vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora