72. Indagini

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Pov Rachel
Per la prima volta sono davanti agli enormi cancelli di villa Sharp. Essi separano me e il padrone di casa dal viale che ci condurrà all'entrata.
Jude, con tutta la disinvoltura del mondo, li apre facendomi entrare per prima. Diciamo che non mi aspettavo tutto questo, perciò mi affrettai a chiudere la bocca che avevo spalancato dallo stupore.
Jude:"andiamo?"
Io annuii e insieme raggiungemmo l'ingresso.

Ad accoglierci fu un anziano maggiordomo che con un leggero inchino ci fece entrare:
Maggiordomo:"signorino Sharp, a quanto vedo ha portato un'amica"
Jude:"Studieremo tutto il pomeriggio nella mia stanza perciò non venga a disturbarci" tagliò corto lui.
Maggiordomo:"come desidera"
Detto questo, Jude prese la direzione per le scale e con un cenno del capo mi disse di seguirlo.

Maggiordomo:"pare che ci sia stata confusione davanti agli uffici centrali"

Il ragazzo si fermò in mezzo alle scale inducendo a fermare anche me:
Maggiordomo:"sembra che non ci siano stati feriti, eccetto un cadavere ritrovato poco dopo l'accaduto in un vicolo lì vicino. Esso riporta un taglio all'altezza della gola e il tutto sembra essere fatto da un'assassino professionista, infatti non è stata ritrovata nessuna traccia riconducibilile a colui che l'ha ucciso" spiegò il maggiordomo sistemando alcuni oggetti sopra a un mobile.
"Nemmeno la posizione sembra essere casuale; se avesse voluto nascondere il fatto, in quanto assassino professionista, avrebbe cercato di nasconde al meglio il cadavere e non lasciarlo in un vicolo lì vicino.
Con un'analisi più approfondita del corpo concentrandoci sulla faccia, si può notare che prima di morire l'uomo abbia cercato di dire qualcosa ma è stato sorpreso prima" disse e per la seconda volta nel giro di qualche minuto, rimasi scioccata.
Dopo una breve pausa, l'uomo riprese, guardando l'ora dal suo orologio d'oro da taschino:
"Comunque sia, io sono solo un umile maggiordomo, niente di più"

Data la situazione avrei sicuramente fatto uno dei miei commenti, una cosa come "alla faccia del maggiordomo!" ma scioccata com'ero non mi uscì una parola. Perciò, dopo che Jude riprese il tragitto verso camera sua senza proferire parola, io lo seguii in silenzio.

La prima cosa che pensai appena vidi camera sua fu "che ordine! Nella mia sembra ci sia passato un mammut!".
In una parete adiacente alla porta sono appesi vari poster calcistici e foto raffiguranti lui e i suoi compagni di squadra durante la vittoria di una partita o pomeriggi passati in compagnia.
Dietro di me, sentii Jude togliersi la giacca della divisa e appoggiarla da qualche parte così approffitai del momento per dedicare la mia attenzione a una foto in particolare; sul muro di fronte alla scrivania è appesa una nostra foto risalente al gala d'Inghilterra.
Jude:"doveva essere un segreto, ma ormai non ha più importanza" disse da dietro, con una mano sulla mia vita.
Rachel:"quindi tu..." realizzai girandomi vero di lui.
Jude:"già, non ti ho mai tolto gli occhi di dosso"
Rachel:"mai?"
Jude:"mai"
Mi appoggiai alla scrivania:
Rachel:"perché non me ne sono mai accorta?"
Jude:"un po' ammetto essere colpa mia, ma diciamo che eri completamente ossessionata dal tuo ragazzo americano"
Annuii sbadatamente perché ancora non avevo realizzato il tutto, poi mi corressi:
Rachel:"dal mio cosa? Noi non-"
In quell'esatto momento mi resi conto che lui non sapeva ancora nulla di me ed Erik e che hai suoi occhi, tutto questo gli possa sembrare una sorta di tradimento nei confronti dell'americano. Ma a Jude non sembra dispiacere.
Rachel:"e non ti senti in colpa? Insomma, stai passando il tuo tempo con la ragazza di un tuo amico e per di più l'hai anche baciata..." dissi, giocando un po' sulla questione.

Lui mi prese per i fianchi e mi avvicinò al suo corpo:
Jude:"più che amico, ora come ora è il mio rivale in arena. Due guerrieri che combattono per la bella Afrodite...
Perciò no, non mi sento per niente in colpa" disse con un sorrisetto, mettendomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Poi senza nessun tipo di avvertimento, fece incontrare le sue labbra con le mie in un dolce e amorevole bacio.
Mi baciava sicuro senza la minima esitazione o il rimpianto della sua scelta. Questo era quello che voleva, e non l'avrebbe lasciato a nessun costo.

Un pallone che mi cambiò la vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora