Verità nascoste

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Per la prima volta in vita sua, la presideMcGranitt stava per fare un passo che non avrebbe voluto compiere: dovevachiudere la scuola per l'incolumità dei suoi studenti, certo, ma anche perquella di coloro che ci lavoravano e la amavano; e per la prima volta avevapaura. Paura di ciò che stava accadendo nelle suole e nel mondo magico: c'erauna forza maligna incontrollabile che uccideva senza pietà e sembrava che nonsi potesse fermare; non poteva credere che Olympe, Igor, Dimitri, Hiroshi nonavessero provato a fermare quello scempio di ragazzini inermi ed indifesi. Echissà dove sarebbe andato adesso! America? Africa? O direttamente da loro?Almeno con Voldemort si sapeva che erano loro sotto tiro, si sapeva chi era esi sapeva che voleva Harry! In confronto quella era stata una passeggiata, ilpericolo era conosciuto e si era trovato il modo di sconfiggerlo. Ma adesso eraproprio fuori strada: oltre a rinforzare gli incantesimi di protezione messidai ragazzi, non aveva fatto niente altro. Impotente: ecco come si sentiva.Come un pezzo di legno trascinato dalla corrente, che non riesce ad opporreresistenza e non sa dove finirà. Si tirò su gli occhiali mentre bussavano allaporta e fece un sorrisetto tirato, mentre vedeva la sua squadra entrare inufficio, pronta a dare, di nuovo, cattive notizie. "Ragazzi, purtroppo non hobuone notizie da darvi –sospirò- altre due scuole coinvolte e tantissimiragazzi che non ce l'hanno fatta. Pensate che è stata attaccata anche la scuoladi Hiroshi Takeda, dove ci sono studenti di appena sette anni...Noi siamo rimastigli ultimi se non consideriamo Africa e Americhe. Temo per la scuola di Salem,dove non esistono purosangue, o in quella africana, in maggioranza frequentatada ragazzini." "Dobbiamo reagire!" Harry si fece avanti alzandosi e rovesciandola sedia "Dobbiamo sapere che succede! A costo di andare personalmente!" "No,Harry!" fece Hermione parandoglisi davanti e abbracciandolo stretto, mentre luila guardava con occhi velati "Herm, se non c'e' un altro modo...sono un Auror, èuno dei miei compiti aiutare gli innocenti, anche se preferirei rimanere perproteggervi" "Si calmi, signor Potter. Il Ministero finalmente si è deciso e manderà Auror in ogni scuola rimasta: purosangue, naturalmente – fece la preside vedendo Hermione che si inalberava- perché devono vedere e riferire cosa sta accadendo. Hermione, purtroppo è così, non sei tu quella messa in discussione. Approfittiamo del sangue puro per aiutare altri a non morire: non c'è discriminazione questa volta, ma solo tanta paura" la voce di Minerva si spense piano, tutti erano sotto shock e non riuscivano a parlare: Neville aveva stretto a sé Luna e le baciava la testa con fare protettivo, accarezzando il pancione dove c'era suo figlio che stava per venire al mondo; Draco aveva intrecciato le sue dita a quelle di Hermione e lei abbracciava ancora Harry per la vita. Non era quello il momento per le gelosie, Draco lo sapeva bene: avrebbe spaccato gli occhiali a Potter in un momento più opportuno.

Il Negromante si tirò su dal divano di casa Malfoy e si passò una mano tra i capelli, sistemandoli. Il primo pensiero che gli passò per la mente fu quello di andare a Salem, covo di streghe, che si diceva fossero le più belle del mondo magico; si leccò le labbra, pregustando già il nuovo potere che sarebbe arrivato dopo l'uccisione delle ragazze. Poi decise di provare a formare un nuovo corpo, visto che quello di Lucius era solo temporaneo; si alzò in piedi e cominciò a cantilenare in gotico antico, la lingua delle rune. Mentre procedeva con l'incantesimo, accanto alla figura del biondo ne apparve un'altra, incappucciata, che cominciò a materializzarsi dai piedi. "OH, sento...sento il pavimento sotto di me...è il momento!" disse, ma la distrazione fu fatale, poiché l'intero incantesimo si dissolse e la nebbiolina rimasta dopo la sparizione della figura rientrò nel corpo di Lucius. "Sono ancora troppo debole! Motivo in più per andare a Salem" fece il Negromante ridendo sguaiatamente e smaterializzandosi.

Intantoad Hogwarts Minerva McGranitt si era alzata per annunciare ai suoi studenti lachiusura della scuola. "Sonorus!" fece, puntandosi la bacchetta alla gola"Ragazzi buongiorno. Vi annuncio che da oggi stesso la scuola sarà chiusa invia precauzionale a data da destinarsi per una grave minaccia che incombe sullenostre teste- e lì incespicò non sapendo se dire la verità e diffonderel'allarme o dire una bugia per tenere tutti tranquilli- c'è stata una fuga dipollini velenosi dalle serre del Lago Nero e la nube si dirige verso la scuola.Pensiamo che non sia prudente farvi rimanere al momento e appena la scuola saràbonificata vi invieremo comunicazione via gufo come sempre. Buon rientro.Quietus" la preside sospirò e si sedette di nuovo, incontrando lo sguardoincoraggiante di Hermione e le fece un sorrisetto tirato. Hermione. La suastudentessa più brillante, ora professoressa di pozioni, che aveva preso inmano la pesante eredità di Severus. La sua Hermione, cresciuta come una figliaper lei, che non ne aveva avuti. Hermione, che se avesse saputo la verità suRon non l'avrebbe mai perdonata: prima o poi avrebbe dovuto dirglielo... e temevaquel giorno. Avrebbe dovuto rompere la sua maschera di perfezione e ammettere cheera stata lei, insieme a Silente e Piton, a decidere di dividerli ancor primadella sconfitta di Voldemort. Si ricordava ancora benissimo quel giorno:Silente l'aveva convocata in ufficio e le aveva detto che aveva avuto unapremonizione sull'arrivo dell'entità che adesso li minacciava. Dopo aver usatola giratempo il preside aveva visto il futuro e tornando aveva loro detto chesolo con l'unione di Hermione e Draco il mondo magico si sarebbe salvato dinuovo: ma la visione era stata molto nebulosa e non c'era stato tempo dianalizzare i pro e i contro. Poi Silente era morto, Piton era morto, ed erarimasta solo lei a portare quel fardello. Così, quando Ron era entratonell'armadio svanitore, lei ne aveva approfittato per farlo smaterializzare daMagie Sinister, dove un Auror lo aveva preso in consegna e l'aveva obliviato,facendogli dimenticare di essere un mago, Hermione, Harry, la guerra e tuttociò che era successo fino a quel momento. Ron era vivo, lei lo sapeva perché loseguiva con la sua sfera di cristallo: si era trovato un buon lavoro daimpiegato, viveva negli Stati Uniti e aveva una bella casa, una moglie e trefigli. La sua famiglia era stata avvertita ma non era scomparsa dai suoiricordi, anzi, andavano a trovarlo regolarmente come "babbani" qualsiasi. Certoche con il lavoro di Arthur erano avvantaggiati nei comportamenti da tenere conle persone non maghe e la madre di Ron era stata abbastanza comprensiva: meglioun figlio vivo e privo di poteri che perderlo per sempre, come purtroppo erasuccesso con Fred durante la guerra. Hermione l'avrebbe sicuramente odiata. Odiata per aver deciso della sua vita, odiata per averle strappato l'amore dalle mani. Aveva dovuto fingere di cadere nella disperazione e aveva distrutto l'armadio svanitore per evitare che la ragazza cercasse il fidanzato; poi da vigliacca era sparita anche lei, lasciandola senza un punto di riferimento. E di quello si era pentita tantissimo, aveva lasciato Hermione da sola, l'aveva fatta piangere notti intere, l'aveva fatta indurire; quando aveva più bisogno di lei, per codardia aveva preferito scappare, altrimenti avrebbe ceduto alle lacrime e avrebbe detto la verità. Ma non era così che doveva andare la storia, Hermione non era destinata a Ron. La preside si infilò in bocca un pezzo di torta di zucca, mentre nella sala risuonava il chiacchiericcio dei ragazzi, contenti di tornare a casa inaspettatamente (e si immaginavano) per un breve periodo. Non riusciva neanche a sentire il sapore di ciò che stava mangiando, la preoccupazione e il rimorso la tormentavano. Poi vide Draco prendere la mano di Hermione e lei guardarlo con occhi splendenti: cominciò a perdonarsi per quello che aveva fatto, così aveva dato una possibilità di salvezza al mondo magico, ma aveva salvato anche Draco Malfoy. Bevve il suo thè e si alzò per andare nel suo ufficio, quando fu intercettata da Harry. "Preside, sono fiero di lei. Ha mentito per salvaguardare tutti. Non deve essere stato facile" fece, per poi congedarsi con un sorriso. "Sapessi, Harry, sapessi..."pensò lei scuotendo la testa e proseguendo per la sua strada.

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