Dubbi e certezze

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Il Negromante era tornato al Manor e si era quasi pentito della "distrazione" concessa al suo ospite: un motivo in più per credere che la natura umana stessa fosse fonte di debolezza. Non che gli fosse dispiaciuto, anzi: erano secoli che non aveva una donna, si era dimenticato di come potevano portare alla perdizione. E quasi quasi l'attacco degli Auror lo aveva fermato, complice la stanchezza dovuta al doppio rapporto che si era concesso. Ma a quel punto non avrebbe ceduto più: aveva già visto che nelle scuole rimaste non c'erano tanti mezzosangue per cui valesse la pena lottare e aveva deciso di ignorarle, anche perché oramai tutti lo aspettavano per fermarlo. Decise quindi di andare direttamente alla fonte di tutto: Hogwarts. Avrebbe preso la bacchetta di sambuco per riacquistare il suo corpo e avrebbe sottomesso il resto del mondo magico, compresa quella sfrontata di Salem, anche perché non aveva fretta: l'eternità lo attendeva.

Hermione si era rifugiata in lacrime in cima alla torre di Astronomia. Cormac era morto. Ripensò a quel ragazzino con lo sguardo furbo che aveva incrociato nel treno la prima volta, a quando avevano affrontato la paura di salire sulle barche per arrivare a scuola, e poi da più grandicelli, lui che arrossiva sempre quando lo sorprendeva a guardarla o le parlava balbettando, e quella volta che era andata con lui alla cena del Lumaclub... e di come aveva tentato di baciarla e lei era scappata via. L'averlo ignorato per tutti quegli anni adesso pesava addosso ad Hermione, si sentiva in colpa per non aver capito e soprattutto per non avergli dato una possibilità.... Ma che stava pensando? Prima la lotta contro Voldemort, poi la ricostruzione e la decisione di lui di andarsene diventando Auror con Harry. Ron che spariva, la McGranitt che abbandonava la scuola, la sua disperazione culminata nella decisione di diventare professoressa e lui che nonostante tutto non l'aveva più cercata. Poi quando si erano rivisti, Cormac si era deciso a dirle qualcosa sapendo che forse non sarebbe tornato. E lei? Cosa aveva fatto lei, se non rimanere imbambolata e stupita? Non aveva spiccicato parola, non gli aveva detto niente. E se avesse saputo che non sarebbe tornato, cosa gli avrebbe detto, una bugia? Un "ti amo" vuoto e senza significato, sapendo di averlo ingannato? O gli avrebbe detto di Draco, facendolo andare al suicidio? "Il rumore dei tuoi pensieri è assordante, Hermione" le disse Draco mettendole una mano sulla spalla, mentre lei si girava e lo abbracciava. "E' morto, Draco. E' morto anche per colpa mia. Non siamo riusciti a tornare in tempo, non abbiamo capito cosa fare...." Fece lei singhiozzando. "Hermione- fece lui scostandola e guardandola negli occhi- lui era un Auror e ha protetto una persona che andava salvata: ha fatto il suo lavoro. Poteva capitare a Nott, ad Astoria, a Blaise, ad Harry. Hermione, adesso piangiamo perché era una persona che conoscevamo e ci dispiace che se ne sia andato così. E non darti colpe che non hai. Quando Cormac è andato ad Illvermorny ha portato tante notizie che ci hanno messo sulla buona strada. Purtroppo nessuno sa quando è il nostro momento di morire." Piano piano le lacrime di lei cessarono e Draco la baciò sulla fronte. "Rientriamo, dai. Ti porto da me, non mi fido a lasciarti sola." Fece abbracciandola alla vita e cominciando a scendere le scale.

Due occhi grigi si spalancarono nel buio della notte; Draco si tirò su dal letto a baldacchino e guardò verso la finestra. Vide Hermione che guardava l'orizzonte appena rischiarato dalle luci dell'alba e il suo sguardo si intenerì; quella ragazza lo faceva impazzire, gli veniva voglia di proteggerla, amarla, ma allo stesso tempo lottare con lei, discutere con lei, e prenderla a cuscinate come due ragazzini. Scese dal letto con un sospiro, le si affiancò e la fece girare,prendendola per la vita, calandosi sulle sue labbra in un bacio dolce e tenero. Inaspettatamente Hermione lo baciò con passione, cosa che lui non si sarebbe aspettato in quel momento; anzi, cominciò a spingerlo verso il letto e a spogliarlo del pigiama, al che lui sollevò la leggera camicia da notte di lei e la lasciò con gli slip, come d'altronde era rimasto lui. Si buttarono sul letto e Draco si staccò dal suo bacio per riprendere fiato e guardarla un attimo, così bella e scarmigliata, preda della passione per lui, e ricordando con un brivido e un angolo della mente che avrebbe potuto perdere tutto questo. Ricominciò a baciarla scendendo sempre più in basso, gustandosi i suoi sospiri, i suoi gemiti e le sue contorsioni sotto il suo tocco esperto ma delicato, mai sazio della visione di lei che lo corrispondeva così intensamente. Volarono via anche gli slip di entrambi e Draco decise di unirsi a lei in modo un po' più impetuoso rispetto alla prima volta, voleva farle sentire anche il suo lato "selvaggio"; la sollevò e la fece salire sopra di lui, lasciandole il comando per un po', per farla muovere e strusciarsi su di lui al ritmo che preferiva. Poi sentì che il culmine era vicino e cercando di non perdere il controllo la prese e la rotolò sotto di sé aumentando il ritmo delle spinte. Arrivarono insieme al piacere e senza dirsi nulla si addormentarono nudi e abbracciati, con gli sguardi incatenati. Dopo pochi minuti, un Patronus svegliò Hermione, che si vestì in fretta e si mise a correre nel corridoio appena rischiarato dalle luci dell'alba, sentendo delle urla sovrumane e sperando di arrivare in tempo.

Il bibliotecario - DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora