Speranza

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Il Negromante si era proprio preparato bene per la sua ultima prova d'attore: si era riposato, sbarbato, fatto una doccia e messo i vestiti puliti di Lucius che aveva trovato in un armadio. Si sentiva bene,sentiva il suo potere sempre più forte e decisamente appena avesse avuto la bacchetta di sambuco tra le mani sarebbe tornato quello di una volta e non avrebbe avuto più bisogno del suo ospite umano. Decise di fare il suo ingresso trionfante dal portone principale di Hogwarts: voleva seminare più panico possibile per poi ricevere maggior potere dai ragazzi. Non vedeva l'ora di sconfiggere il mago che aveva risanato la bacchetta, quell'Harry Potter che aveva precedentemente sconfitto il suo pupillo Tom, per esserne il legittimo proprietario, rotolarla tra le dita, sentire il suo gelido calore, i nodi perfetti, la leggerezza del materiale, il potere fluire da lei a sé, in uno scambio reciproco. Si mise il mantello, sicuro che quella fosse l'ultima volta che vedeva il Manor; ghignò e si smaterializzò ai margini della Foresta Proibita.

Erano quattro giorni che Draco non aveva notizie di Hermione e dello sfregiato. Da quando lo aveva lasciato nella sua stanza, promettendo di tornare presto, nessun fuoco gli aveva parlato di lei, nessun gufo era giunto a rassicurarlo, e neanche la vicinanza di sua madre che gli diceva di stare tranquillo lo metteva a suo agio. Da quando si era accorto di amarla, quella ragazza gli era entrata sotto la pelle, ogni respiro che faceva era per lei, ogni battito di cuore gli faceva pensare a lei, ogni profumo che sentiva riusciva ad associarlo a lei. O forse c'era sempre stata e lui non l'aveva mai voluto ammettere, c'era fin da quando i loro sguardi si erano incrociati su quel treno, e poi, piccolo e stupido, l'aveva liquidata come una sanguemarcio: sangue sicuramente più nobile e puro del suo, per quello che era riuscita a fare, si disse guardando il Lago Nero e sorridendo. Sì, sorridendo. Perché anche quello era un miracolo di Hermione: lo aveva fatto sorridere veramente per la prima volta in vita sua, gli aveva fatto vedere come potesse essere una vita "normale" accanto ad una persona "speciale". Mentre la leggera brezza gli scompigliava i capelli biondissimi, c'era serenità nei suoi occhi, quegli occhi che potevano essere tempesta e ghiaccio, fuoco e passione, piombo e acciaio a seconda di cosa pensasse e sentisse. E in quel momento gli balenò in testa un'idea: si staccò dal tronco dov'era appoggiato e si diresse verso la scuola per cercare Nott.

Hermione toccò il braccio di Harry che si era addormentato sulla poltroncina di pelle del corridoio: il dottore doveva parlargli. Harry si riscosse come se lo avessero strattonato e ci mise un paio di secondi a capire dove fosse e chi avesse davanti; appena realizzò scattò in piedi, si passò una mano sui vestiti stropicciati e si tirò su gli occhiali con il dito. Ad Hermione scappò un sorriso e gli si avvicinò prendendogli la mano."Signor Potter se vuole può vedere sua figlia" "Ma di Ginny che mi dice dottore? Sono passati altri due giorni..." "Signor Potter, dopo ulteriori analisi abbiamo dedotto che sua moglie non riesce a riformare il sangue che ha perso e nel suo corpo ne è rimasto veramente poco; purtroppo resterà così, poiché se smettessimo con le pozioni non riuscirebbe a sopravvivere" disse freddamente il medimago. Ad Hermione le lacrime cominciarono a sgorgare dagli occhi come un fiume impazzito, mentre Harry rimase impietrito: le sue labbra divennero grigie, il colorito terreo e il corpo gli si bloccò; dopo qualche secondo riuscì a mormorare: "Ma..quindi è morta?" "Tecnicamente no, signor Potter. Ma praticamente sì" Harry si accasciò sulla poltroncina che fino a poco prima lo aveva ospitato dormiente e si lasciò andare ad un pianto ancora più disperato di quello di Hermione. La ragazza alzò di scatto la testa e guardò il medimago davanti a lei "Ma non si può provare con una trasfusione?" fece di botto. Il medimago la guardò come se si fosse trasformata in Salazar in persona e ribatté sprezzante "Noi non usiamo certi metodi! Questo non è un ospedale babbano!""Certo, e se la magia non funziona fate morire le persone invece di salvarle!"La nota vibrante di disperazione della voce di Hermione smosse qualcosa in quell'uomo che aveva davanti. "E' un metodo barbaro e superato, ma se volete provare... è l'ultima opportunità!" fece, allargando le braccia e arrendendosi alla caparbietà di lei. Hermione si gettò al collo dell'uomo e lo ringraziò; anche Harry si scosse dal suo stato di prostrazione e mostrò l'avambraccio. "Prendete quello che volete!" "Anche per me vale la stessa cosa!" Il dottore si trovò davanti due avambracci scoperti, anzi tre. Hermione si soffermò su quello che aveva accanto: quella pelle bruciata dall'alito del drago l'avrebbe riconosciuta tra mille. Si girò: "Draco, sei qui!" fece abbracciandolo. "Non mi fidavo a lasciarti ancora da sola con Potter, Hermione" le disse lui a fior di labbra sogghignando. "Bene –fece il medico- in questa stanza vi farò il prelievo" Draco sbiancò: ancora quell'affare babbano!! Ma c'era già passato e non era niente che non si potesse superare. Prese la mano di Hermione ed entrò,lasciando indietro Harry che si stupiva ogni volta di più di come fosse diventato crescendo quel malevolo, sprezzante, freddo Serpeverde.

Dopo alcune ore il responso fu chiaro: l'unico che era compatibile con Ginny era Harry: lui sarebbe rimasto in ospedale e loro potevano tornare a scuola; Harry li ringraziò e li salutò. "Non così in fretta, Potter. Ho lasciato la scuola sotto il comando di Nott e se succederà qualcosa saremo subito informati. Quello che succede qui è più importante: Hermione so che non ti lascerebbe adesso e io con lei, anche se mi rincresce parecchio dirlo" fece Draco con un ghigno come ai tempi della scuola. Harry non riuscì a fermarsi e lo abbracciò d'impulso, e Draco si trovò lo sfregiato tra le braccia: in modo impacciato gli batté una mano sulla spalla e fece per ritrarsi, ma lo sguardo di Hermione era troppo bello per farlo finire. Quindi si fece forza e strinse la spalla di Harry in gesto fraterno; ma durò poco, perché il dottore chiese ad Harry di andare nella stanza precedente, dove avrebbe effettuato la trasfusione: Harry si staccò da Draco, guardò Hermione pieno di speranza ed entrò nella stanza. Il medimago gli aveva detto che avrebbero proceduto con il prelievo di una piccola quantità del suo sangue e tramite trasfusione diretta, avrebbe visto come Ginny reagiva: se il suo sistema immunitario non lo rifiutava e cominciava a produrre globuli rossi avrebbero continuato. Se Ginny non avesse reagito, Harry avrebbe dovuto rassegnarsi a vederla spegnersi ogni giorno di più e si sarebbe trovato da solo a crescere i suoi figli. Il ragazzo si distese sul lettino, mentre i suoi amici lo attendevano fuori, seduti sulle poltroncine, con le dita intrecciate e una muta preghiera a tutti i maghi presenti e passati sulla punta della lingua. Harry vide arrivare sua moglie distesa sul lettino, più bianca del lenzuolo sul quale si trovava e l'unica cosa che gli dimostrava che non lo aveva lasciato era il respiro smorzato che le alzava e abbassava la cassa toracica; una goccia di sudore freddo scese dalla tempia di lui e in quel momento dimenticò tutto ciò che non era lei e la sua voglia di vederle aprire gli occhi di nuovo, quegli occhi azzurri che lo avevano stregato. Il medimago gli affiancò la barella, prese il suo avambraccio ed infilò l'ago; Harry ebbe un leggero sussulto e chiuse gli occhi, intuendo che la stessa cosa era stata fatta a Ginny. Poi sentì un lieve bruciore e la voce del medico che scandiva la quantità di liquido trasfuso; quando ebbe finito, tolse l'ago e tamponò la piccola ferita con bava di lumaca, intimandogli di andare a mangiare qualcosa, perché per almeno 24 ore si sarebbe sentito piuttosto spossato. Harry gli fece un sorrisetto tirato e cercò di alzarsi, ma tutto cominciò a girargli attorno. "No, Potter, non faccia movimenti bruschi, potrebbe svenire" "E dove svenire meglio che in un ospedale?" fece secco lui di rimando stendendosi di nuovo. Dopo pochi minuti si tirò su un gomito e sentendosi abbastanza sicuro, si sporse per dare un bacio sulla guancia alla meravigliosa creatura che aveva vicino. "Ti amo Gin" mormorò piano. Poi il dottore la portò via dicendo "Abbiamo bisogno di tenerla in osservazione per oggi Potter. Cerchi di distrarsi, vada dalla sua bambina" prima di uscire con la barella. Harry annuì e si distese sul lettino, pregando Godric che Ginny si risvegliasse.

Lucius si guardò intorno, spazzolandosi distrattamente il mantello con una mano; era arrivato ad Hogwarts. Peccato che fosse al margine estremo della Foresta Proibita e avrebbe dovuto attraversarla per arrivare alla scuola. Aveva deciso di fare le cose in grande questa volta:sarebbe entrato dal portone principale, quella vecchia strega che faceva la preside non si sarebbe potuta opporre al suo volere, quindi perché non approfittare per diffondere paura e disperazione? Con un ghigno il Negromante si incamminò dentro la foresta, richiamando a sé l'incantesimo della frusta,che crepitava sulla punta delle dita. Né centauri né acromantule l'avrebbero fermato dal compiere il suo disegno.

Il bibliotecario - DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora