Incertezze

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Draco si chiuse in camera sua e preparò una mappa dettagliata del Manor. Dopo quello che era successo, Hermione sicuramente non avrebbe voluto andare con lui, ma con McLaggen. Il solo pensiero che lei gli avesse preferito quello sfigato lo mandava in bestia, non poteva negare che la gelosia che provava in quel momento lo stava torturando. Se li immaginava già in missione, poi lui che la salvava in qualche modo , oppure trovava il modo di sconfiggere la minaccia incombente e lei che si concedeva a lui e poi tornava da Draco, lasciandolo, dandogli del codardo e del buono a nulla. Si figurava già i suoi occhi color nocciola fiammeggiare di collera, mentre gli diceva addio e che si riempivano di passione poi come avevano fatto per lui...ma al suo posto c'era McLaggen. "Porco Godric! Non riesco a concentrarmi!!Ti odio Hermione!" Poi sorrise "Non è vero Herm- disse lui come se lei avesse potuto sentire- ti amo da impazzire principessa Grifondoro e Salazar solo sa quanto....." Gli venne un'idea: finita la mappa gliela avrebbe fatta consegnare da Potter, così se lei voleva poteva andare la Manor con lo sfigato, oppure avrebbe potuto scegliere lui; non poteva abbandonarla nel momento del bisogno, del resto si sarebbe occupato dopo, risolto questo casino. Finì di scrivere alcuni appunti e sospirando mandò un messaggio ad Harry che si presentò poco dopo alla sua porta. "Che c'è Draco?" "Ecco io...dalla ad Hermione per favore....." disse il biondo porgendogli la pergamena arrotolata "Io? E perché mai? E poi cosa sarebbe scusa?" fece il moro guardando il pezzo di carta con uno sguardo a metà tra il disgusto e lo scocciato (Harry era un grande attore....) Draco non resistette e lo tirò dentro la stanza per il colletto della camicia, spiegandogli cos'era successo "... e io non so a questo punto se vuole che l'accompagni o se ha deciso altrimenti..." disse Draco prendendosi la testa tra le mani "Draco, senti, Hermione può non essere una ragazza facile...non ha più una famiglia, ha sofferto per amore, non ha un carattere semplice.. ma da quando sei arrivato tu l'ho vista fiorire. Fidati di me, vai da lei, illustrale il tuo piano, chiedi cos'è successo e chiaritevi. Vi amate troppo per lasciarvi andare per un malinteso" Fece Harry uscendo. "E soprattutto ricorda: questa volta si affronta il pericolo di petto, me l'hai detto tu, sai?" Draco accennò un sorriso e il moro uscì dalla stanza, lasciando il biondo con la consapevolezza che gli aveva fatto bene sfogarsi con Potter. Draco riaprì la mappa e fece alcune correzioni, sorridendo. D'improvviso la bacchetta di sambuco cominciò a tremare ed illuminarsi. "Draco...." "Ti ascolto.." "Portami con te, ti sarò utile!" "Ma se non so neanche se partirò.." "Draco, vai da lei, ammetti che hai sbagliato, te lo devo dire io? Lascia stare l'orgoglio, lascia stare tutto.... Devi tenere a mente il bene superiore vostro e di tutto il mondo magico. Ricorda che sono rinata per te..." " E se poi l'entità si accorgesse di te? Tu gli servi e se ti trovasse ci ucciderebbe..." Draco –riprese la bacchetta come se spiegasse ad un bimbo di due anni – sono più vecchia di te, so come non farmi trovare... " "Allora, se Hermione mi vorrà ancora con sé, tornerò a prenderti" "Ecco, ora ragioniamo ragazzo" fece la bacchetta spegnendosi. Draco uscì dalle sue stanze e si diresse verso la camera del Prefetto-Perfetto.

Davanti alla porta della Grifondoro ebbe un momento di esitazione, deglutì e quando le nocche furono per bussare il suo coraggio venne meno, di nuovo. Si stava per far sfuggire dalle mani la donna della sua vita per non avere le palle di bussare alla sua porta: se lei non lo voleva, glielo avrebbe detto e avrebbe fatto male, molto male; se lei lo voleva ancora, avrebbe alimentato il sogno di una vita normale. Draco si maledisse per essere così vigliacco e nel mentre lasciò andare il pugno sulla porta, facendo un rumore sordo e minaccioso, cosa che mai avrebbe voluto; in pochi secondi si riprese dal turbinio di emozioni che lo sovrastavano, salvo poi annegare negli occhi fiammeggianti di lei che aveva appena aperto. Il suo istinto gli gridava: "Baciala e basta!!" ma il suo cervello andò in corto e riuscì a balbettare: " Ecco...io...questa ..." porgendogli la mappa. Lei lo guardò come se fosse impazzito e gli chiuse la porta in faccia; Draco abbassò la testa e fece per andarsene quando si vide davanti agli occhi Potter che gli diceva: "Questa volta si affronta il pericolo di petto..."e, alzando la testa, tornò sui suoi passi bussò di nuovo alla porta di Hermione: se non sapeva affrontare lei, era una preda facile per il mostro che si aggirava nel mondo magico. La porta si socchiuse e lui entrò: Hermione era seduta sul letto con in mano la giratempo; lo guardò con quegli occhi liquidi color caramello che esprimevano dolore, paura, ma anche determinazione e coraggio. Passo passo lui si avvicinò e si sedette accanto a lei. "Hermione..."Lei guardava fisso la collana che teneva in mano, rigirandola: i capelli soffici le ricadevano lungo il viso, impedendo a Draco di vederla."Draco...dimmelo" Lui rimase sorpreso, ma lei continuò "Dimmelo che sei un coglione,dimmelo che hai pensato che ti avrei lasciato per McLaggen, dimmelo che sei geloso marcio, dimmelo che hai fatto una mappa per me perché non volevi lasciarmi in pericolo.." Draco, mentre lei parlava, aveva spalancato la bocca sempre di più, rendendosi conto che lei, in qualche modo, sapeva già come stava,sapeva già come si sentiva, sapeva tutto. "Sono un coglione, Hermione. Quandoti ho visto con quello lì...non ci ho visto più. Mi sono fermato alle apparenze,senza indagare, senza voler sapere. Mi dispiace – fece lui scostandole una ciocca di capelli dal viso e vedendo una lacrima furtiva scendere a rigarle la guancia- ho visto solo quello che volevo vedere" "Sai cosa mi ha detto, prima di andarsene? ""Morituro te salutat"" Sai il latino, vero, Draco?" lui si sentì mortificato: aveva frainteso tutto, McLaggen aveva detto addio ad Hermione perché era consapevole di andare a morire, anche se loro avessero avuto successo con la missione della giratempo, e quella era stata l'unica occasione in cui aveva avuto il coraggio di affrontare la ragazza che amava. Forse anche lui avrebbe fatto lo stesso. Sospirò forte "Ti chiedo perdono, Hermione. Se tu lo vuoi ti accompagnerò, se ritieni che non sarò un peso per te." Lei lo guardò sorridendo lievemente. "Io ti amo, potrei rinunciare a vivere per te. Il tuo respiro è il mio respiro, il mio cuore batte con il tuo. Ho bisogno di te come l'assetato l'acqua, ma voglio anche la tua forza, la tua intelligenza e la tua caparbietà, per risolvere questo casino." Lui le strinse la mano. "Andiamo a cena, principessa, poi ti illustrerò il mio piano, prima che un certo Potter si preoccupi troppo..." "Che c'entra Harry, adesso?" Per tutta risposta, lui intrecciò le dita a quelle di lei e uscirono dalla stanza andando verso la Sala Grande.

Intervenire appena se ne fosse presentata l'occasione. Questo era l'ordine per McLaggen. Guardò l'orologio da taschino che aveva e dedusse che in quel momento Hermione e Draco dovevano aver già cominciato la missione; sorrise al pensiero della ragazza, che non si aspettava minimamente la sua confessione e quel bacio. Sapeva di essere stato un grosso vigliacco in quegli anni: aveva preferito provare a dimenticare, si era accontentato di guardarla da lontano, invece di andare a cercarla e dirle cosa provava. Era rimasta sola dopo la scomparsa di Ron e lui lo sapeva, ma non aveva avuto abbastanza fegato per accettare un rifiuto e aveva preferito dirle tutto quando era consapevole che era l'ultima volta che la vedeva. E se lei lo avesse voluto? Se non l'avesse respinto? E se avesse potuto amarlo? Magari avrebbe già avuto una famiglia...o magari avrebbe potuto cercare di conquistarla... McLaggen scosse la testa per eliminare quei pensieri. Ora doveva rimanere concentrato e soprattutto vivo.

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