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"Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d'ombra e di luce."
Lev Tolstoj.

"— Lev Tolstoj

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M a d d i e



La mattina dopo, mio fratello parcheggia l'auto nei parcheggi riservati all'Istituto dopo un'ora e mezza di viaggio. Alzo lo sguardo sul maestoso edificio che mi si para davanti; è davvero enorme ed imponente, su questo non posso dire nulla: le pareti sono completamente fatte di mattoni rossi, qualcuno un po' sbiadito, che dona quell'aria un po' vissuta all'edificio. Un immenso parco lo costeggia in tutta la sua grandezza, e rimango piacevolmente sorpresa nel notare la vastità di panchine e luoghi di ritrovo che ne comprende.

Camminiamo lentamente l'uno di fianco all'altro, rimanendo in silenzio per non perderci nessun particolare del meraviglioso parco che stiamo attraversando; il sentiero di mattonelle chiare arriva fino all'entrata dell'edificio. Superiamo numerose siepi e lampioni antichi, di un colore piuttosto scuro, prima di ritrovarci davanti all'imponente arco d'ingresso scolpito con innumerevoli figure storiche. Il portone rosso è inciso anch'esso e i rilievi spiccano sulla tinteggiatura rosso scura della superficie legnosa.

«Andiamo Maddie» annuncia mio fratello, voltandosi verso di me che nel frattempo sono impegnata a contemplare tutti i segni incisi nella porta. Si sporge verso di me prendendomi delicatamente il braccio, costringendomi a salire i due scalini. «Ci stanno aspettando» continua velocemente, poco prima di entrare nell'edificio e ritrovarci davanti ad un corridoio piuttosto illuminato.

Le lampade al neon poste sul soffitto donano luminosità alle pareti chiare, dipinte di un beige piuttosto neutro; superiamo un piccolo angolo ristoro e vari tablet attaccati al muro, posti l'uno a qualche metro dall'altro. Dopo qualche minuto di camminata, ci ritroviamo davanti ad un immenso bancone interamente in legno; una signora piuttosto anziana alza il capo verso di noi, donandoci un meraviglioso sorriso non appena incontra i nostri visi imbarazzati.

«Buongiorno ragazzi» annuncia cordialmente, togliendosi gli occhiali da vista da sopra il naso per donarci una splendida vista dei suoi occhi chiari come il ghiaccio. «Wilson, giusto?» domanda dolcemente, ricevendo da me solo un timido annuire. Digita velocemente qualcosa sulla tastiera del computer prima di alzare nuovamente il capo verso di noi. «La signora Monroe vi sta aspettando nel suo ufficio; seguite le indicazioni per cominciare ad ambientarvi» continua velocemente, indicandoci con una mano i numerosi cartelli appesi alle sue spalle.

I miei occhi ci impiegano qualche secondo per abituarsi alla vista di tante informazioni; non appena però noto il cartello con su scritto "Presidenza", ringrazio dolcemente la signora prima di tirare per il braccio mio fratello verso la direzione indicata. Qualche secondo dopo ci ritroviamo in un secondo corridoio dove ci attende una sola porta, munita di targhetta argentata con su scritto — Preside Monroe.

Lui è come il nero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora