13.

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"La vita è questa,
forse,
un sogno terrificante."
— Joseph Conrad.

"— Joseph Conrad

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14.


M a d d i e



Austin butta nel cestino tutto ciò che abbiamo usato per la cena prima di rimettersi a sedere accanto a me sul letto; mi sembra quasi strano riuscire a rimanere insieme ad un ragazzo nella stessa stanza, ma la tranquillità del biondo crea dentro di me un senso di pace. Si avvicina al televisore piuttosto datato della mia stanza prima di girarsi verso di me con un sorrisetto sghembo. «Ti va se guardiamo un film?» domanda allegramente, per poi estrarre dal suo zaino una custodia piuttosto scura.

Prima di annuire, arriccio il naso; mi sistemo più comodamente sul letto, tirandomi la coperta sulle gambe per non sentire il leggero fresco che sta avanzando. «È un horror, vero?» domando con voce flebile, non staccando neanche per un secondo gli occhi dalla copertina che ritrae un clown piuttosto spaventoso.

Il ragazzo annuisce divertito prima di regalarmi un sorriso; non ho alcun tempo per ribattere perché dopo pochi secondi me lo ritrovo accanto mentre la macabra sigla si sprigiona sullo schermo del televisore, inondando la camera di luce. Sbuffo pesantemente, sentendo però gli occhi chiudersi leggermente dopo appena qualche minuto dall'inizio del film.



Corro.

Corro veloce come non ho mai fatto prima. Sento il cuore arrivarmi in gola, una strana sensazione di paura si impossessa di me mentre le mie gambe continuano ad andare veloci verso la fine del corridoio.

Sono di nuovo qui.

Spalanco la porta che trovo alla mia sinistra, ritrovandomi in una stanza totalmente buia, peggiore di quella precedente. Mi accascio per terra appoggiando la schiena ad un mobile di ferro, lasciando che le lacrime scendano lente sul mio viso.

Non sono di nuovo riuscita a salvare quelle persone. Sono stata una codarda, un'egoista. Ho preferito salvare la mia vita da quell'uomo che mi guardava dritto negli occhi, fisso, con un sorriso maligno dipinto sul volto.

Quello che una volta definivo mio padre.

«Maddie cara, dove sei? Esci fuori, forza» sento la voce di mio padre richiamarmi e d'istinto mi chiudo a riccio, circondando le gambe con le braccia tremanti. I passi pesanti dell'uomo si fanno sempre più veloci e vicini, mentre il mio respiro continua ad aumentare.

«Se ti fai vedere non ti faccio nulla, piccola. Voglio solo parlare, spiegarti alcune cose, soprattutto ciò che hai visto» continua a parlare. Sobbalzo quando sento un tubo metallico emettere un rumore agghiacciante mentre colpisce il muro di pietra.

Lui è come il nero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora