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"La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto."
— Charles Bukowski.

"— Charles Bukowski

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M a d d i e



Do un morso alla mia fetta di pizza sotto lo sguardo letteralmente schifato del biondo; sostiene che nessuno riesca a mangiare un'intera pizza all'ora di pranzo. Secondo me non ha mai semplicemente pranzato con una persona come me, o in qualsiasi caso, con un essere umano esageratamente affamato.

Guardo la misera insalata di pollo che Austin mangia con una lentezza assurda ed alzo gli occhi al cielo: io almeno assumo la quantità di energia che mi servirà per affrontare la giornata, lui con quattro foglie di insalata dove vuole andare?

«Smettila di uccidere con lo sguardo la mia insalata» borbotta ruotando gli occhi, portandosi successivamente alla bocca la forchetta che abbonda di foglie verdi e pezzi di pollo. Alzo le mani in segno di resa e mi fiondo letteralmente sul penultimo trancio della mia pizza.

«Sei un cazzo di camionista» annuncia divertito, appoggiando la forchetta sul tovagliolo per poi incrociare le braccia al petto. In risposta gli regalo una semplice linguaccia, troppo indaffarata a mangiare per rispondergli a parole.

Che in qualsiasi caso, sarebbero solo insulti.

Mi guardo intorno, superando i numerosi tavoli da picnic dove stiamo mangiando, per esplorare il locale dove Austin ha deciso di portarmi a mangiare. È una specie di ristorante ma molto più moderno e con ricette molto più alla portata dei ragazzi: un risto-fastfood?

Il biondo finisce in fretta di mangiare la sua insalata e, non so come possa essere, appoggia le mani sulla sua pancia confermando di essere sazio. Alzo gli occhi al cielo e accartoccio attentamente il piatto di carta, buttandolo successivamente nel cestino posto sul lato del tavolo.

Estraggo dal piccolo zaino la solita ed ormai immancabile bustina e giro una sigaretta, sotto lo sguardo attento di Austin. Presumendo che ne voglia una, allungo il tabacco verso le sue mani ma scuote la testa sorridendo, «Io non fumo sempre, piccoletta» annuncia ammiccando, facendomi alzare gli occhi al cielo.

Per qualche strana ragione, però, comincio a sentire le guance pizzicare leggermente, come se stessi arrossendo. Scuoto la testa velocemente ed elimino altrettanto velocemente il pensiero di essere in imbarazzo; di certo il soprannome con cui mi ha chiamata non aiuta, ma riconosco essere un gesto estremamente dolce da parte sua.

Mi ricompongo in fretta, vestendomi della miglior faccia da culo che so fare e gli sorrido sghemba, portandomi la sigaretta tra le labbra. L'accendo con un veloce gesto dell'accendino, facendo alzare gli occhi al ragazzo che, con una mossa veloce del braccio, tenta di sfilarmi dalle dita la sigaretta. Spalanco la bocca e, di rimando, tiro un pugno non troppo forte alla sua mano appoggiata sul bancone. Austin scoppia a ridere costringendo anche me a seguirlo, ma il nostro momento di divertimento viene bruscamente interrotto dall'arrivo del nero vivente.

Lui è come il nero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora