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"Non dimentichiamo che le piccole emozioni sono i grandi capitani della nostra vita e che obbediamo a loro senza saperlo."
— Vincent Van Gogh.

"— Vincent Van Gogh

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30.

M a d d i e


Con una forza che non mi appartiene, percorro gli ultimi scalini che mi separano dal cortile; ho incontrato Austin mentre usciva dalla palestra, dopo un'interminabile ora di attività motoria, e mi ha informato della posizione esatta di Jona. Subito dopo la fine delle lezioni, il corvino va a rilassarsi sempre nello stesso posto, ovvero nella panchina posta sotto l'albero che ho notato il primo giorno.

Alzo di poco lo sguardo, squadrando ogni singolo volto che capita nella mia traiettoria, finché non incontro il suo. Lo trovo seduto con una gamba appoggiata all'altra, intento ad ascoltare della musica con le cuffie nelle orecchie; un ghigno divertito colora il mio viso mentre, con grosse falcate, mi catapulto davanti al suo corpo. Non appena mi ritrovo completamente di fronte a lui, mi perdo per qualche secondo a guardare i suoi lineamenti estremamente calmi e rilassati, mentre con gli occhi chiusi si lascia cullare dalle note di una canzone, di cui riesco a sentire il flebile suono.

Picchietto sulla sua spalla costringendolo ad aprire gli occhi; non appena incontrano i miei, all'altezza dello stomaco si scatena il putiferio. Una strana luce si è infiltrata in quel pozzo scuro e misterioso, ed è quella stessa luce a ridurre il mio stomaco a rigirarsi su se stesso. Come se fossi stata scottata, scatto all'indietro allontanandomi da lui, che mi guarda con fare perplesso.

«Ciao anche a te, piccola» sussurra con voce roca, ammiccando palesemente verso di me. Trattengo il fiato, gonfiando di poco le guance e guardando infuriata il ragazzo davanti a me. Alzo un dito per fermarlo non appena noto le sue labbra schiudersi nuovamente per parlare; successivamente sul suo viso appare un ghigno divertito, che per qualche secondo fa scomparire il mio nervosismo.

«Non potevi inventarti una scusa migliore?» mi lamento, mettendo un finto broncio. Jona ridacchia silenziosamente, togliendo successivamente anche l'altra cuffia. Senza preavviso, noto il corvino alzarsi; il suo viso è a pochissima distanza dal mio, tanto da poter percepire il suo respiro caldo sulle labbra. Deglutisco a fatica, costringendo i miei occhi a non seguire la traiettoria che porta alle sue.

«Volevo divertirmi e ci sono riuscito» annuncia con voce bassa e sensuale, da farmi pervadere da brividi. Alzo gli occhi per farli scontrare con i suoi, in una lotta infinita tra tenebre e oscurità. Per nessuna plausibile ragione, mi ritrovo ad annuire, facendo spuntare un sorriso sul volto del corvino.

Improvvisamente, sento come se tutto intorno a me si sia fermato di colpo. Non riesco ad udire nessun rumore, né il flebile vento che scuote le foglie, né il canto degli uccelli posti nei rami più alti degli alberi. Nulla.

Lui è come il nero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora