"Ma chiunque abbia avuto un dolore così grande da piangere fino a non avere più lacrime, sa bene che ad un certo punto si arriva a una specie di tranquilla malinconia, una sorta di calma, quasi la certezza che non succederà più nulla."
— C.S Lewis.
45.M a d d i e
Lascio cadere a terra il pesante zaino dopo i chilometri percorsi senza fermarci neanche per un secondo; Jona ha voluto portarmi davanti ad un edificio piuttosto lugubre e, a primo impatto, abbandonato. Deglutisco rumorosamente quando mi ritrovo ferma davanti ad una porta di legno già aperta e priva della serratura, spostando successivamente lo sguardo sul corvino che mi sorride sornione. «Che posto è questo?» domando con la voce bassa, guardandomi intorno trovando la strada completamente libera.
Lo sento ridacchiare leggermente mentre sale il primo scalino per poi appoggiare la mano sulla superficie della porta, spingendola. «Un posto dove vengo molto spesso insieme ai miei amici» annuncia semplicemente entrando al suo interno. «Volevo fartelo vedere; sono sicuro che lo amerai» continua sorridendo prima di allungare la mano verso di me che, ancora insicura, l'afferro con forza.
«Non mi ispira per niente» borbotto sinceramente, guardando di sbieco il ragazzo che accenna un timido sorriso; scuoto la testa divertita mentre mi ritrovo a spalancare leggermente la bocca non appena i miei occhi intravedono un bellissimo salotto creato con materiali di recupero, come i pallet per creare la base per un'enorme divano. «Ma è magnifico!» mi trovo ad esclamare, totalmente presa in contropiede dalla bellezza dell'interno.
Lascio la mano del ragazzo per addentrarmi nella stanza dotata di ogni qualsiasi confort che dei ragazzi di vent'anni possano richiedere; sulla parete principale, oltre a vari quadri e un calendario, ci sono numerose foto che incorniciano perfettamente una televisione abbastanza grande. Nel mobile sottostante, creato sempre con dei pallet di recupero, vi sono innumerevoli dvd e una console di un bianco brillante. «Come avete fatto a creare tutto questo?» domando ancora estasiata, spostando l'attenzione su un piccolo cucinino posto dalla parte opposta della stanza.
Sento Jona ridacchiare leggermente. «Ci abbiamo messo un bel po' di tempo in realtà, questo edificio è di proprietà del padre di un mio amico e ci ha dato il consenso per crearci il nostro rifugio» spiega velocemente, venendomi dietro mentre cammino velocemente verso la penisola posta davanti alla cucina. «Fortunatamente siamo riusciti nel nostro intento; adesso ci ritroviamo molto spesso in questo posto quando non sappiamo che cosa fare» continua dolcemente prima di appoggiare il mento sulla mia spalla e cingermi la vita con le braccia.
Sorrido debolmente a quel contatto, ritrovandomi a chiudere gli occhi per lasciarmi inebriare totalmente dal suo profumo. «E perché hai deciso di portarci anche me?» domando un po' intimidita dalla risposta; nonostante stessimo passando tutte le giornate insieme, non siamo mai usciti dall'Istituto per far conoscere dettagli della nostra vita all'altra persona. In realtà, non so neanche come si possa definire il nostro rapporto, so solamente che non riesco a passare una giornata senza vederlo. E lo stesso dovrebbe valere per lui.
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Lui è come il nero
ChickLitMaddie Wilson ha visto cose di cui non doveva sapere nulla. La ragazza fugge da una vita che tutto le ha tolto e niente le ha dato; scappa lontano dai peccati e dai segreti dei suoi genitori, gli stessi genitori che sempre avrebbero dovuto protegge...