"Vivi le domande ora. Forse poi, in qualche giorno lontano nel futuro, inizierai gradualmente, senza neppure accorgertene, a vivere a tuo modo nella risposta."
— Rainer Maria Rilke.54.
M a d d i e
Rimango immobile a guardare l'uomo che tanto somiglia a Jona per un'infinità di tempo, non riuscendo in alcun modo a muovere il mio corpo; i lineamenti mi ricordano talmente tanto quelli del figlio che per qualche istante non mi rendo conto di cosa realmente stia succedendo. Perché il padre di Jona è qui?, mi domando mentre cerco di sorridere in modo cordiale all'uomo che rimane sulla soglia della mia camera, senza accennare nessuna parola o nessun gesto. La sua presenza mi rende in qualche modo imbarazzata e angosciata dal momento che non riesco a capire per quale motivo lui sia venuto da me. Con una smorfia confusa, sposto leggermente di lato il mio corpo permettendo ad Aaron di compiere un passo all'interno. «Bellissima camera. Non ricordavo fossero così... È passato talmente tanto tempo dall'ultima volta che sono venuto a trovare mio figlio» annuncia con un tono sofferente, come se questo argomento lo rendesse particolarmente suscettibile.
Mi ritraggo di un passo facendolo passare prima di chiudermi la porta alle spalle; ci rimango appoggiata, tenendo le mani ben salde dietro la mia schiena. «Suo figlio è Jona, vero? È venuto qui per lui?» domando velocemente, intuendo che la visita fosse organizzata per rivedere Jona; alzo un sopracciglio non appena l'uomo scuote in modo deciso la testa, guardandosi successivamente intorno ispezionando tutta la mia camera. Probabilmente non avrei dovuto concedergli di entrare così tranquillamente, ma il fatto che sia il padre di Jona non mi ha lasciato molte scelte.
«Purtroppo no...» mi comunica tristemente, allentando leggermente il nodo della cravatta nera che si abbina perfettamente al completo che indossa. «Vedi, sono venuto qui per te» borbotta in un poco evidente imbarazzo, facendomi quasi strozzare con la mia stessa saliva; perché mai il padre di Jona dovrebbe volermi incontrare? Possibile che gli abbia detto qualcosa di... Noi? Rimango spiazzata alle sue parole e l'uomo sembra notarlo, tanto che mi sorride in modo dolce prima di passarsi nervosamente una mano tra i folti capelli — identici a quelli del figlio. «Insomma, non vorrei spaventarti ma... So che tu hai un buonissimo rapporto con Jona e mi sono presentato qui per informarti personalmente di una cosa che lo riguarda...» annuncia velocemente e con talmente tanta sicurezza che il mio cuore ha un balzo non appena riesco ad immagazzinare tutte le informazioni.
Possibile che Aaron Andrews possa finalmente dirmi che cosa mi nasconde Jona, o semplicemente che possa mettermi al corrente delle cose che conosce sul mio passato? Deglutisco con fatica prima di socchiudere gli occhi; nonostante io stia cercando di non pensare alla serata in cui ho conosciuto i suoi amici, dei pensieri mi frullano continuamente in testa non facendomi vivere con tranquillità. Probabilmente sto pensando di più alla situazione di Jona piuttosto che a quella dei miei genitori, che dovrebbe preoccuparmi maggiormente.
Instauro un contatto visivo con l'uomo che mi sorride in modo cordiale. «Uhm, okay, s-si sieda pure» borbotto in imbarazzo, indicandogli il letto. Aaron, senza complimenti, vi si appoggia in modo educato e senza mai staccarmi gli occhi di dosso; nonostante il suo sguardo sia penetrante e mi metta i brividi, decido di non metterlo al corrente di questo mio disagio, avendo paura di una sua possibile reazione. A primo impatto non mi sembra molto paziente. «Che cosa deve dirmi, esattamente?» domando dopo poco essermi seduta sulla sedia girevole e prendendo possesso di tutto il mio coraggio.
L'uomo mi risulta, in qualche modo, piuttosto alterato e triste quando posa gli occhi sul mio viso; sussulto leggermente incontrando quello scuro talmente tanto tenebroso da non riuscire a sostenere lo sguardo. Prende un grosso respiro prima di cominciare a torturarsi le mani, proprio come il figlio, e in qualche atteggiamento quasi me lo ricorda, solo che Jona riesce a trasmettermi tranquillità mentre quest'uomo mi fa rabbrividire. «Vedi, Maddie... Jona è un ragazzo piuttosto disturbato. Da quando sua mamma è morta non è riuscito ad uscire da questo suo stato... Di malessere. Sono qui per avvertirti che potrebbe dirti delle cose che nella sua testa potrebbero sembrare vere, ma che non hanno un fondo di verità...» sussurra angosciato, e la sua preoccupazione mi sembra alquanto vera nonostante il mio subconscio non creda fino in fondo alle sue parole.
Inaspettatamente alzo un sopracciglio, guardando l'uomo con uno sguardo piuttosto perplesso e intimorito; non posso credere a ciò che dice perché Jona non mi ha mai dato questa sensazione, non mi ha mai trasmesso nulla di questo genere. Aaron è venuto qui per dirmi che suo figlio è... Disturbato mentalmente? Scuoto leggermente la testa, regalando un sorriso tirato all'uomo che rimane immobile nel vedere la mia reazione. «I-Io... Non so per quale motivo lei sia qui, ma Jona non mi ha mai dato motivo di pensare a nulla di queste cose...» bisbiglio lentamente senza, stranamente, interrompere il contatto visivo con lui.
Aaron sorride leggermente. «Sono venuto a dirtelo perché so che tra te e lui c'è qualcosa, qualcosa di forte. Me lo hanno detto e volevo solamente avvertirti di non credere a tutto ciò che ti dice o che ti dirà, perché probabilmente saranno solamente sue paranoie o suoi pensieri» borbotta indispettito prima di alzarsi e avvicinarsi di qualche passo a me; d'istinto indietreggio, facendo spostare la sedia grazie alle rotelle al di sotto di essa. L'uomo sembra sorpreso dal mio comportamento e scuote lentamente la testa. «Sta a te credermi oppure no, ma io sono suo padre e so di che cosa sto parlando. Se mai ti dicesse qualcosa di strano non devi credergli, Maddie. Dovresti dubitare anche quando, se accadrà, ti rivelerà il suo amore...» mormora abbassando gli occhi, facendomi sentire una strana sensazione sorpassarmi il corpo.
Che questa sia la verità? Possibile che Jona abbia realmente questo problema di cui suo padre tanto parla? Se non fosse vero... Perché sarebbe venuto a dirmelo di sua spontanea volontà? Non avrebbe senso per Aaron mentirmi, non avrebbe secondi fini dato che non ci conosciamo, ma anche se tutto ciò fosse vero, io non abbandonerò mai Jona.
Prendo un respiro profondo prima di alzarmi e rimanere alla sua altezza, mantenendo comunque una certa distanza. «Senta... La ringrazio per essere venuto fino a qui per avvertirmi, e posso solamente dirle che sé questa cosa fosse vera Jona potrà contare su di me. Non lo abbandonerò sicuramente per... Questo» annuncio a bassa voce, rimanendo comunque decisa sulla mia decisione; mi avvicino alla porta a passo svelto, spalancandola una volta arrivataci davanti. «Ora deve scusarmi, ma devo ritornare a studiare» pronuncio velocemente, sentendo una sorta di tristezza dentro di me nel ricordare le parole pronunciate poco prima da suo padre: sul serio non dovrei credere a Jona quando mi parlerà? E... Se mi rivelerà il suo amore?
Scuoto la testa velocemente, alzando gli occhi verso l'uomo che mi sorpassa per uscire dalla porta. «Ti ringrazio davvero per quello che fai per mio figlio, e mi dispiace se, in qualche modo, ti ho spaventata. Buon proseguimento, Maddie...» annuncia in modo autoritario, facendomi quasi rabbrividire. I suoi occhi sembrano diventanti ancora più scuri di poco fa, se questa cosa fosse possibile. Annuisco lentamente e mi chiudo la porta alle spalle dopo aver preso l'ennesimo profondo respiro.
Devo parlare con Jona.
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Lui è come il nero
ChickLitMaddie Wilson ha visto cose di cui non doveva sapere nulla. La ragazza fugge da una vita che tutto le ha tolto e niente le ha dato; scappa lontano dai peccati e dai segreti dei suoi genitori, gli stessi genitori che sempre avrebbero dovuto protegge...