49.

184 7 13
                                    

"Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe."
Mark Twain.

"— Mark Twain

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.



49.

M a d d i e

Sono fortunatamente riuscita, grazie all'aiuto della mora, a tornare all'Istituto in pochi minuti di camminata; senza di lei sarei rimasta a vagare per quel lato della città per ore intere senza trovare la strada giusta, probabilmente. È stato comunque stancate e sommando il tutto con quello che è successo con Jona ha fatto sì che questa notte non chiudessi occhio, per questo ora mi ritrovo in bagno a lavarmi la faccia con l'acqua ghiacciata per cercare di riprendere un po' di vitalità; non riuscirei ad affrontare una giornata di lezione altrimenti.

Esco dalla stanza dopo essermi vestita con un jeans scuro ed una felpa dello stesso colore, incurante di sembrare una ragazza spenta, dato che è quello che sono oggi; le parole del corvino mi rimbombano tutt'ora nella mente e tutto ciò che spero è di non incontrarlo nei corridoi della scuola, almeno per oggi. Non riuscirei a sostenere ancora il suo sguardo e finirei per voler sprofondare nel pavimento al ricordo di come l'ho trattato ieri sera; al di là delle sue menzogne, non meritava così tanta freddezza da parte mia.

Percorro tutto il corridoio e le scale guardandomi solo la punta delle scarpe non avendo la forza di incontrare gli sguardi degli altri studenti; in qualche modo, mi sentirei giudicata. Non ho idea di che cosa abbia scatenato ieri sera quella mia reazione incontrollata, ma sta di fatto che non ero in me e me ne vergogno. Una volta arrivata davanti all'aula di Filosofia già gremita di persone, prendo un respiro profondo prima di compiere un passo all'interno; vengo spinta in avanti da Haley che, come una furia, mi sovrasta con un abbraccio.

«Mi spieghi che cosa diavolo è successo?!» esclama indispettita, facendo addirittura voltare qualche studente nella nostra direzione; abbasso il capo imbarazzata, prendendo successivamente per mano la mora e trascinarla verso i posti più indietro della classe. Una volta sedute, il suo sguardo indagatore non accenna a placarsi mentre io comincio a sentire il corpo tremare per via dell'agitazione che sento. «Giuro che lo faccio fuori... Come ha potuto lasciarti da sola in quella zona di merda? Se ti fosse successo qualcosa, Dio solo sa quello che gli avrei fatto!» annuncia tremendamente infuriata prima di tirare fuori dallo zaino il libro della lezione che stiamo per affrontare.

Compio il suo stesso gesto con movimenti corti e indecisi, appoggiando davanti a me l'enorme libro di Filosofia e finendo per fissarlo; mi sento come se fossi rinchiusa in una bolla ed è come se non sentissi nulla di quello che mi circonda. Le dita della mora picchiettano sulla mia spalla con tocchi forti e decisi, tanto che mi costringono a girarmi nella sua direzione; la trovo con uno sguardo perplesso mentre mi osserva scrupolosamente, cercando probabilmente di capire quello che sta succedendo.

Lui è come il nero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora