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"Stupido, forse, ma certe volte le cose funzionano solo perché sei tu a pensare che funzionino. È una definizione di fede che ne vale tante altre."
— Stephen King.


"— Stephen King

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M a d d i e




Il ragazzo continua a guardarmi con la bocca spalancata e le braccia alzate verso l'alto, senza ovviamente far cessare le inutili parole poco caste nei confronti della mia infanzia. Questo discorso va avanti da almeno cinque minuti e Jona non ne vuole sapere di smettere o di cambiare argomento. «Come puoi non essere mai andata in un parco divertimenti?!» urla con voce più alta del dovuto, costringendomi ad alzare gli occhi al cielo; senza degnarlo di una risposta, prendo un sorso del mio frullato alla fragola. «Da bambino i miei genitori hanno fatto in modo di far avverare ogni mio piccolo desiderio; avevo persino il pass per entrare quando volevo al parco divertimenti più grande del paese» mi annuncia sorridente e con gli occhi sognanti, probabilmente perdendosi dei bellissimi ricordi che stanno riaffiorando nella sua mente.

Di colpo mi sale un groppo in gola. Anche i miei genitori hanno fatto di tutto per accontentare ogni mio minimo capriccio; solo ora, però, mi rendo conto di quanto tutto questo serviva solamente per comprarmi, per comprare il mio silenzio.

Probabilmente pensavano che se avessero cominciato a viziarmi già da bambina sarei diventata una ragazza senza cervello, come quelle di cui tanto si sente parlare in giro. Così facendo, non avrei avuto motivo di andare a curiosare in giro o negli affari loro.

Cosa che invece, e purtroppo per me, ho fatto.

«Cosa ti passa per quella testolina?» sento domandare dalla voce divertita di Jona; la solita sensazione d'ansia mi pervade, così mi presto a scuotere leggermente la testa prima di alzare gli occhi per incontrare quelli scuri del ragazzo, sentendomi subito dopo leggermente in soggezione.

La soggezione più grande è dovuta al fatto di essere seduta davanti ad un bellissimo ragazzo; lo osservo con un minimo di imbarazzo mentre si passa velocemente una mano tra i capelli scuri e lasciati selvaggi. Mi mordo il labbro inferiore non appena alza gli occhi nuovamente verso di me per studiarmi qualche attimo, lasciandomi perdere in quella oscurità che farebbe invidia anche al buio più profondo. Serra di poco la mascella pronunciata quando non riceve nessuna risposta da parte mia, ma il cipiglio indispettito fa presto a sparire, lasciando spazio ad un sorriso sghembo e abbastanza frustrante. «Mi stai ispezionando, per caso?» domanda con tono malizioso, alzando successivamente un sopracciglio.

Non so per quale ragione ma comincio a tossire, facendo ridacchiare in modo divertito il ragazzo che tira la testa all'indietro; sento il viso diventarmi palesemente bollente. Per cercare di distogliere l'attenzione su di me, indico con la mano e in modo a dir poco ineducato Jason, che sta andando a passo svelto verso un tavolo.

Lui è come il nero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora