47.

190 7 9
                                    

"Per caso ho scritto sulla fronte «illudetemi, tanto non ci rimango male?»"
Anonimo.



"Per caso ho scritto sulla fronte «illudetemi, tanto non ci rimango male?»"— Anonimo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.



47.

M a d d i e


Non sono riuscita ad allontanarmi abbastanza dal luogo in cui Jona mi ha portato, dato che non conosco affatto la zona in questione, ma l'unica cosa che dovevo fare era andarmene da là. I suoi amici mi hanno accolta in uno strano modo non appena sono venuti a conoscenza del mio nome, e questa cosa mi sta facendo venire un sacco di domande in mente a cui, sicuramente, non avrò mai risposte. Con Dylan ed Ethan non vorrò mai più averci a che fare; non sono una che di carattere serba rancore, ma sono riusciti a farmi sentire d'intralcio e per niente ben voluta, una cosa che non riuscirò a superare facilmente. La cosa che più mi ha fatto male è che Jona non ha tentato neanche per un'istante di dire qualcosa per proteggermi, per far smettere il biondo di inveire sulla mia presenza.

Che poi, noi che cosa siamo?, mi ritrovo a pensare mentre mi lascio cadere su una panchina in legno, alzando successivamente lo sguardo verso il cielo che preannuncia un brutto temporale. Mi sono ritrovata ad infrangere una delle regole più importanti dell'Istituto solo per inseguire un ragazzo che non ho neanche la più pallida idea di che cosa voglia esattamente da me. Per lui adesso mi ritrovo in una parte della città a me totalmente sconosciuta, da sola, sotto un imminente temporale.

Probabilmente voleva farmi entrare un po' di più nel suo mondo facendomi conoscere gli amici che ha al di fuori del complesso scolastico, ma questa sua idea si è rivelata essere una cattiva trovata. Mi lascio cadere il viso tra le mani, prendendo qualche respiro profondo prima di alzare nuovamente il capo per posare la mia attenzione sull'orizzonte che mi si para davanti; c'è solamente un piccolo e mal tenuto parco con qualche gioco per bambini piuttosto vecchio a tenermi compagnia. Estraggo dal mio zaino la bustina per girarmi una sigaretta e, non appena la assemblo, l'accendo tra le mie labbra. Se solo avessi saputo che questa giornata sarebbe andata a finire in questo modo me ne sarei rimasta in camera a leggere un bel libro oppure a guardare un film, mai mi sarei cacciata in questa situazione.

«Finalmente ti ho trovata» sobbalzo leggermente non appena la sua voce mi arriva alle orecchie provenendo dalle mie spalle; giro di poco il capo senza guardarlo negli occhi, non avendo il coraggio e la forza necessaria per sostenere il suo sguardo. Non riesco ad avercela realmente con lui, magari non si aspettava un comportamento simile da parte dei suoi amici, ma resta il fatto che non ha avuto il coraggio di dire una parola in mia difesa. «Non ti sei allontanata tanto, uhm? Sei uscita senza dire niente... Come pensavi di tornare all'Istituto?» domanda con un ghigno divertito, che tutto mi suscita tranne allegria.

Spalanco leggermente la bocca per la sorpresa di sentir parlare il ragazzo con quel tono; non mi sembra la situazione adatta per scherzarci su. «Sono andata via perché i tuoi amici mi hanno offesa» borbotto imbarazzata, marcando però la voce sul fatto che è stato tutto merito dei suoi amici. Giro nuovamente il volto verso il parco, non avendo intenzione di guardarlo ulteriormente. «E avrei tranquillamente trovato un modo per tornarmene all'Istituto, non devi preoccuparti» continuo freddamente, aspirando un'altra boccata di fumo dalla sigaretta. Lascio uscire una piccola nube dalle labbra e la guardo mentre, lentamente, si dissolve.

Lui è come il nero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora