"La verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo si è taciuta."
— Anna Frank.
55.M a d d i e
«Jona, tuo papà è venuto qui e abbiamo parlato... Mi ha detto che hai dei problemi e... Oh, ma che cavolo!» borbotto parlando al mio riflesso sullo specchio, tirandomi leggermente i capelli per la stupidità della situazione; non posso andare semplicemente da lui e dirgli che suo padre mi ha fatto visita per mettermi al corrente del suo problema — se così si può definire. Sbuffando fastidiosamente, infilo la giacca di pelle per poi avviarmi verso la porta e uscire dalla stanza dopo averla sbattuta facendole emettere un forte tonfo; alcuni dei presenti nel corridoio si girano a guardarmi con uno sguardo di fuoco mentre io proseguo a testa alta verso l'esterno dell'edificio, non preoccupandomi di nessuno.
So benissimo dove potrò trovare Jona e il pensiero del nostro imminente incontro mi mette i brividi, dato che ancora non so come spiegare le parole che suo padre mi ha riferito; conoscendolo abbastanza, posso giurare che darà di matto una volta che avrà ricevuto le informazioni. Cammino spedita e scendo velocemente gli scalini, sentendo una strana sensazione al piede freddo quando tocca in modo maldestro il pavimento. Infilo le mani nelle tasche di pelle e stringo un po' le braccia sul mio busto, cercando di ripararmi il più possibile dall'aria fresca che entra dal portone principale.
«Buon pomeriggio!» saluto calorosamente l'anziana signora che, come ogni giorno, lavora al computer senza alzare quasi mai la testa; solo in occasioni come questa, ovvero quando qualcuno la saluta, stacca i suoi meravigliosi occhi chiari dallo schermo per rivolgerlo altrove. Mi regala un dolce sorriso e alza la mano in segno di saluto per poi tornare subito dopo a lavorare, digitando in modo frenetico sui tasti. Rabbrividisco non appena metto piede fuori dall'edificio, socchiudendo gli occhi per cercare di abituarmi al freddo che mi invade. Non mi sono ancora abituata al cambiamento drastico delle temperature che variano dall'interno all'esterno di questo posto.
Volto il mio sguardo verso il punto dove sono sicura di trovarlo, ovvero sotto il grande albero che padroneggia, grazie alla sua maestosità, tutto il parco; sorrido leggermente non appena lo intravedo seduto sulla panchina con le cuffie nelle orecchie ed una felpa pesante grigia stretta a lui. Ha il capo appoggiato al tronco dell'albero e solo una volta che riesco ad avvicinarmi di più riesco a scorgere i suoi occhi chiusi; spalanco la bocca non appena, però, intravedo un profondo livido violaceo sul suo zigomo destro ed altri piccoli ematomi sul collo leggermente scoperto. Mi avvicino istintivamente a lui, piegandomi sulle ginocchia e sentendo subito un lieve bagnato sulla pelle dovuto all'erba del prato sotto al mio corpo; con il fiato corto, accarezzo leggermente la pelle bianca e candida del ragazzo che, sotto al mio tocco, spalanca gli occhi in modo nervoso.
«Mad? Che... Che ci fai qui?» domanda con la voce tremante, facendomi sentire totalmente impotente di fronte alla sua sofferenza. Jona socchiude gli occhi e si tortura il labbro inferiore prima di racchiudersi ancora di più nella sua felpa, come se non volesse farmi vedere i segni sul suo corpo, come se volesse proteggersi. Afferro delicatamente i lembi superiori tirando successivamente il tessuto per liberare il collo dalla temporanea copertura; guardo negli occhi il ragazzo che, anche se titubante, mi lascia compiere il movimento senza interromperlo.
STAI LEGGENDO
Lui è come il nero
ChickLitMaddie Wilson ha visto cose di cui non doveva sapere nulla. La ragazza fugge da una vita che tutto le ha tolto e niente le ha dato; scappa lontano dai peccati e dai segreti dei suoi genitori, gli stessi genitori che sempre avrebbero dovuto protegge...