3. WELCOME TO NEW YORK

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MIA

'Hai preso il caricabatterie??'

'Sì.'

'Hai preso l'adattatore??'

'Sì.'

'Hai preso la borsetta per il make-up??'

'Sì.'

'Hai preso gli i-Pad??'

'Sì.'

'E le cuffie??'

'Sì.'

'E gli occhiali da sole??'

'Mel, la smetti di ripetermi di nuovo la lista degli oggetti? Abbiamo già controllato e non ci manca nulla!' Dovevo fermarla. Melissa era talmente agitata che sembrava una forza della natura. Un uragano.

'I documenti?? Il visto??'

'È tutto pronto, Mel. Non aver paura.' La tranquillizzai.

'Mi sento agitata, Mia. E se andasse tutto storto?' Si sedette sul bordo del letto guardandosi attorno. Mi accomodai al suo fianco abbracciandola.

'Ci sarò sempre per te, fotocopia. Ricorda che non saremo mai da sole io e te.'

'Siete pronte ragazze?' La mamma fece il suo ingresso.

'Sì, mamma. Mel è solo emozionata...' Le risposi, mentre mia sorella si asciugava le lacrime.

'Oh, amore mio, non piangere. Quando vorrai saremo subito pronti a venire. Sai che col jet di papà possiamo fare tutto. Non so ancora perché avete scelto di viaggiare in un normale aereo.' La abbracciò la mamma. 'E non farti vedere così da tuo padre che non ti farà partire più!' Rise.

E così ci avviammo fuori con le nostre valigie e raggiungemmo la macchina di papà. Lui era lì, teso come una corda di violino. Non voleva lasciarci andare, lo si leggeva sul volto. Mi sarebbe mancato un sacco. Mio padre era il mio beniamino, e anche se non vi erano così tante espressioni di affetto tra di noi, sapevo che aveva un debole per me. Ero molto simile a lui.

'Se non fate presto rischiate di perdere l'aereo.' Disse. Poi sussurrò qualcosa. 'Anche se non mi dispiacerebbe per niente...'

Ci aiutò così a mettere le valigie in auto sotto le continue lamentele di mamma su come con lei non l'aveva mai fatto e le aveva sempre fatto portare le valigie da sola. E prima di partire, abbracciammo la nostra sorellina Marzia che piangeva a dirotto. Poi mia sorella si girò.

'Junior non si degna neppure di venirci a salutare. Che maleducato!' Disse Mel arrabbiata.

'In realtà il maleducato è proprio qui dietro di te.' Rispose mio fratello facendola spaventare. E Mel gli si buttò tra le braccia, versando qualche lacrima. Stranamente Junior la strinse forte. Poi si avvicinò a me. 'Allora ci si vede...sorella.' Mi disse. Eravamo molto simili.

'Ci si vede, Junior. Fa il bravo.' Gli dissi.

'Dà un'occhiata a Mel. Sai che è capace di mettersi nei guai.' Disse, facendo sorprendere tutti, me compresa.

'Ehi, sono proprio qui dietro di te!' Urlò mia sorella. La ignorammo.

'Lo farò, fratellino. Abbi cura della nostra famiglia.' E ci scambiammo un cenno del capo da buoni asociali che eravamo.

Entrammo così in macchina seguite da mamma e papà. Il viaggio fino all'aeroporto di Malpensa comprese tutte le raccomandazioni possibili e immaginabili da parte di Chloe Valente, nota per il suo parlare incontrollato, un po' come Melissa. Papà la lasciò fare, anche perché probabilmente la mamma stava esprimendo a voce tutte le cose che lui stava pensando. Il viso di papà era però preoccupato. Sapevo quanto gli costava mandarci lontano e quanto non si fidasse nemmeno di guardie del corpo esperte. Ma di cosa poteva aver paura? Avevamo vissuto la maggior parte della nostra vita in totale tranquillità, e forse saremmo state più al sicuro lontane da Milano. Ma con i padri non si può fare molto. Saranno sempre preoccupati. Soprattutto se si ha un padre di nome Marco Valente.

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