16. ALEXANDER

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MELISSA

Amavo New York! Nelle settimane che passarono riuscimmo ad organizzarci più volte con le ragazze per visitare la città e farci mille selfie nei vari punti di interesse. Dopo un mese di corsi potevamo dire che conoscevamo la grande mela in tutti i suoi angoli. E Times Square era la piazza in cui avevamo imparato a fermarci ogni sera, anche se i gemelli Andersen non erano affatto d'accordo con ciò. A loro parere era estremamente affollata e pericolosa, quindi difficile da proteggerci. Ma era il loro lavoro. Se fossero stati così in gamba come dicevano che fossero, allora non sarebbe stato un problema per loro e neanche per Santiago, la guardia di Clarissa. In realtà quest'ultima aveva preso una bella cotta per il bell'imbusto e non faceva altro che parlare di lui. Effettivamente il ragazzo aveva dei modi molto gentili e sensuali, e qualsiasi ragazza, a parte Mia, sarebbe caduta ai suoi piedi. Invece la scommessa tra me e Andreas continuava senza nessun buon risultato da parte sua. Ha! Credeva fossi una sempliciotta? Si sbagliava di grosso. Bastava averlo ignorato per l'intero mese e tutto andò per il meglio. Era l'unico modo per evitare di guardarlo con occhi diversi. Diverse volte aveva cercato di attaccare bottone, ma la sottoscritta lo aveva ignorato completamente. Brava Melissa, mamma ti ha insegnato tante cose. E lo stesso valeva per Mia. Sembrava voler stare alla larga da quell'antipatico di Axel a tutti i costi.

Comunque ci fu tranquillità per tutto il mese, ed eravamo ad Ottobre, e la tranquillità sfumò quando io e Mia dovevamo essere accompagnate per un meeting per gli studenti della Columbia nel New Jersey, in un teatro fuori città. Approfittammo dei nostri autisti che per l'occasione presero un'unica auto. Io e mia sorella sedemmo sui sedili posteriori. Axel guidava con Ken al suo fianco, che ovviamente non riuscì a tenere il becco chiuso.

'Quindi in questo meeting di cosa si discuterà?'

'Qualcosa riguardo al dover salvare il nostro pianeta.' Risposi generica.

'Interessante.' Rispose sorridente.

'Mh mh...' Mugolai disinteressata, mentre Mia e Axel giocavano al gioco del silenzio.

E poi un cellulare squillò. Era quello di Axel che lo passò a suo fratello, visto che era alla guida, dandogli uno sguardo intenditore. Probabilmente non voleva sapessimo chi fosse.

'Sì.' Rispose semplicemente Ken. 'Stiamo lavorando... Che diamine ci fai qui?... Non è possibile ora... Ti ho detto che non è possibile... Facciamo stasera quando avremo riaccompagnato le ragazze... Ma perché-' E Axel gli prese il telefono dalla mano rispondendo al suo posto.

'Che cos'è di così urgente da non poter aspettare un secondo in più?... Non eri in Sud America?... Capisco... Sì... Ok, a tra poco.' Disse alla voce indistinta staccando la chiamata. Che significa-

'Che significa "a tra poco"?' Chiese Andreas al fratello dando voce alla mia domanda, e forse anche a quella di Mia visto che era ormai sull'attenti.

'Significa "tra pochi attimi, tra qualche minuto".' Molto divertente Axel. Credevo non fossi in grado di fare battute.

'Senza scherzare, Ax. Sai che non possiamo accompagnarle e lasciarle lì senza protezione. E non dirò a quel Riveira di proteggerle al posto nostro.' Si alterò.

'Infatti non le lasceremo senza protezione.'

'Ax-'

'Verranno con noi.' Concluse. Eh? E il meeting??

'Ehi, noi dobbiamo presenziare a quel meeting!' Gli dissi cercando di apparire nervosa.

'Ed ora c'è stato un cambio di programma, ragazzina.' Rispose sempre Axel l'arrogante.

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