54. RIMORSI E RICATTI

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MIA

Mi sentivo intontita. La morbidezza che sentivo sotto di me mi faceva capire che ero probabilmente sdraiata su un letto. Provai ad aprire gli occhi e capire dove mi trovassi e, soprattutto, perché mi trovassi su un letto. Aprii piano le palpebre, e la luce soffusa attorno a me era piacevole. Avevo un leggero mal di testa e una luce troppo potente non mi avrebbe aiutata. Feci finalmente per aprire completamente gli occhi e il primo sguardo che incontrai fu quello di Axel. Che bel risveglio... Gli sorrisi riconoscente, anche se il suo sguardo era molto serio. Non che altre volte fosse allegro e sbarazzino...

'Axel...' Riuscii a dire, ma quel mal di testa non mi faceva concentrare molto.

Lui mi mise una mano sulla guancia per accarezzarmi. Mi abbandonai a quel tocco.

'Come ti senti?' Mi chiese.

'Solo un leggero mal di testa... sono per caso svenuta?' Gli chiesi dando sfogo ai miei dubbi. Lui fece un'espressione confusa.

'Non ricordi niente?' Chiese ancora dubbioso. Ricordare? Cosa avrei dovuto ricordare? Feci per mettere a fuoco i ricordi, cercando di non pensare al mal di testa. Clarissa era ancora scomparsa, questo era certo. Tutti erano all'opera per il suo ritrovamento, soprattutto zio Yago che non tornava da giorni-oh... zio Yago...zio Yago!!!

Scattai a sedere nel letto sgranando gli occhi e ricordando finalmente ogni minimo dettaglio di qualche momento prima.

'Axel! Cosa avete fatto a zio Yago?! Rispondi! Cosa gli avete fatto??' Urlai aggrappandomi al colletto della sua giacca e scuotendolo forte. L'avevano picchiato?? L'avevano ammazzato di botte?? E il mio papino... E scoppiai a piangere nel momento in cui Axel mi avvolse tra le sue braccia cullandomi piano. Piansi tanto, ma proprio tanto. Sentivo tutta la tensione accumulata dagli eventi e la paura che era ancora in circolo dentro di me. Avevo testimoniato alla trasformazione di un uomo sotto effetto di droga, e non uno qualunque, no. Lui era mio zio, ma vederlo in quella veste aveva lasciato un marchio dentro di me. Cosa mi avrebbe fatto se non fossero intervenuti? Mi avrebbe fatto del male? Non ci volevo pensare, ma io dovevo almeno sapere se lui stava bene.

'Shh...è tutto ok, bimbetta...' Sentii sussurrarmi ad un orecchio.

Mi staccai, ma giusto per guardarlo negli occhi, nonostante fossi ancora in lacrime. Gli afferrai il viso con le mie mani minute.

'Non gli avete fatto del male, vero?' Gli chiesi singhiozzando. Lui appoggiò la sua fronte alla mia, il suo viso ancora tra le mie mani. Fece un respiro profondo.

'L'altro Valente mi ha fermato prima che gli spaccassi la faccia. Quel bastardo è stato fortunato.' Disse quasi con un tono di voce rotto. Feci un grandissimo sforzo per non pensare alla scena. Mi faceva male. Ma la mia preoccupazione era un'altra.

'Dov'è papà?' Gli chiesi staccandomi definitivamente e facendo come per alzarmi, ma fallendo visto che Axel mi fermò. 'Devo sapere dov'è, ti prego... Lo ammazzerà sicuramente...' Lo pregai.

'Tuo padre è uscito per non dare sfogo alla sua rabbia su Yago. È stato accanto a te fin quando non sono arrivato, e con un cenno del capo e senza dire una parola, è andato via. Poi tuo zio Matteo è venuto per controllare le tue condizioni e mi ha spiegato che tuo padre non è affatto andato da Yago.' Spiegò.

'Come l'hai visto? Arrabbiato? Furioso?' Gli feci altre domande.

'Nessuna delle due. Solo...deluso. Questo è ciò che ho letto nel suo sguardo...' Rispose. Deluso. Papà era deluso. Che avesse imparato a fidarsi di zio Yago e ora si sentisse tradito da quel suo comportamento? Che lo considerasse finalmente parte della famiglia e non si sarebbe mai aspettato un simile gesto? Sì, doveva essere quello... E scoppiai di nuovo in lacrime. 'Mia...' La voce di Axel era rotta e affranta. Mentre prima era seduto su quella sedia, ora era venuto sul letto vicinissimo a me. Lo guardai mentre mi asciugava le lacrime una ad una. 'Tu mi scaldi il cuore giorno dopo giorno, bimbetta...' Ammise tutto d'un tratto, facendomi fermare le lacrime. Lo fissai per capire. 'Tu hai un cuore e un animo buono, puro e senza alcuna malizia. Tu non pensi a te stessa. Tu pensi agli altri prima di tutto. Come posso non amare una piccola donna come te? Spiegamelo...'

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