44. UNA GRAN CONFUSIONE

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MELISSA

Il bell'Alexander alla fine mantenne la promessa. Giorno per giorno, nei successivi quindici giorni, Milly ricevette una corte spietata da parte sua, e rimanemmo effettivamente a bocca aperta visto che nessuna di noi si sarebbe aspettata quel lato romantico da parte di Andersen. Dopo quel giorno, dove, dopo la sua rivelazione Amina scoppiò in una risata malefica e poi si calmò decidendo di andar via con un'uscita trionfale, Alexander riempì Milly di fiori e di sorprese varie, fino a farla sciogliere di un po'. Mi stavo quasi ricredendo su di lui. Forse c'era davvero del buono in quella testa calda. Sarei comunque rimasta a guardare come sarebbe finita.

'Mio fratello è cotto.' Esordì Ken comparendo al mio fianco.

'Non mi fido al cento per cento.' Ammisi.

'Posso assicurarti che stavolta è serio. Ho visto passare tra le sue mani una schiera di donne innumerevoli, ma a parte spassarsela, non vi era altro. Non si era mai spinto così in là.' Confessò.

'Credi gli piaccia sul serio e non lo stia facendo semplicemente per arrivare ai suoi scopi?' Gli chiesi preoccupata.

'No, piccoletta. Fidati di uno che l'ha visto crescere.' Disse guardandomi dritto negli occhi. Un brivido mi accarezzò la pelle.

'E che è un sicario promesso in sposo ad una certa Cecilia Riveira. La persona perfetta di cui fidarsi!' Mi misi le mani ai fianchi cercando di scrollarmi di dosso la sensazione piacevole dei suoi occhi su di me.

'Non la smetterai mai, vero?' Alzò un sopracciglio divertito.

'Mai, sottomarca di Ken.' Sorrisi maliziosa.

'E allora non mi resta che fare questo per convincerti, Barbie dai capelli neri.' E in pochi passi mi afferrò per la nuca appoggiando la sua bocca sulla mia in un bacio sublime, esplorandomi e quasi convincendomi a fidarmi di lui.

'Tu me la pagherai, sottom-' Tentai di dire quando cercammo di riprendere fiato, ma non riuscii a terminare il mio pensiero a causa delle sue labbra magiche.

'Sei proprio squisita, Melissa...cosa non ti farei...' Disse tra le mie labbra ed io mi aggrappai a lui intensificando quel bacio per fargli capire quanto cavolo lo volessi nonostante quei mille ostacoli.

'Non mi stai...aiutando affatto...' Cercai di dirgli, diventando improvvisamente triste e facendo spazio tra di noi staccandomi definitivamente. Le mie labbra erano ancora in paradiso. Lui mi osservò attentamente, per capire il perché di quello sbalzo di umore. Avrei provato a spiegarglielo. 'Se tu continui di questo passo, non mi permetterai di dimenticarti. E sai che devo. Non posso averti continuamente nella mia testa e sulla mia pelle.' Lo fissai sperando che avrebbe capito.

'Cosa provi quando ti bacio, Melissa?' Chiese improvvisamente. Trattenni per un momento il fiato. Non era affatto la cosa da dire. Bastava semplicemente dirmi che avevo ragione e che si sarebbe finalmente allontanato.

'Andreas...per favore...' Scossi la testa per fargli capire che non era il momento. Lui fece di nuovo un passo avanti verso di me.

'Devo sapere cosa provi, Melissa, altrimenti non avrò pace.' Si fermò di nuovo troppo vicino, ma i miei piedi non ne volevano di andar via. Piedi traditori! 'Sii sincera...'

'Non posso dirlo...io...se lo esprimo ad alta voce poi non potrò tirarlo più indietro e tutto diventerà più reale e...e...' Le parole rimasero bloccate nella mia gola, come un groppo, un insieme di parole annodate che non ne volevano proprio di sciogliersi e venir fuori. E poi le lacrime, quelle stupide e amare lacrime. Lui sgranò gli occhi alla vista di queste e si bloccò sul posto. 'Maledizione a te, Andreas Andersen, per essere quello che sei e per farmi essere quella che sono quando sto con te...' Risi ironicamente tra le lacrime che tentai di asciugarmi.

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