45. STATI INTERESSANTI

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MIA

Gli ultimi quindici giorni appena passati erano stati i più pacifici dal nostro arrivo a New York. Frequentavo i corsi, evitavo tutte, studiavo e poi verso sera andavo per un paio d'ore nella stanza d'hotel di Axel, dove potevo rilassarmi guardando il panorama e stando lontano da tutti. Axel mi aveva sorpreso mantenendo la sua promessa ed evitando di avvicinarsi a me senza il mio consenso. In più, mi lasciava il mio spazio, e se non ero in vena di conversare lui se ne accorgeva subito e mi lasciava in pace. Altre volte invece ero felice di andarci al punto da parlarci di mia spontanea volontà e lui mi ascoltava pazientemente. Avevo conosciuto una persona completamente diversa da ciò che avevo pensato che fosse. Axel era, sì, passionale, travolgente, possessivo, rude, ma sapeva anche ascoltare, scavandoti nell'anima con la potenza di uno sguardo, e, stranamente a dirlo, ti lasciava libera. Mai mi sarei aspettata che mi dicesse che un giorno la sua donna avrebbe avuto la libertà di essere ciò che avesse voluto e non un oggetto da girare a proprio piacimento. In più, la sua faccia rilassata quando eravamo seduti su quel divano a guardare l'infinito, l'uno accanto all'altra, senza aspettarci nulla, era senza prezzo. Era ancora più bello. Era di un fascino disarmante, e non toccò neppure una sigaretta in mia presenza. Quando gli chiesi il perché, la sua risposta fu "vederti così soddisfa ogni mio bisogno". Rimasi a fissarlo quasi ipnotizzata da quello sguardo mimetico, da quel colore intenso. Sapevo quanto fosse pericoloso iniziare a provare dei veri sentimenti che andavano al di là della semplice infatuazione e attrazione fisica. Ma non avevo potuto fare altro che sentirmi legata a lui dopo aver passato ore e ore in sua compagnia e aver ascoltato tante cose di lui. Non approvavo il suo lavoro, ma la persona che era interiormente era preziosa. Infatti a volte non riuscivo a trattenermi dal baciarlo sedendomi su di lui e assaggiarlo affamata di lui. Erano stati dei baci a volte dolci, a volte passionali, ma sempre travolgenti. Vedevo che mi guardava con occhi sempre diversi, ogni giorno più intensi. Mi ci specchiavo in quegli occhi e il mio cuore iniziava a sperare di poterli rivedere ogni singolo giorno per tutta la durata della mia vita. Non mi sarei stancata. E le sue carezze, così spontanee ed improvvise, così inaspettate. Quando ero diventata così...romantica? Quasi non mi riconoscevo, ma quella era la me in compagnia di Axel. Era una me diversa, ma vera. E poche volte avevo pensato alla questione di zio Yago, a come affrontarla e a come tenerla segreta. Axel mi aveva tenuta impegnata, e gliene ero grata.

All'arrivo di mia sorella in camera rimasi un po' spaesata, ma sapevo che prima o poi dovevo affrontarla. Ero stata troppo codarda per poterle parlare prima e un po' mi ero sentita in colpa. Ma non potevo rivelarle nulla riguardo a zio. Era vero che dovevo mantenere la promessa a lui, anche se più che altro me l'aveva ordinato e non dolcemente, ma sapevo che Melissa ne sarebbe morta se avesse saputo la verità. Quindi per il bene di tutti avevo deciso di non dire niente, anche se avrei affrontato i miei sulla questione. Dovevo sapere ancora parte della verità e non mi sarebbe sfuggita. E quindi, una volta riappacificata con Mel, lei aveva avuto questa telefonata da Clarissa a quanto pareva. Una telefonata che sembrava urgente. L'espressione facciale di mia sorella, e le frasi non proprio amichevoli che uscivano non proprio gentilmente dalla sua bocca, ci fecero capire che la situazione era leggermente critica. Ci chiudemmo quindi a cerchio attorno a lei per capire di cosa si trattava. Non riuscivamo a sentire bene la voce di Clarissa, ma l'improvvisa reazione di Mel alle successive parole di Cla, non portava a nulla di buono. Praticamente sbiancò, al punto che Andreas dovette sostenerla per non farla cadere.

'Non...non può essere...non può essere vero, Cla...' Disse iniziando a sventolarsi con una mano. Sentivamo piangere dall'altro lato del telefono, ma non capivamo. Poi Melissa continuò. 'Ho...ho bisogno di tempo per...per realizzare, Cla...poi ti...ti richiamo...' Le disse staccandole la chiamata e fissando il vuoto per alcuni attimi interminabili.

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