12. DOLCI MINACCE TELEFONICHE

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MELISSA

Era la prima volta nella mia vita di litigate e bisticci con mia sorella che mi sentivo male. Non avevo litigato con lei, ma il modo in cui mi aveva risposto poco prima mi aveva lasciato l'amaro dentro. Volevo piangere, come sempre d'altronde. Era arrabbiata, molto arrabbiata, e non era da Mia. E il fatto era che non sapevo perché e difficilmente me l'avrebbe raccontato, essendo ella stessa Mia. Perciò quando era scappata via, sola, ero rientrata nel pub non più dell'umore giusto per una serata tra amiche. Sapevo che in ogni caso non sarebbe stata sola, avendo la sua guardia alle calcagna, ma in ogni caso ero preoccupata, e tutte le altre se ne resero conto.

'Mel, tutto bene?' Mi chiese Agata da buona osservatrice che era. Non le risposi, abbassai semplicemente lo sguardo per evitare che qualche lacrima traditrice scendesse. Infatti ci fu silenzio tombale tutto attorno a me.

'Sì, tranquille...' Risposi insicura.

'È successo qualcosa a Mia?' Chiese Giuliana con aria preoccupata.

'No, no. Forse è ritornata al campus. Probabilmente non si sentiva bene...' Dissi loro. E Amina si alzò dalla sedia in maniera trionfale.

'Non c'è nessun problema che Amina non possa aiutare a risolvere! Vado alla ricerca della ragazza scomparsa e le farò ritornare i sensi. È stato un piacere stare con voi.' Disse la stessa Amina armandosi di coraggio. E senza che nessuno parlasse si girò indietro prima di allontanarsi. 'E vi risparmio la fatica, non c'è bisogno che vi alziate e mi applaudiate. Lo so che sono fantastica.' Ci fece un occhiolino e andò via sotto lo sguardo sorpreso di tutte.

'Credi che avrà successo?' Chiese Clarissa.

'Con la sua determinazione credo di sì. E credo che forse sia anche l'amica giusta per lei. In fondo in fondo le piace. Conosco mia sorella.' Dissi finalmente sorridendo. Amina sarebbe riuscita a parlarle e a farla parlare. Ne ero sicura.

E dopo ciò ci alzammo e uscimmo dal pub, non più in vena di festeggiamenti e roba varia. E mentre tutte uscivamo, arrivò la chiamata fatidica. Cavolo. Dissi a tutte di avviarsi verso il campus mentre avrei risposto al telefono.

'Pronto?'

'Mel, tesoro mio, mi mancate un casino!' Era la mamma, molto probabilmente in lacrime.

'Mamma! Ehi, ma non sono passate la mezzanotte lì da voi!! Che ci fai in piedi??'

'Vi stavo pensando e sono andata nella vostra camera e ho provato a dormire sui vostri letti e non ci riuscivo e la camera era vuota e poi papà è venuto e ha cercato di riportarmi in camera nostra ed io l'ho aggredito verbalmente con i migliori aggettivi che mai mi mancano per lui e ho pianto e sono leggermente in crisi e-'

'Mamma?'

'-e quindi niente mi mancate-'

'Mamma?'

'-Mel ti prego ritornate!!'

'Mamma, respira profondamente e calmati per favore.' Dovevo fare qualcosa prima che mi sveniva per mancanza di aria.

La sentii fare un profondo respiro.

'Brava, mammina. Ora mi sai dire se papà e vicino a te?' Le chiesi gentilmente.

'Uhm...'

'Sarebbe un sì?'

'Uhm...attualmente è di fronte a me che mi fissa col suo sguardo amorevole e premuroso...' Disse incerta.

'Praticamente ti sta incenerendo con uno sguardo vorrai dire.' Mi venne quasi da ridere pensando al modo in cui papà dimostrava il suo "amore" e la sua "premura" con i suoi sguardi davvero poco carini.

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