53. PAZZIA

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MIA

Uscimmo dal Continental quasi scappando via. Non mi piaceva il posto, non mi piaceva la gente che vi girava, non mi piaceva Giordano Riveira. Mi piaceva solo Axel. Sì. Lo ammettevo ormai. Ero stracotta di lui. Mi stava dimostrando quanto ci tenesse a me, anche se in un modo tutto suo. Aveva rifiutato Cecilia, ormai definitivamente, e aveva addirittura rifiutato le sue avances. Non me lo sarei aspettato visto il nostro inizio burrascoso. Avevamo sempre litigato, anche se sfociavamo ogni volta nella passione. E al nostro viaggio di andata a Milano avevo provato delle sensazioni indescrivibili con lui. Mi aveva promesso che non mi avrebbe toccata, ma mi feci avanti io. Volevo finalmente provare quelle emozioni lasciate in sospeso quella volta. Volevo sentire le sue mani su di me. Volevo sentirlo addosso. E non mi deluse per niente. Non eravamo arrivati ad un vero e proprio rapporto, perché non mi sentivo pronta e non volevo fosse in aereo. Ma Axel mi face scoprire cose interessanti e mi guidò dolcemente. Fu bellissimo. Non mi importava che mia sorella fosse nella cabina con Andreas, probabilmente era successo qualcosa anche tra i due e sicuramente me ne avrebbe parlato. Ma eravamo solo io e lui, lasciati soli dallo staff. Indimenticabile.

Sentivo gli occhi di Axel su di me mentre ci apprestavamo ad entrare nelle auto e riuscivo a sentire gli occhi di papà su Axel cercando di bruciarlo come una sorta di laser. Fummo anche obbligate da lui a viaggiare in macchina con lui e Golia, mentre i gemelli con zio Teo e zio Yago. Era meglio assecondarlo onde evitare un altro attacco d'ira.

Arrivammo al campus dopo un po', visto il traffico della citta, e ci assicurammo che tutti, tranne i gemelli, rimanessero in auto, o almeno che andassero altrove senza essere visti. Una volta avviate al padiglione Italy, entrammo lasciando i gemelli fuori, e andammo direttamente verso la stanza di Clarissa. Era un sabato, e perciò niente lezioni. Io e Mel ci guardammo prima di prendere coraggio e bussare.

'Vai, sosia, ce la possiamo fare.' Mi incoraggiò lei. Annuii e bussai delicatamente.

Sentimmo dei passi veloci e una porta spalancata in un nano secondo. Davanti a noi una Giuliana con gli occhi sgranati e rossi come se avesse pianto.

'Uhm?' Fu l'unico verso che riuscii a fare.

'Che succede?' Chiese Mel in panico.

Amina ci venne incontro spazientita e ci invitò ad entrare chiudendo la porta dietro di sé.

'Credo sia successo un pasticcio, ragazze. Si può sapere dove cavolo avete i vostri telefoni?!' Ci chiese con le mani sui fianchi.

Giuliana si asciugava le lacrime nel frattempo ed io la guardai con un brutto presentimento.

'Probabilmente si sono scaricati e non ce ne siamo accorte. Abbiamo preso due lunghi voli in poche ore e siamo un po' intontite. Scusaci.' Rispose Mel. 'Si può sapere ora che succede? Dov'è Cla?' Chiese.

'Dov'è vostra cugina? E che ne sappiamo noi! Si è volatilizzata poco dopo la vostra partenza. Abbiamo sentito che ha parlato con suo padre al telefono e poi è andata via dicendo che sarebbe tornata in serata. Ma c'è un unico problema: non è mai tornata.' Ci spiegò come se avesse voluto ammazzarla.

'Avete provato a chiamarla?' Chiesi.

'Come se ci fosse di aiuto il fatto che ha lasciato la sua borsa con telefono ed effetti personali qui senza portarli con sé...' Disse con fare ovvio. Sgranai gli occhi alla realizzazione, e così Mel.

'Se ha lasciato le sue cose qui e non è tornata, non credete che qualcosa non va?' Ci chiese Giuliana ormai calma. 'Perché se scopro che c'è quel Santiago di mezzo io lo meno e lo meno proprio di brutto!' Iniziò ad arrabbiarsi.

Our Twinguards - Le Nostre Guardie Gemelle ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora