22. TRA MILLE SFACCETTATURE

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MELISSA

Non stavamo più andando nella direzione giusta, ma bensì a tutto gas verso una destinazione ignota. La mano ancora mi bruciava a causa dello schiaffo datogli poco prima e oramai era arrabbiato, vista la sua espressione seria. Quasi non sembrava più lui.

'Dove stiamo andando?? Dimmelo subito!' Gli ordinai guardandolo e cercando di incenerirlo con un solo sguardo, ma ritrattando visto che lui era alla guida e se fosse rimasto incenerito avrei fatto una morte orrenda.

Non rispose. Rimase accigliato guardando davanti a sé.

'Rispondimi subito!!' Sbattei un piede sul tappetino chiudendo i pugni. 'Andreas, rispondi!!' Continuai imperterrita.

Niente, neanche un respiro.

'Ti ho detto di rispondermi, pervertito che non sei altro e malato di biondine!!' Urlai ancora.

Nulla, ma stava stringendo le mani sul volante quasi come per disintegrarlo.

'Se non mi rispondi-'

BAM!

Sgranai gli occhi quando sbatté con forza le mani sul volante facendomi zittire e non respirare più allo stesso momento. La macchina deviò di poco dalla strada ritornando poco dopo sulla propria corsia.

'Chiudi quella bocca per una buona volta, dannazione!!' Iniziò a gridare. 'Sei come un martello pneumatico, cavolo!! Un continuo parlare e gridare e lamentarti!! Sta zitta per un minuto almeno!! Un minuto! Non chiedo molto!!' Continuò la sua sfuriata con me che lo fissavo ancora incredula. Sembrava davvero un'altra persona. Lo fissai con determinazione e i miei pugni si strinsero ancora di più in una stretta ferrea.

'Fammi scendere di qui.' Dissi in quello che sembrava solo un sussurro.

'Zitta ti ho detto.' Rispose poco rispettosamente.

'Voglio scendere. Accosta.' Insistetti.

'Non voglio ripeterlo, Melissa. Chiudi quella bocca.'

'Fammi scendere subito!' Urlai stavolta. Non lo sopportavo. Dovevo scendere da quell'abitacolo che mi stava così stretto da sentirmi soffocare.

'Se non stai zitta, ragazzina-'

'Cosa fai, eh?? Vediamo il grande e adulto Andreas Andersen cosa diamine ha intenzione di fare!!' Lo presi in giro a voce alta.

'Ti faccio stare zitta a modo mio.' Concluse stavolta con sguardo determinato e fisso sulla strada davanti a sé, mentre la sua voce diventava sempre più roca.

'Puoi anche prenderti i tuoi modi e infilarteli dove il sole non sorge! Io non starò zitta perché me lo dice il signorino Andersen, l'assassino seriale che crede di farmi paura e che invece mi fa solo morire dal ridere dal modo bizzarro con cui si pone! Tu credi di farmi un qualche tipo di impatto? Credi di provocarmi qualcosa? Perché quello che sento verso un individuo come te è-'

CLICK

Uhm? Cos'è stato questo rumore?

Mi girai piano fino a trovarmi una pistola alla fronte e sentii l'auto accostare sul ciglio della strada. Fissai l'arma e sentii la gola seccarsi come un deserto. Ingoiai sonoramente. Poi guardai lui che aveva slacciato la sua cintura ed era voltato verso di me. E lo sguardo non era più del ragazzo che avevo chiamato "sottomarca di Ken". No. Era lo sguardo di un assassino. Non ebbi parole. Non più.

'Ora hai superato il limite, sai?' Mi disse chinando leggermente la testa da un lato. 'Sento un disperato bisogno di premere questo grilletto e ficcarti una pallottola dritta in quel cervello facendoti zittire una volta e per sempre.' Continuò e una gocciolina di sudore mi si formò sulla tempia. L'avrebbe fatto? Mi avrebbe uccisa solo per il gusto di farlo?

Our Twinguards - Le Nostre Guardie Gemelle ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora