56. ARIA MORTALE

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MELISSA

Il silenzio assordante dopo l'echeggiare dello sparo tra le colline fu tremendamente insopportabile. Non capimmo subito cosa fosse accaduto, ma l'urlo agghiacciante di Clarissa ci fece realizzare l'irrealizzabile.

'Papààààààààà! Nooooooooo!'

E mi voltai verso zio Yago che non era più in piedi, bensì in ginocchio e con una mano sul ventre, una mano piena del sangue che fuorisciva proprio da lì. E mi freddai. Non... non poteva essere...

'Cosa hai fatto al mio papà, lurido e sporco bastardo!!!' Gridò Clarissa con quanta voce potesse avere.

'Ciò che si doveva fare fin dal principio: giustizia.' Rispose lui freddo e distaccato, e con un pizzico di soddisfazione sulle sue labbra mentre teneva di nuovo la pistola puntata alla testa della mia migliore amica e col corpo di lei cercava di proteggersi da un possibile attacco.

Intanto corremmo tutti da zio Yago, papà fu il primo. Le lacrime mi scendevano numerose e i singhiozzi non accennavano a diminuire. Era così che sarebbe finita la vita del mio principe? Nella maniera più vile possibile? E le grida strazianti di Clarissa non ci aiutavano per niente.

'Garcìa? Mi riesci a sentire? Devi sdraiarti. Chiamiamo subito un'ambulanza-'

'Voi non chiamate proprio nessuno! Il primo che prende un telefono, e la ammazzo!' Ci ricattò il bastardo. 'Quell'essere deve morire dissanguato, lentamente...'

'Papà! Papà!' Continuava a gridare lei in preda ad una crisi.

'Salvate... salvate mia... mia figlia...' Riuscì a dire zio Yago mentre si accasciò su un lato, facendomi lanciare un urlo di dolore. Mi misi le mani in faccia e scossi la testa. Non volevo vedere! Non volevo vederlo morire!

'Piccoletta...' La voce di Andreas mi fece voltare verso di lui e lo guardai con gli occhi pieni di sofferenza.

'Garcìa! Non permetterti di chiudere quegli occhi! Mi hai sentito?! Apri. Quei. Maledetti. Occhi. Fammi vedere The Predator! Fammi vedere quel combattente che stava per finirmi quel maledetto giorno! Non arrenderti alla vita proprio ora, mi senti??' La voce di papà mi vece voltare di nuovo verso la scena. Papà era quasi su di lui, dandogli degli schiaffi sul volto per cercare di fargli aprire gli occhi. Zio Teo era sulla ferita cercando di tamponare la fuoriuscita di sangue. Ma lo sguardo di papà, lo shock nei suoi occhi... 'YAGO, CAVOLO! NOI DOBBIAMO ODIARCI PER IL RESTO DELLA NOSTRA VITA, DURANTE LA NOSTRA VECCHIAIA! DOVREMO ESSERE DUE ANZIANI TESTARDI CHE SI RIFIUTANO DI GIOCARE A CARTE O A SCACCHI INSIEME, PERCHÉ NOI SIAMO NOI! E ORA SVEGLIATI, MALEDIZIONE!' Gli urlò al punto di riuscirci a fargli aprire quegli occhi.

'Valente, tu mi odii, non io...però no, non giocherei a scacchi con te... la perderesti e dopo non riuscirei a subire il tuo mutismo perenne...' Rispose zio Yago tossendo.

'Che spettacolo raccapricciante...' Disse Santiago non muovendosi da quella posizione.

'Papààààààà! Oh papà!' Clarissa urlava ancora facendo sobbalzare suo padre che non poteva muoversi da quella posizione. La fuoriuscita di sangue era davvero troppa. Mi misi di nuovo le mani al viso, mentre Mia e Milly erano immobili con gli occhi sgranati.

'Cla... Clarissa...' Sussurrò zio, non riuscendo a fare sforzi. La sua pelle diventava sempre più pallida. Serviva un'ambulanza! Cavolo!

E un altro grido di Clarissa squarciò l'aria, ma stavolta un grido di dolore, dolore fisico. Ci voltammo e Santiago dovette trattenerla per riuscire a tenerla in piedi. Lei aveva le braccia attorcigliate al suo proprio ventre, continuando ad urlare.

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