11

502 61 2
                                    

Ash

L'ombra sembrava accelerare sempre di più.

Aveva una resistenza illimitata e una velocità disarmante, ma, cosa peggiore, l'aria si stava riempiendo di energie negative.

Era sempre più nera, sempre più soffocante, sempre più dolorosa.

Per gli altri, un'energia negativa era la sfortuna, il malumore. Per Ash era il biglietto di sola andata nei peggiori ricordi della sua vita.

Ma non si raccoglievano mai così. Non stavano mai così vicine. 

Allora perchè... Fitta alla testa.

L'aria davanti a lui era nera, riusciva a malapena a distinguere i contorni degli edifici e delle finestre.

Si vide costretto a rallentare, sbattè le palpebre davanti al buio ed infine si maledisse.

Si maledisse per aver voluto seguire quello spirito a tutti i costi. Avrebbe dovuto fermarsi prima, o almeno lasciare indietro Eiji.

Una seconda fitta lo portò a piegare la testa in avanti, le dita a premere sulle tempie. Un fischio acuto gli irruppe nelle orecchie.

Per un momento non sentì ne vide più nulla. Solo quel fischio sordo e il nero delle ombre. Poi, pian piano, calò il silenzio.

Anche troppo silenzio.

E da lontano, sempre più forti, sempre più vicine, risate, scatti di una macchina fotografica e urla. Soprattutto urla. Le sue.

Strinse la presa sulla propria testa, affondando le dita tra le ciocche bionde.

"Fa male?"

Si rese appena conto delle sue ginocchia che sbattevano contro il cemento.

"Fa male?" che domanda stupida.

Era la domanda più stupida che avesse mai sentito, soprattutto allora, in quel momento. Come si poteva trattare un bambino di sette anni come un oggetto, vederlo terrorizzato, con le lacrime agli occhi e chiedergli se fa male?

Erano disgustosi. Tutti disgustosi, dal primo all'ultimo. Compreso se stesso. 

Quelle risate gli rimbombavano nella testa, come se fossero ancora attorno a lui, voci che chiedevano di avere la loro parte, mani che lo strattonavano e lo toccavano senza delicatezza né consenso.

Poteva ancora sentirle su tutto il corpo, prese di mani invisibili a stringergli le gambe, i polsi, il sedere, che toccavano le caviglie, la schiena, il busto, il collo, i capelli. 

Il bruciore delle cicche spente sulla sua pelle, l'odore disgustoso, il dolore lancinante delle penetrazioni. "Fa male?"

E dopo si sentiva sporco, distrutto, steso sul lenzuolo macchiato di sangue e sperma. 

Gli facevano schifo loro, ed allo stesso tempo si sentiva lui stesso uno schifo, senza un briciolo di considerazione umana. Si sentiva praticamente un cesso vivente.

Ed in tutto quel casino, quei ricordi che avevano il potere di mandare in pezzi la sua stabilità, gli si posò una mano sulla spalla.

Sentiva ancora le mani invisibili e come lo strattonavano, ma quello fu un tocco più leggero, quasi indeciso. E per un secondo tornò alla realtà, quanto bastava per infilare una mano in tasca e porgere il telefono ad Eiji.

Lo vide sfocato per il dolore, ma brillava come sempre.

Era bianco, un varco in tutta quella merda.

Solo una cosa riuscì a dire, Ash, prima di crollare di nuovo nei flashback:- Shorter.

Shorter

Era bloccato nel traffico ad un semaforo quando squillò il cellulare.

Lo sfilò e lesse il nome del suo migliore amico sullo schermo, rispondendo subito:- Dimmi.

La voce dall'altro capo del telefono non era quella che si aspettava, purtroppo. 

Era Eiji Okomura, il ragazzo che era a casa di Ash qualche giorno prima, che ora spiegava la situazione e dava la loro posizione.

Shorter imprecò e sputò un:- Arrivo subito.

Rimise il telefono in tasca e ripartì, il più veloce possibile.

Non aveva mai pensato che Ash non ci sapesse fare, al contrario, quel ragazzo era anche troppo abile sotto molti punti di vista, ma come tutti quelli così bravi andava sempre a finire che si sentiva in dovere di risolvere i problemi.

E questo era sempre stato un grosso problema, appunto. 

Soprattutto con Ash, un leader incredibile, ribelle fino al midollo, bravissimo attore e oltremodo intelligente.

La moto rossa sfrecciò avanti senza aspettare il verde, e per poco Shorter non rischiò di farsi investire.

Si ritrovò a maledire Ash e quelle sue dannate decisioni temerarie che non avrebbe mai dovuto prendere.

E continuò ad imprecazioni e offese a quanti più santi conoscesse per tutto il percorso, alzando la voce ogni volta che rischiava di farsi ammazzare, fino a quando i vicoli si fecero stretti e deserti, costringendolo a rallentare e svoltare angolo dopo angolo in cerca del suo migliore amico e di Eiji.

Raggiungerli fu un enorme sollievo, eppure allo stesso tempo gli sarebbe piaciuto non dover mai vedere una scena del genere.

Light || AshEiji ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora