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Ash

Armato fino ai denti, carico di proiettili, lo sguardo gelido e distruttivo, l'espressione imperturbabile e l'ombra, enorme, che gli si agitava alle spalle, come fosse confusa. Confusa da quanti sentimenti negativi ci fossero dentro di lui, ma lasciandolo completamente immune alla sua influenza.

Ash aveva un unico pensiero fisso in testa: Eiji. La sua immagine, sulla sedia. Aveva vissuto quella situazione altre volte, con altri amici, e non poteva permettersi di fallire quella missione.

Se l'era lasciato sfuggire una volta. Ora doveva recuperarlo e difenderlo a costo di distruggere l'intera fabbrica, la città o direttamente il mondo.

Dentro quei tre stabilimenti, collegati tra loro da corridoi coperti, vigilavano sia uomini che ombre, gli umani non sembravano capaci di vedere gli spiriti, però erano di certo consapevoli della loro presenza. Come avessero fatto, o meglio, grazie a chi fossero riusciti a comunicare fra di loro restava un'incognita, ma aveva intenzione di scoprirlo presto.

Sentì dei passi avvicinarsi di corsa lungo il corridoio, così svoltò l'angolo con le due pistole già sollevate, vide al rallentatore i movimenti affannati dei quattro uomini che se lo trovarono davanti e le loro mani che cercavano le armi.

Lui fu più veloce.
Estremamente più veloce.

Uno, due a terra. Un passo avanti, uno scatto a destra per schivare la traiettoria degli spari nemici. Tre, quattro.

Il pavimento che si tingeva di rosso e Ash che, passava accanto ai cadaveri correndo, verso i piani superiori, dove sperava di trovare la stanza in cui si nascondeva quel pezzo di merda.

Shorter aveva tentato in mille modi di convincerlo che andare avanti da solo non fosse una buona idea. Chiaramente lui non aveva voluto sentir ragione.

Gli si fece incontro un'ombra e lui, con un movimento inumano, si chinò sotto il fendente di un pugnale, sentendo la lama vibrargli pochi millimetri sopra il capo e tagliargli qualche capello, poi si rialzò e la colpì con il gomito al centro della schiena, sparò all'avversario e, solo alla fine, i pochi fili biondi tagliati dalla lama nemica si posarono a terra.

Non smise di correre.

Non si guardò mai indietro.

Uccise abbastanza persone per arrivare a smettere di contarle.

L'ombra sulle sue spalle continuava a crescere, ma lui non provò nemmeno a fermarla.

Non fece nemmeno caso al fiato che si accorciava, le ferite che apparivano di combattimento in combattimento, i muscoli che cominciavano pian piano a cedere.

Controllò il secondo e terzo piano da cima a fondo e dopo di che passò all'edificio successivo.

Nel frattempo, pensava.

Se aveva ragione, se quello che Eiji aveva fatto pochi giorni prima con l'ombra non era stata una coincidenza, allora aveva un modo per fare dei propri incubi la peggior arma di distruzione di massa.

Nella sua mente i fatti avevano acquisito un senso, una logica. Ora tutti quegli attacchi organizzati si spiegavano, ora sapeva chi c'era dietro quel delirio e, cosa più importante, cominciava ad avere un'idea di cosa avesse Eiji di speciale, oltre a non produrre ombre.

Forse aveva un piano, forse aveva una possibilità di mettere fine a quella storia quello stesso giorno.

Salì le scale di metallo correndo e proseguì a destra, sul pianerottolo sospeso a mo' di ponte tra i due edifici, poi entrò nel secondo magazzino. Arrivò alle spalle di un uomo, come un fulmine, piantandogli due pallottole sulla nuca.

A quel punto, finiti i proiettili, rallentò per darsi il tempo di gettare le armi scariche e impugnare una mitragliatrice leggera, ma bastò quell'attimo perché uno dei nemici, dall'altra parte del magazzino, lo vedesse, vedesse il cadavere, e si mettesse a correre.

Ash lo fulminò con lo sguardo:- Dove credi di andare?- Chiese, pur consapevole di non poter essere sentito.

Sollevò la mitragliatrice e sparò. Purtroppo non era un'arma precisa ed ottenne solo gravi ferite al braccio ed alla spalla.

Ma lo lasciò scappare.

Non aveva tempo per andargli dietro.

Non quando alle sue spalle i nemici lo raggiungevano e doveva toglierli di mezzo per proseguire.

Avrebbe tanto voluto non aver bisogno di uccidere la gente. Essere un'assassino non era una bella sensazione, non aveva assolutamente nulla di positivo. 

Molte volte cercava di fare finta di nulla nei confronti delle ombre proprio per quel motivo, eppure quella notte, esattamente come quel pomeriggio ormai passato avvolto in un diluvio terribile, non riuscì a farne a meno.

Per il semplice motivo che preferiva Eiji vivo e sano rispetto alla sua stessa coscienza pulita.

Forse perché preferiva Eiji in generale. A tutto, tutti, compreso se stesso.

Forse perché per la seconda volta nella sua vita si sentiva leggero pensando a qualcuno.

Forse perché, per quanto gli dolesse ammetterlo, provava qualcosa.

Angolo lunedìmattina:

'Ongiorno unicorni :3

Allorah. È stato un parto, ma finalmente sono riuscita a sistemare questa parte di storia, ovvero quella tra capitolo 20 e 26 circa.

È per questo che gli aggiornamenti sono andati a rilento, scusate, ma proprio non mi piaceva com'era venuta e ho anche dovuto aggiungere tre capitoli😅

Ma in ogni caso ora dovrei riuscire ad aggiornare ogni cinque giorni, a parte questa settimana che è veramente piena per il mio compleanno :D

Quindi ci si vede il 16.

CIA'NE

Light || AshEiji ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora