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Yut-Lung

Non era la prima volta che si trovava a recitare la parte della checca.

Spinse i capelli dietro le spalle, mentre guardava più attentamente l'uomo davanti a lui. Era quello che doveva incolpare dell'inseguimento.

Era una delle cose peggiori che avesse mai visto. E fortunatamente quando non sarebbe più servito, Golzine l'avrebbe sicuramente fatto fuori per evitare che parlasse troppo.

Yut-Lung sospirò. Sapeva benissimo cosa avrebbe dovuto dire: si era svegliato in fondo ad un vicolo con un uomo (quello davanti a lui) e un forte dolore alla testa, non ricordava nulla a parte alcuni frammenti della sua primissima infanzia. Poi l'uomo avrebbe cercato di stuprarlo e lui sarebbe scappato, entrando nel primo palazzo che fosse capitato e suonando al primo campanello disponibile.

Già sapeva che al piano terra non viveva nessuno, perché le finestre davano sulla strada e mettere delle inferriate costava troppo. Ma lui avrebbe detto che aveva provato a suonare senza ricevere risposta.

Le iridi nere scivolarono su Blanca, che aspettava, con la schiena contro il muro.

Probabilmente non gliel'avrebbe mai detto ad alta voce, ma gli piaceva la sua schiena. E le sue spalle.

Si voltò del tutto verso di lui:- Ti chiamo io quando avrò finito. Dammi cinque giorni.

Lui sollevò un sopracciglio:- Non puoi metterci meno?

Yut-Lung alzò gli occhi al cielo:- Devo decidere chi far fuori. Non è un mio problema se tu uccidi gente di cui non sai nemmeno il nome.

Per un secondo Blanca sembrò voler dire qualcosa, poi si limitò a fare un gesto con la mano per liquidare il discorso:- Cinque giorni.- e si avviò fuori dal vicolo, calando il cappello sulla fronte.

A quel punto Yut-Lung spostò nuovamente la sua attenzione sull'uomo:- Ora sparisci.- gli intimò, gelido.

Allora si voltò verso l'uscita dal vicolo e smise di respirare mentre si calava nella parte. Dopo una trentina di secondi cominciò a correre.

Fatto appena un passo fuori, nella strada principale, riprese a respirare di colpo. Un fiatone più credibile di quello non poteva farlo.

Percorrendo di corsa i cinquanta metri che lo separavano dal suo obiettivo, non dimenticò di guardarsi indietro, fare qualche passo scomposto, come se fosse sul punto di inciampare, ma soprattutto si tenne fissa sulla faccia l'espressione di chi è nel panico più totale.

Poi si lanciò dentro la porta con la vernice scrostata, suonò in fretta e furia i campanelli del piano terra, con le dita che tramavano.

Nessuna risposta, come da previsioni.

Solo allora salì le scale, diretto alla porta che cercava.

Si appoggiò allo stipite, suonando insistentemente il campanello. Strizzò gli occhi un paio di volte e le lacrime cominciarono a scendere, offuscandogli la vista.

Poi, finalmente, sentì la serratura scattare.

Eiji

Ash aprì la porta con la mano sinistra, per impugnare la pistola e puntarla fuori nello stesso momento.

Ma bastò una fessura della porta perché Eiji potesse sentire alla perfezione la voce rotta dalle lacrime di un ragazzo, con il fiato corto, che ansimò:- Aiutami... Se quello mi prende...

Poi, probabilmente, vide la pistola, perché Eiji sentì un tonfo, come se fosse caduto all'indietro.

Ash sospirò ed il corvino vide le sue spalle rilassarsi prima di aprire del tutto la porta e abbassare la pistola, senza comunque metterla via:- Ora calmati, entra e spiegaci cos'è successo.

Il ragazzo fuori, prima di ogni altra cosa, non sembrava nemmeno un ragazzo a colpo d'occhio. Aveva la pelle chiarissima, sembrava quasi bianca, tutto il contrario degli occhi e dei capelli, lisci e lunghi, neri come la pece.

Era evidentemente terrorizzato. Grossi lacrimoni gli rigavano le guance, era scosso dai tremiti e sembrava aver appena corso per chilometri.

Alle parole di Ash abbassò lentamente lo sguardo sull'arma, poi guardò le scale e, piano, quasi sul punto di ricadere, si alzò ed entrò in casa.

Mentre Ash richiudeva la porta, Eiji sollevò la mano, avvicinandosi al ragazzo e dicendo nel tono più gentile che riuscì ad usare:- Andiamo a sederci, così ci racconti tutto. Io sono Eiji, lui è Ash.

Il ragazzo parve calmarsi, finché annuiva per poi seguire Eiji in soggiorno.

In meno di un minuto si trovarono tutti seduti attorno al tavolo.

Il biondo squadrò un momento il ragazzo, i suoi dubbi erano quasi fisicamente visibili agli occhi di Eiji:- Va bene. Per prima cosa... Chi sei?

Lui alzò uno sguardo confuso e perso sull'altro:- Mi chiamo Yut-Lung. Ma n-non ricordo nulla prima di qualche minuto fa.

- Hai battuto la testa?- Fece Ash.

L'altro annuì appena, titubante:- Non me lo ricordo ma mi fa molto male e gira un po' quindi immagino...

- Cos'è successo da quando te lo ricordi?- Altra occhiata inquisitoria. Eiji lo fulminò con lo sguardo: "Eddai! Questo è terrorizzato! Sii gentile."

Gli occhi di Ash, in risposta, si fecero seri ed allusero al ragazzo, accompagnati da un movimento leggero delle sopracciglia: "Ancora non mi fido. Lasciami fare."

E così Eiji sospirò piano e lo lasciò fare.

Light || AshEiji ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora