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Shorter

Non poteva vedere chiaramente le ombre, come tutti d'altronde. Ma non vedere quel muro di energie negative sarebbe stato impossibile. 

Ed Ash era accasciato a terra, sulle ginocchia, con la testa tra le mani e piangeva.

Non l'aveva mai visto piangere. 

Eiji, che fino a pochi secondi prima era vicino a lui, si alzò in fretta e affiancò Shorter:- Che facciamo? Non si lascia toccare... 

Era visibilmente preoccupato, anzi, sembrava aver appena superato a fatica un attacco di panico. Fatto che, con tutta probabilità, era accaduto davvero.

Prese un respiro profondo e poi, prima di avanzare verso il biondo, rispose:- Si lascerà toccare. Che gli piaccia o meno.

[...]

Eiji

Ottantasei e mezza, quattro, trentacinque.
Le tavole di legno sul pavimento del corridoio, i suoi passi per percorrerlo, i gradini per arrivare al piano giusto.

Dieci giorni che Ash era chiuso in camera e che Eiji, ogni pomeriggio, aspettava davanti alla porta, ascoltando i rumori dall'interno, cercando di parlarci ogni tanto.

Troppe ore aveva passato a fare avanti e indietro per quel corridoio minuscolo, o seduto per terra, con la schiena contro la porta, magari perso nei suoi pensieri, oppure a studiare, circondato da evidenziatori, appunti e la solita tazza di caffè per non rischiare di addormentarsi.

All'inizio era stato talmente tanto preoccupato che sentiva i morsi dell'ansia attanagliargli lo stomaco, però si era abituato in fretta.

Ormai quel piccolo corridoio e quella porta chiusa erano un appuntamento fisso.

Quel pomeriggio, Eiji era seduto con la schiena contro la porta, ma non stava studiando. Pensava a cosa dire, a come poteva cominciare o in qualsiasi modo attirare l'attenzione di Ash senza buttare giù la porta.

Il più piccolo aveva chiaramente chiesto di essere lasciato in pace, di non entrare in casa sua e di non cercare di contattarlo.

Eiji, dal canto suo, si era altrettanto chiaramente rifiutato.

Shorter gli aveva ceduto le chiavi della casa e il corvino era andato ogni giorno a casa di Ash, piazzandosi davanti alla porta, sperando che si aprisse. 

O meglio, lo aveva sperato all'inizio e con il passare dei giorni cominciò semplicemente a sperare che dall'altro lato della soglia andasse tutto bene, che il biondo stesse bene e che lo sentisse. Soprattutto che lo sentisse.

Che sentisse quando raccontava la sua giornata, le sue sventure o i suoi colpi di fortuna, quando faceva una battuta. Che sentisse le sue domande, le domande che poneva ogni volta alla fine del discorso, a cui forse un giorno ci sarebbe stata una risposta. 

Che sentisse quando si lamentava dei troppi capitoli da studiare. 

Solo che sentisse che lui c'era. 

Che nonostante tutto era sempre lì. Che non importava cosa stesse affrontando Ash là dentro, ma Eiji sperava che sentisse di non essere completamente da solo. Anche se, forse, avrebbe voluto esserlo.

Ma la vita, i problemi, non sono fatti per essere affrontati da soli. Questo Eiji l'aveva sempre pensato, soprattutto una volta superata la sua depressione.

Per questo, senza mancare una volta ai soliti orari e abitudini, continuò a presentarsi tutti i giorni.

E mentre nei negozi si sentivano canzoni natalizie, le strade si riempivano di luci e le feste si avvicinavano, Eiji pensava a tutto tranne che al Natale.

Era ormai il quindicesimo giorno che parlava alla porta chiusa, raccontò la sua giornata, di come fosse andata bene. 

Seduto con la schiena contro la porta, gesticolava alle sue parole, anche se era consapevole di non poter essere visto. Ma era felice, in fondo dal giorno successivo, la viglilia di Natale, avrebbe avuto molto più tempo per se stesso e per Ash.

Finì di raccontare ed allora si fermò un momento, prese un respiro e parlò ancora, adesso più piano, con molta meno enfasi:- Non mi va di farti le solite domande, sai?

- Se mi senti sai che vorrei tanto sapere come stai, perchè non esci, se vuoi uscire. Però visto che non hai ceduto per più di due settimane penso che sia qualcosa molto importante. 

- Ci tenevo solo che... Sapessi che, se ne hai bisogno, io sono qui. E che mi dispiace di non averti lasciato in pace come volevi, ma proprio non volevo farlo. Non penso che mertiti di stare da solo tutto questo tempo, magari in qualche momento difficile.

- Non saprei davvero cos'altro fare e... non me la sentivo di fare finta di nulla. Tu mi hai salvato, no? Però vorrei saperlo davvero, cosa succede. O magari se non me lo puoi dire dimmi solo se...

- ...Fa male?


Angolo pallini di luce

Macciao unicorni :3

Allora allora, come state? Che vi hanno regalato per Natale? Vi sta piacendo la storia?

Fatemi sapere, nel frattempo vi aggiorno: ho deciso che ora posto due capitoli perché è Natale e che domani pubblico di nuovo perché il 20 mi sono dimenticata di farlo :'). Rip me.

E beh, che dire... Buon Natale, spero che l'abbiate passato bene e che abbiate preso almeno cinque chili :D

Ci si vede domani, cia'ne!


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