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Eiji

Eiji si sentì sollevato di un peso enorme quando avvertì l'ombra staccarsi dalle sue mani e di conseguenza anche da Ash.

Solo allora, dopo averla vista diventare leggera, i suoi sensi tornarono a reagire al mondo esterno. Vide i nemici irrompere nella stanza, Ash che si voltava a guardarli.

Fece appena in tempo a sentire i muscoli del biondo tendersi, come se fosse pronto a scattare, pensò alla sue ferite e poi, prima che chiunque posse fare un singolo passo, fece muovere l'ombra.

Ash Lynx.

Era la persona che lo stava proteggendo in quel momento e che era venuta a salvarlo rischiando di morire, era la persona che gli diceva di non pensare e di fidarsi di se stesso, era la persona che in cui Eiji sapeva di poter credere anche fosse stato l'unico in tutto il mondo.

E vide la luce e l'ombra rimescolarsi, prendere forma e dare vita ad una lince in bianco e nero.

Dopo di che, ciò che poteva vedere in quel momento venne sostituito da una successione veloce di immagini, talmente veloce che fu quasi impossibile riuscire a distinguerle. Apparirono accompagnate da un urlo, sempre più forte, sempre più vicino.

Poi i suoi occhi tornarono a vedere la stanza e la lince, ora impegnata a combattere, ebbe giusto il tempo di voltarsi ed incrociare lo sguardo di Ash, il quale, in un attimo, da meravigliato si fece preoccupato.

La sua voce si fece sentire sopra il grido che rimbombava nella testa del corvino:- Eiji...

Lui sollevò a fatica un braccio per posargli un dito sulle labbra. Era pesante, freddo, quasi non sembrava nemmeno un suo arto, era più simile ad un pezzo di marmo.

Cominciò a parlare, rendendosi di star piangendo solo quando il sapore salato della lacrime gli scivolò in bocca:- Ash Lynx, no? La lince è la prima cosa che mi è venuta in mente, scusa.

Detto questo sentì le ginocchia cedere, il corpo farsi insostenibile, la gola chiudersi, e crollò in avanti, lontano dalla stanza, dalla lince, dal nemico e da Ash.

Sparì tutto, al suono martoriante di quel grido disperato.

Era un bambino. Era un bambino a gridare.

Non appena il vortice confuso di immagini si bloccò su una di esse, Eiji riuscì anche a vederlo. Aveva forse sei anni, un ginocchio sbucciato e, cosa peggiore, era inconfondibilmente Ash. Ora con i capelli più lunghi, e gli occhi verdi sgranati, gonfi di lacrime, terrorizzati.

Gli stessi occhi che Eiji aveva visto una sola volta prima di allora, prima di passare giorni ad aspettare davanti ad una porta chiusa.

Occhi che in quel momento fissavano sconvolti un ragazzo simile a lui, che si affondava un coltello nel petto. Un'ombra enorme gli vorticava attorno e, soprattutto, una luce debole brillava attorno a lui, una luce come quella di Eiji, che si spense quando lui cadde.

La scena cambiò di colpo. Ora Ash era ranicchiato contro una porta, con le mani rosse, come se avesse cercato di aprirla con tutte le sue forze.

Un uomo si fece avanti, parlando a bassa voce, le sue parole erano confuse, come se lo si sentisse parlare sott'acqua. Fatto che confermò le supposizioni di Eiji: quello doveva essere un ricordo, uno dei tanti ricordi che componevano l'ombra sulle spalle di Ash.

La scena scattò avanti nel tempo sotto gli occhi del ragazzo, si fece confusa, distorta, un ricordo sbiadito dal tempo. E riprese in un momento che il corvino avrebbe preferito non vedere mai.

Non appena fu in grado di distinguere i contorni e le forme dell'uomo, sopra ad Ash, distolse lo sguardo. Cosa che, purtroppo, non fermò le fitte al cuore al sentire la voce sottile e scossa dallo shock che pregava di smetterla, di lasciarlo, di andarsene.

Esattamente come pregò nel ricordo seguente, accompagnato dagli scatti delle macchine fotografiche e dalla ricorrente domanda, una delle poche non distorte: "Fa male?".

E poi ancora, giorni diversi, luoghi diversi. E sempre le stesse lacrime, le stesse grida, il solito terrore.

Fino a che, con i vestiti strappati a metà e le mani tremanti, Ash sfilò una pistola da sotto il cuscino e, senza esitare un secondo di troppo, sparò. E poi restò immobile, a guardare ad occhi sgranati le lenzuola che si tingevano di rosso sotto il cadavere.

Se solo avesse potuto, Eiji l'avrebbe aiutato, d'altronde quelli erano ricordi, nulla di più, nulla di meno. Non avrebbe mai potuto cambiarli, ne tantomeno considerarli solo ricordi. Eppure faceva male guardarlo soffrire a quel modo, così piccolo.

La scena successiva, però, fu quasi peggiore. La situazione era simile alla prima, ora in una stanza dal proprietario palesemente più ricco, Ash era cresciuto di poco, ma ora non piangeva, non gridava.

Aveva i polsi distrutti, come se fossero stati legati, e quello sguardo serio che lo avrebbe caratterizzato sempre, anche se allora appariva spento, quasi apatico.

Mentre l'ennesimo uomo scivolava dentro e fuori, alla maggiore velocità consentita da quei rotoli di grasso disgustosi, Ash teneva ostinatamente lo sguardo puntato alle sue palle, sullo schermo acceso del computer. E... Leggeva.

Le immagini mutarono ancora, trasportandolo attraverso mille esami del sangue, test di intellgenza, iniezioni. E poi lo vide imparare a sparare, a combattere, sotto le correzioni di un uomo più simile ad un armadio.

Vide i cadaveri, vide i complotti, vide gli ambienti cambiare, farsi sempre più ricchi, curati, vide Ash crescere fino a quando il ritmo rallentò.

Quando la scena si aprì su Ash che puntava la sua pistola, quella che Eiji gli aveva sempre visto stringere, contro un uomo e, dopo una conversazione muta alle sue orecchie, sparava.

Sparava nell'esatto momento in cui l'ombra, scaturendo dalle spalle per la prima volta, gli esplodeva attorno, distruggendo qualsiasi cosa, compresa la visuale di Eiji.

Lasciandolo così al buio.

A pensare che Ash doveva essere proprio forte, per sorridere come faceva dopo tutto quello che aveva passato.

A pensare che, dal suo risveglio, avrebbe fatto in modo di far apparire quel sorriso sempre più spesso.

Light || AshEiji ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora