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Ash

Non chiuse occhio.

Avrebbe dovuto sentirne il bisogno dopo gli ultimi due giorni, eppure rimase per un tempo assurdamente lungo a fissare la finestra, dalla sua posizione sul divano.

Con gli occhi verdi seguiva i fiocchi di neve mentre vorticavano leggeri verso il basso, piccoli punti bianchi contro il nero del cielo notturno.

Avrebbe tanto voluto pensare a Golzine, a come finire quella storia o a come fare per trovare loro prima che loro trovassero lui. Però, purtroppo per le sue buone intenzioni, pensava ad Eiji.

Era una persona così facile da capire, aveva un carattere così semplice rispetto a quello di Ash, eppure si portava dietro una serie infinita e quasi preoccupante di grattacapi.

Tanto per cominciare non c'era modo di spiegare quella cecità improvvisa, o almeno, nessun modo scientifico. Ash ricordava benissimo gli occhi della lince, identici a quelli di Eiji e i suoi, neri come la pece.

Era probabile che per imbrigliare l'ombra servisse anche rinunciare a qualcosa, come in quel caso la vista. Quella, certo, era una spiegazione plausibile.

Altro grande mistero era la luce. Appena dopo aver imbrigliato l'ombra Eiji non brillava più. Eppure al suo risveglio la luce che gli aveva sempre aleggiato attorno sembrava più vivida, anche se andando a logica avrebbe dovuto essere il contrario.

Oppure quel "Non so se voglio". Ash non aveva la minima idea di come sentirsi al riguardo. Avrebbe potuto essere ferito, sentirsi rifiutato, forse in parte era così. Però non era quello il suo stato d'animo.

Forse è più appropriato dire che se lo aspettava.

Non aveva mai pensato che Eiji fosse abituato a contatti di quel tipo, anzi, era palese che in tema non avrebbe avuto idea di come cominciare.

Eppure restavano un mistero quelle sue parole, parole sospese, senza conclusione. Magari erano un mistero anche per Eiji stesso, non sarebbe stata una sorpresa. Cosa non sapeva se voleva? Baciarlo?

Forse. Forse a lui andava bene così, quell'essere amici e andare d'accordo e aiutarsi.

Incredibile. Pensò Ash. Firendzonato dal primo ragazzo con cui ci provo sul serio. Ma scherziamo?!

Sospirò nella penombra rischiarata dalla luce della strada, si girò su un fianco per togliere il peso dalla spalla ferita e rimase a guardare i piatti vuoti poggiati sul tavolino da caffè.

Avrebbe aspettato una risposta, una decisione, la fine della frase.

Per Eiji avrebbe aspettato.

Eiji

Verso l'una di notte quella voce cominciò a dargli fin troppo sui nervi.

Pensò che stava impazzendo, per questo sentiva le voci. Come se non bastasse non poteva nemmeno distrarsi guardando il cellulare, dal momento che non poteva guardare proprio nulla.

E così se ne stava lì sotto le coperte, con gli occhi aperti incapaci di vedere anche la minima luce nella penombra della stanza, ad ascoltare quella voce, cercando di ribattere mentalmente alle sue affermazioni.

A quel punto stavano portando avanti un'avvincente conversazione sulle dita di Ash.

O meglio, la vocina lo stava facendo.

Eiji si limitava ad arrossire fino alle orecchie cercando in tutti i modi di pensare ad altro.

"Cioè, voglio dire, ma hai visto come sono lunghe e sottili?"

L'ho visto, ma questo non mi ha mai fatto pensare-

"Ad averle dentro? Certo, certo. Non farmi ridere. Puoi essere santo quanto vuoi ma non pensarci è praticamente un reato."

Senti. Che schifo! Non è bello pensarci, fa schifo!

"Ti denuncerò per danni morali."

Danni morali a... me stesso?

"Danni morali all'unica parte del tuo cervello che ragiona, cazzo!"

E modera i termini.

"Oh Cristo, ma cosa sei? Un diciannovenne del ventunesimo secolo o una suora del 1600?"

Meglio suora che maniaco pervertito. Ribattè Eiji, sperando di zittire quella dannata voce.

"Ma chi ha mai parlato di maniaci pervertiti? Qui si tratta di fatti, capisci? Ash è talmente bono che pure un sasso prenderebbe vita per farselo."

Ok. Ma non io. Io non voglio nulla del genere.

"Lo dici solo perché non ti va giù il fatto che ti piace."

Non è vero.

"E che mi dici dei brividi, del bacio, dell'abbraccio? Che mi dici del tuo cuore che si scioglie a vedere il suo passato?"

Non significa nulla.

"Ti piace."

No.

"Sì invece. Ti piacciono i ragazzi."

No!

"Sono nella tua testa. Non puoi mentirmi. E lo sai che non hai mai avuto un briciolo di eterosessualità."

BASTA COSI!

Non rispose più.

Nella sua testa, finalmente, tutto tacque.

Eiji sospirò, godendosi il silenzio. Chiuse gli occhi e si lasciò scivolare verso il mondo dei sogni.

E fu un attimo prima di addormentarsi del tutto, un attimo in cui, per una frazione di secondo, pensò che quella voce fastidiosa non aveva tutti i torti.

D'altronde fu un momento così sfuggente che la mattina seguente non ne avrebbe avuto nemmeno memoria.

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