39

437 37 3
                                    

Blanca

Uno dei vantaggi dell'inverno era che pedinare la gente diventava molto più facile, dal momento che portare impermeabili e cappelli non dava nell'occhio.

Qualche ora prima Golzine aveva dato direttive sul da farsi e Sergei aveva eseguito subito, sperando di togliersi il prima possibile il peso che aveva sulle spalle.

Certo, pedinare Ash era una rogna. Continuava a girarsi indietro, come se avvertisse la presenza dell'uomo. Non che Sergei ne fosse stupito, l'aveva addestrato lui così.

All'ennesima occhiata che il ragazzo si lanciò alle spalle, prontamente, l'altro si voltò a guardare una vetrina, mescolandosi ad un gruppo di ragazzi. Tra di loro c'era un'ombra, la sagoma sbiadita di un uomo di mezza età, impegnata a mangiare.

Sergei si spostò in fretta, incrociando appena lo sguardo con l'ombra. Lei capì che poteva vederla e tirò dritto.

L'uomo sospirò, riprendendo ad inseguire il suo obiettivo. Detestava le parti della città come quella. Erano sempre piene di ombre.

Gli venne anche da chiedersi con quale coraggio Ash andasse in giro insieme ad Eiji quando quest'ultimo era praticamente una calamita per le ombre. Doveva essersi innamorato sul serio, visto come, ogni volta che un'ombra sembrava anche solo volersi avvicinare, la fulminava con lo sguardo.

Se l'umanità avesse potuto vedere il mondo come lo vedeva Ash, o come lo vedeva Sergei, avrebbero capito quanto fosse terribile.

Vedere le ombre divorare le persone, aggrappate a loro come sanguisughe, e le energie negative calare come nebbia dove scoppiavano risse, dove qualcuno moriva. Quello non era per niente un bello spettacolo.

E trovarsi davanti qualcosa come Eiji Okumura... lo faceva diventare un punto fermo. Sergei capiva benissimo perché Ash avesse insistito a volerselo tenere vicino. In fondo... Chi lascerebbe la presa su una torcia trovata per caso nell'oscurità più totale?

I due ragazzi girarono l'angolo e lui dovette accelerare il passo per assicurarsi di non perderli.

Ash

Stava attento di base, quando usciva di casa, ma ora si sentiva degli occhi puntati addosso. Era solo un'impressione, nulla di più, nulla di meno.

Era pur vero però che le sue impressioni si rivelavano giuste, in linea generale.

Ormai aveva perso il conto di quante volte si fosse girato a guardare indietro, o di quante volte Eiji gli avesse chiesto "perché stiamo facendo questa strada?".

Non appena svoltarono un angolo Ash fermò il corvino, trattenendolo per le spalle:- Eiji, va' a casa, devo occuparmi di una cosa.

Lui arricciò appena il naso:- É da prima che sei teso e cambi strada senza motivo. Cosa sta succedendo?

A quella domanda la sua agitazione crebbe un pochino. Non aveva tempo di inventarsi una bugia a cui Eiji avrebbe creduto, ma se gli avesse detto che qualcuno li seguiva era probabile che dopo avrebbe voluto restare con lui.

Alla fine, con un sospiro, ammise:- Credo che qualcuno ci stia pedinando.

Nello sguardo dell'altro si accese la consapevolezza:- Oh.

- Quindi vai a casa. Non voglio che tu sia con me se succede qualcosa.

Per un secondo Eiji parve affrontare una lotta interiore, poi sfilò le mani dalle tasche e le poggiò sulle guance di Ash:- Va bene. Ma devi giurarmi che sarai a casa per le cinque, prima che faccia buio.

Il biondo sorrise:- Cosa sei, mia madre?

- Una specie.- ridacchiò.

- E poi le ombre le vedo meglio al buio.

- Sono le persone che mi preoccupano, Ash.- detto ciò Eiji sollevò i talloni da terra quel che bastava, gli scoccò un bacino sulle labbra e poi fece un passo indietro.

- Per le cinque.

- Certo, mamma.

Ed allora, facendogli la linguaccia, girò i tacchi e si avviò lungo la strada, mentre Ash rimase fermo dietro quell'angolo, ad aspettare.

Blanca

Doveva ammettere che Ash non aveva agito male, a lasciar andare Eiji e ad aspettare dietro l'angolo.

A dirla tutta si era quasi fatto sfuggire un sussulto a trovarselo davanti, ad un paio di metri, con la schiena contro il muro mentre scrutava i passanti.

Aveva tolto la giacca per poggiarsela sulle spalle, le mani sembravano essere nelle tasche posteriori del pantaloni. Sergei sapeva benissimo che non era così. Stava impugnando la pistola.

E l'aveva quasi fregato.

Però anni di esperienza sul campo come assassino non erano proprio inutili. Impiegò meno di tre secondi, a trovare l'ombra più vicina a lui, prenderla per un braccio e spingerla verso Ash.

Ancora minore fu il tempo in cui rimise le mani in tasca per superare a passo spedito il ragazzo, mentre lui era impegnato ad allontanare l'ombra.

E poco più avanti, come immaginava, Eiji stava camminando per conto suo, con un'alta probabilità verso casa. O meglio, la casa di Ash.

Nel giro di dieci minuti Sergei confermò l'ipotesi, quando il giovane entrò in uno degli edifici allineati lungo la strada.

Bingo.

Light || AshEiji ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora