Ash
Ascoltava. Ascoltava e basta.
Aveva chiesto di non entrare in casa sua, ma Eiji, comunque, dal giorno seguente a quella richiesta, era sempre venuto. E Shorter era suo complice per avergli dato le chiavi.
Eppure Ash non aveva avuto la forza di mandarlo via.
Si era solo seduto per terra, con la schiena contro la porta, ad ascoltare.
I passi di Eiji, lo scorrere di un evidenziatore sulla carta, i suoi sospiri di stanchezza o sconforto per qualche argomento troppo difficile. E poi lo ascoltava parlare.
Soprattutto quando arrivava e si sedeva dall'altro lato della porta, prendeva fiato e cominciava.
Salutava e poi raccontava la sua giornata, come era andata all'università, cosa aveva mangiato a pranzo, chi aveva incontrato per strada.Ed alla fine gli faceva delle domande. "E tu stai meglio?" "A cosa pensi?" "Cos'è successo quel giorno?"
Ash non si era mai spiegato, non aveva mai detto cosa aveva visto e sentito in quel vicolo, come si era sentito. Forse se ne pentiva.
Avrebbe voluto mandare Eiji a casa e non farlo tornare mai più. Non avrebbe dovuto vederlo in quello stato, circondato dalla sua ombra, pronto a distruggere delle vite pur di levarsela di dosso.
Ma non ci riusciva. Aveva bisogno di Eiji. Delle sue chiacchierate con la porta chiusa, dei rumori sottili che produceva, della sua sola presenza dall'altro lato della porta. Anche solo questo sarebbe stato abbastanza.
Fino a quando l'ombra sarebbe stata limitata da quelle quattro mura sarebbe andato tutto bene.
La stanza era completamente offuscata dall'ombra, fredda per essere sempre isolata dal resto della casa, il pavimento pieno di confezioni di cibo in scatola e bottiglie di acqua mezze vuote.
Usciva solo di notte, magari per andare in bagno o per prendere altro cibo.
E non dormiva. Non avrebbe potuto dormire più di un'ora consecutiva con quegli incubi.
Anche se, effettivamente, l'aspetto peggiore era che non stava migliorando affatto.
Ogni giorno di più, sempre più nera e sempre più grande, le sensazioni sempre più reali, le immagini sempre più vivide.
Vedeva suo fratello uccidersi, con l'ombra che gli vorticava attorno, i mille prelievi del sangue, i test, gli stupri. E poi la pistola tra le sue mani, il sangue schizzatogli sulla maglietta e i cadaveri.
E si svegliava piangendo, da solo, al buio.
Avrebbe addirittura perso la cognizione del tempo se non fosse stato per Eiji. La sua stanza, d'altronde, era sempre buia, l'aria nera per colpa dell'ombra.
Al quindicesimo giorno Ash avrebbe preferito morire piuttosto che continuare quella tortura.
L'ombra lo stava consumando ad una velocità insostenibile e lui non poteva fermarla. L'ultima volta che era successo aveva distrutto un piano e ucciso cinque persone.
Questa volta non se lo poteva permettere.
Reclinò la testa all'indietro, appoggiandola alla porta, ranicchiandosi il più possibile su se stesso, mentre ascoltava Eiji finire il racconto della giornata.
Ancora una volta era andata bene, non aveva perso l'autobus e aveva anche trovato lo sconto sui suoi dolci preferiti.
Probabilmente stava gesticolando animatamente perché Ash sentiva la porta muoversi appena mentre il ragazzo parlava.
E poi, come da copione, arrivò il momento delle domande.
Sentì che i movimenti del corvino si fermavano, che tutto il suo entusiasmo diminuiva mentre prendeva fiato. Solo allora parlò, ora con un tono di voce più basso, più lento.
- Non mi va di farti le solite domande, sai?
Quella frase riuscì a stupire Ash che, nel buio, spalancò appena gli occhi.
- Se mi senti sai che vorrei tanto sapere come stai, perché non esci, se vuoi uscire. Però visto che non hai ceduto per più di due settimane penso che sia qualcosa molto importante.
Lo era. Era importante, complicato e terrificante.
- Ci tenevo solo che... Sapessi che, se ne hai bisogno, io sono qui. E che mi dispiace di non averti lasciato in pace come volevi, ma proprio non volevo farlo. Non penso che meriti di stare da solo tutto questo tempo, magari in qualche momento difficile.
Forse, invece, se lo sarebbe meritato. Ma in fin dei conti aveva davvero bisogno di qualcuno, per quanto gli dolesse ammetterlo.
- Non saprei davvero cos'altro fare e... non me la sentivo di fare finta di nulla. Tu mi hai salvato, no? Però vorrei saperlo davvero, cosa succede. O magari se non me lo puoi dire dimmi solo se...
Esitò. Trattenne il fiato per appena un secondo, e l'universo parve fermarsi. Poi...
- ...Fa male?
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Light || AshEiji ||
Fanfiction"Vedo ombre ovunque, ma la luce è talmente rara che pensavo di averla immaginata. E tu brilli." - Incontrarsi con il diluvio universale sopra le teste, di colpo, senza nemmeno il tempo di pensare. Scoprirsi cercandosi nel buio di un mondo che non la...