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Ash

- Sì, forse hai ragione.

Forse sua madre non gli voleva così male, in fin dei conti. Forse le cose erano solo andate storte.

Ash cominciava ad avere sonno, però, anche sul punto di addormentarsi, una cosa gli si fece chiara in testa: forse poteva perdonarla.

La luce di Eiji si fece più intensa.

Solo lei, solo una volta, perché non l'aveva mai conosciuta e perché non c'era motivo di odiarla così tanto.

Poteva farlo per quella volta.

Era sempre stato convinto che la maggior parte dei genitori fossero la peggior feccia esistente al mondo, perché non solo mettevano al mondo dei figli che sapevano di non poter crescere come si deve, ma non davano loro nemmeno la possibilità di scegliere come vivere.

Eppure sua madre, a modo suo, forse aveva cercato di evitargli qualcosa di peggio, lasciandolo in quella casa. E sentirsi dire da Eiji che lei di sicuro lo amava, in qualche modo lo convinse.

Ormai l'intera stanza era invasa dalla luce di Eiji così come lo erano i pensieri di Ash, come se il sole gli stesso sorgendo direttamente in ogni ricordo, in ogni pensiero. Ed a quel punto lo sentì all'improvviso, il peso dell'ombra che spariva dalla sua schiena.

Si sentì scuotere da un brivido, i suoi battiti accelerarono di colpo, l'aria gli sparì dai polmoni e la presa di Eiji si serrò, ferrea, sulla sua mano:- Ash, fa caldo.- Ansimò con il fiato corto.

Il biondo strinse i denti, ricambiando la stretta:- Lo so.

"Che sta succedendo?" si sarebbe chiesto, normalmente. In quel momento, però, non riusciva a pensare, con la mente investita da quella luce. E probabilmente succedeva lo stesso a Eiji.

L'unica cosa cui riusciva a pensare era il proprio nome e, soprattutto, alla donna che gliel'aveva dato.

Non la odiava. Era convinto di farlo, ma non aveva senso. Non la odiava.

"Non ti odio".

Buio.

Accadde tutto contemporaneamente. La luce che spariva, il fresco improvviso, i battiti che rallentavano.

E i due ragazzi respirarono di nuovo.

Scattarono seduti sul letto, inspirando profondamente, cercando di riempirsi polmoni d'aria.

Per un momento restarono così, respirando in silenzio, con le mani ancora una nell'altra.

Poi Eiji cominciò, quasi sussurrando:- Ash... L'hai perdonata, vero?

- Già.

Il biondo aveva ancora lo sguardo fisso sulle coperte, mentre cercava di metabolizzare ciò che era appena successo, quando l'altro osservò:- La poltrona non era in soggiorno?

Ash si voltò seduta stante a guardarlo, stupito. Come faceva ad aver visto...
Ed i suoi occhi incontrarono l'immagine del corvino che lo guardava a sua volta, con quegli occhi profondi, scuri.

Lo stava guardando davvero. Dritto negli occhi.

Quello doveva essere una sorta di compenso per aver perdonato sua madre, come una specie di scambio.
Il che significava che anche se Eiji avesse avuto altri incidenti nel corso del tempo per imbrigliare l'ombra, le cose avrebbero potuto tornare al loro posto.

Sarebbe stato questo il ragionamento che avrebbe fatto Ash più tardi, ma sul momento, appena si rese conto che Eiji poteva vederci di nuovo, gli si avventò addosso per abbracciarlo.

Il corvino gli ridacchiò contro la spalla e l'altro sentì il suo fiato caldo sulla pelle scoperta:- Non pensavo che il fatto che io ci veda di nuovo ti avrebbe reso così felice.

- Oh, taci.- fece Ash, stringendolo più vicino.

Pochi attimi più tardi Eiji allungò gli avambracci sulla schiena dell'altro, poggiando la testa sulla sua spalla in modo che il proprio naso gli sfiorasse il collo, così da sentire l'odore dello shampoo.

- Avevi ragione. Quando dicevi che ci sarebbe stata una soluzione.

La voce del biondo prese di colpo un tono da saputello:- Certo che avevo ragione. Non avresti mai dovuto metterlo in dubbio.

E con questo, quasi senza pensarci, con una leggerezza inaudita, fece scivolare la mani sui fianchi del corvino e mosse le dita.

Non l'avesse mai fatto.

Eiji cacciò un urlo da checca isterica mentre schizzava all'indietro, per sfuggire a quella presa malefica.

Ash ci mise una frazione di secondo per riprendersi dallo stupore iniziale, poi ghignò:- Ah, e così soffri il solletico, eh?

L'altro arretrò sul letto fino a scendere dal lato opposto:- No Ash, no. Ti prego no.

- Oh sì.

- Noooooooo!- fece per darsi alla fuga fuori dalla stanza, ma il biondo gli fu davanti in meno di un secondo, tenendolo con il braccio buono e correndo con le dita dell'altra mano sul collo, sul fianco, sulle orecchie.

- KYAAAAAAAAAA!

Quell'urlo decisamente troppo poco virile fu abbastanza per far mollare la presa ad Ash e premettere ad Eiji di svignarsela fuori dalla camera.

- Vengo a prenderti...- avvisò il biondo, già sorridendo.

In quel momento non si pose la domanda, ma nei giorni a venire, per molto tempo, avrebbe continuato a chiedersi come fossero riusciti a passare in così poco tempo dalla situazione calma e vagamente deprimente di poco prima a... Il solletico?

Però in fin dei conti andava bene così.

Non avrebbe potuto andare meglio.

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