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Eiji

Stava ancora rimuginando sul suo agognato bagno quando, senza alcun preavviso, uno sparo infranse l'aria.

Da allora, ancora prima che potesse voltarsi, successe tutto in un attimo.

Seguirono altri due spari, subito dopo il primo, senza esitazione, senza una minima insicurezza. Esattamente come la presa ferrea che gli avvolse il polso pochi secondi dopo per trascinarlo in una corsa apparentemente immotivata.

Solo allora, lanciato nella corsa, Eiji riuscì a dare un primo sguardo al ragazzo che si trovava davanti a lui.

Aveva i capelli chiari, dai quali scivolavano via le gocce d'acqua ad ogni movimento, finendo per unirsi alla felpa che, evidentemente, fino a poco prima era asciutta. E correva veloce, anche troppo veloce, in una mano teneva il polso del corvino e nell'altra una pistola.

Per poco non smise di correre, quando la vide. Non aveva mai visto qualcuno con un'arma tra le mani dal vivo, se non qualche agente di polizia.

Gli venne il timore che fosse un malintenzionato... eppure che poteva volere un ragazzo della sua età? O almeno, avrebbe avuto senso puntargli contro la pistola e chiedergli soldi, ma non lo aveva fatto.

Aveva sparato però. Ma a cosa...

- Giù!- gridò lo sconosciuto, voltandosi all'improvviso, sollevando l'arma.

Eiji si abbassò senza ragionare, per evitare la traiettoria del proiettile. La detonazione, ora la sentì da vicino, gli esplose nelle orecchie. Come le due che seguirono.

Vide con la coda dell'occhio i muscoli del braccio contrarsi sotto la pelle chiara, per fare resistenza al rinculo dell'arma.

Ed infine, d'istinto, si voltò indietro, verso la strada.

Era deserta, non c'era nessuno. Niente.

Solo la pioggia e il silenzio.

Il ragazzo biondo tornò a guardare avanti, senza mollare la presa sul polso dell'altro, il quale, ora più confuso che spaventato, riuscì a chiedere:- Ma che stai facendo?!

E la risposta, concisa e determinata, arrivò veloce quanto uno sparo:- Ti sto salvando.

Eiji ormai aveva il fiato corto, sentiva la giacca bagnata pesargli sulle spalle come un'incudine e la borsa colma di libri sbattergli sul fianco ad ogni passo.

Per un attimo si chiese se quel ragazzo fosse completamente impazzito. Sicuramente non voleva fargli del male, o l'avrebbe già fatto.

Ad ogni modo, alla fine, si rassegnò a seguirlo.

Ash

Si dissolsero tutte, una dopo l'altra, sotto i colpi precisi ed infallibili del biondo.

Erano davvero troppe e troppo grandi per lasciarle perdere. Ed anche quel ragazzino era troppo speciale per lasciarlo perdere.

In diciassette anni di vita era solo la seconda volta che Ash vedeva quella luce candida. La prima volta era ormai lontana e superata, tanto da fargli credere che fosse stata solo la sua immaginazione.

L'immaginazione innocente di un bambino che vede suo fratello maggiore come un angelo che brilla di luce chiara, capace di volergli bene nonostante tutto e tutti.

Quel giorno però, molto tempo dopo, ebbe la conferma che non si trattava di semplice immaginazione.

Solo dopo aver svoltato in una strada principale, Ash si permise di rallentare ed infine fermarsi. Con un movimento fluido ed ormai automatico fece scivolare la pistola tra la cintura ed il tessuto dei jeans.

Fatto ciò sospirò, voltandosi verso il ragazzo sconosciuto per osservarlo meglio.

Incontrò la sua figura, intenta a riprendere fiato, piegata in avanti con la mani sulle ginocchia. I capelli nerissimi e vagamente ricciuti gli ricadevano completamente pieni d'acqua sulla fronte.

Aveva la pelle chiara, una borsa a tracolla che sembrava pesargli parecchio, probabilmente era un universitario. Eppure non avrebbe mai pensato che fosse così grande.

- Da quando si lasciano i bambini girovagare da soli?- lo schernì, pur avendo capito benissimo la sua età.

Lui alzò lo sguardo, contrariato:- Ho diciannove anni, non sono un bambino.

Aveva davvero la faccia di un angelo. I tratti erano delicati, morbidi, gli occhi grandi e scuri, profondi come abissi, ed aveva le labbra piene, tendenti al blu per il freddo.

Ash sogghignò, mentre cercava con lo sguardo un bar:- Beh, lo sembravi.

Lui abbassò nuovamente lo sguardo, poco prima di riuscire a riprendersi del tutto e rimettersi in piedi, ricevendo subito una presentazione sbrigativa, accompagnata dal dito che puntava la porta di un bar:- Ash Lynx, comunque. Entriamo lì.

Dopo di che si avviò verso l'entrata, seguito a ruota dal più grande:- Eiji Okumura, piacere mio. Posso avere delle spiegazioni riguardo... Tutto quanto?

Ash si voltò appena per gettare un'occhiata da sopra la spalla, nella sua direzione, facendo brillare una sola iride smeraldo:- È quello che intendo fare.

Light || AshEiji ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora