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Eiji

Il locale era affollato, pieno di gente di ogni etnia, i volti illuminati a scatti dalle luci pirotecniche, era tutto un ammasso di corpi che si muovevano al ritmo ridondante e martellante della musica.

Era la prima volta che Eiji si trovava in un posto del genere, come era la prima volta che faceva parte di un piano per raggiungere un obiettivo importante come quello. Ed era anche la prima volta che si sentiva così sotto pressione.

Certo che Ash aveva ragione quando, quella mattina, aveva detto che la notte dopo Natale i locali e le discoteche si sarebbero riempite e, soprattutto, sarebbero state piene di ombre.

Il loro obiettivo era trovarne una che non si comportasse come tutte le altre e pedinarla fino a scoprire qualcosa. Peccato che l'unico modo sicuro per capire la differenza fosse portarsi dietro Eiji.

Probabilmente il giorno successivo sarebbe stato un lavoro estenuante levargli le ombre di dosso, ma in quel momento i pensieri del corvino erano ben lontani da quel futuro, per altro il più ottimistico dato che faceva pensare che sarebbero tornati a casa illesi e con la possibilità di sistemare le ombre.

Mille odori si mescolavano nell'aria, fumo, alcool, colonie.

Ed il punto di riferimento fisso di Eiji era la chioma chiara, quasi bianca sotto le luci, di Ash. Si muoveva tra tutto quel casino come se ne fosse stato il centro.

Si avvicnò al bancone del locale, per poi voltarsi e sporgersi verso l'orecchio del maggiore, urlando per sovrastare la musica:- Per ora niente, tu tieni gli occhi aperti e non mollarmi.

In tutta risposta, lui annuì.

Era sul punto di farsela sotto per tutta quella pressione, tensione. Migliaia di cose potevano andare storte: potevano non trovare un'ombra, non riuscire a seguirla, poteva finire come l'ultima volta.

O peggio, potevano subire un'attacco a sorpresa, magari restare uccisi. In fin dei conti era lui stesso a dover chiamare Shorter, che aspettava con gli altri, nel caso qualcosa fosse andato male. E se non ce l'avesse fatta? E se fosse rimasto paralizzato?

Inoltre, non era mai stato un grande osservatore, ma quella sera dovette ringraziare la tensione che lo rese estremamente vigile, tanto che, anche in tutto quel caos, vide benissimo l'uomo sulla quarantina che si avvicinava alle spalle di Ash, lo sguardo vacuo, le pupille dilatate, un ghigno stampato sul volto.

E poi vide la mano di lui che, senza nemmeno tentare di non darlo a vedere, si poggiava sulla natica sinistra di Ash, palpando come se avesse a che fare con un ragazzino qualsiasi.

E fu un attimo. 

Un pessimo presentimento, un guizzo di iridi smeraldo, e tutto crollò sotto i suoi occhi.

Eiji vide il corpo di Ash irrigidirsi, lo vide voltarsi di scatto, velocissimo, e colpire l'uomo con un destro, facendolo sputare sangue e ruotare su se stesso. 

Prima che potesse in qualunque modo reagire, gli assestò un calcio in pieno stomaco gettandolo a terra. 

Decine di occhi osservarono la scena, mentre Ash si faceva avanti, piazzando un piede sul petto dell'uomo e chinandosi appena, al suo sguardo sconvolto.

Gli rivolse un'occhiata gelida, le iridi di giada ora fattesi di ghiaccio, e disse soltanto:- Ti hanno mai detto che le opere d'arte si guardano e non si toccano?

Dopo di che sorrise, un sorriso terrificante, fece per voltarsi e... un solo colpo secco, sulla nuca.

Il mondo sparì dalla vista del corvino, mentre si sentiva tirare indietro. Se lo sentiva che sarebbe finita male, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato così veloce.

D'altronde il mondo di Ash era un mondo dinamico, di luci nel buio, di scatti, di attimi e di paura, disperazione. Un mondo che, no, non faceva per Eiji. Era sempre stato tutto troppo rapido, forte, difficile da gestire per lui.

E nonostante tutto si ostinava a seguire il biondo, forse perché in tutto quel disastro lui era l'unica cosa giusta.

Se non altro, loro insieme potevano esserlo.

Dopo quel colpo, fu solo buio, rumori distorti e giramenti di testa.

In quelle condizioni avrebbe dovuto chiamare Shorter, ma non aveva nemmeno cognizione del proprio corpo.

E tutto ciò che riuscì a pensare, tra una fitta e un rumore, fu che Ash, probabilmente, avrebbe fatto cascare il mondo pur di andare a recuperarlo.

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