Scostai la tenda bianca per sbirciare un'altra volta, per poi ritornare davanti al termosifone caldo.
Da una parte cercavo di convincermi che non sarebbe accaduto nuovamente e mi sarei trattenuta, l'altra parte, invece, mi spingeva a compiere mosse dal dubbio gusto e moralmente scorrette.
Picchiettai le dita della mano sul labbro, mentre una ciocca di capelli castano scuro, sciogliendosi dalla crocchia in cui avevo raccolto i capelli comparve sul mio volto, così la scostai dietro l'orecchio tornando poi a braccia incrociate, sul tiepido calore del calorifero. Pochi attimi dopo, incuriosita dal rumore del motore di un auto ritornai con il naso schiacciato contro il vetro, che in pochi attimi si ritrovò tutto appannato, dal mio respiro. Mi spostai da un lato all'altro della finestra cercando di intravedere qualcosa, finché non scorsi in lontananza, una piccola sagoma uscire dalla macchina appena arrivata.
Il sole splendeva alto nel cielo, cosparso a macchie di nuvole grigiastre, mentre le chiome degli alberi venivano scosse da un leggero vento, e lasciavano sulle strade le loro foglie.
-Deve essere lui- pensai tra me e me. Con una mano, intanto, cercai di ripulire il vetro appannato, lasciando però, solo le chiazze evidenti di una manata, ma diedi poca importanza a ciò, e ritornai a fissare l'esterno della casa.
Lo osservai, senza mai staccargli gli occhi di dosso. Il suo volto era coperto da enormi scatoloni di carta che continuava ad alzare e portare vicino alla porta. Si scorgeva parzialmente la sua testa, ma la lontananza non favoriva la situazione.
-É sicuramente lui- aggiunsi, dopo aver notato che estraendo una chiave dalla tasca aprì la porta di casa; eccolo. Il mio nuovo vicino di casa.
Posai la tazza contenente del thè bollente sul tavolo e ritornai ad osservare il nuovo arrivato. Le uniche informazioni che i miei occhi riuscivano a captare erano i suoi jeans scuri, scuri come i suoi capelli leggermente arricciolati, la parte restante da sua figura rimaneva immersa nell'ignoto.
La casa limitrofa alla mia, si trovava ad una notevole distanza, dunque osservare i dintorni, mi era spesso complesso, ed anche il passeggiare di una semplice persona, diveniva impossibile da vedere.
Mi allontanai nuovamente dall'apertura, che dava su un piccolo balcone, vedendolo scomparire tra le mura di casa, per poi ritornarci nel tardo pomeriggio, osservandolo mentre sul balcone se ne stava poggiato, tenendo tra le dita una sigaretta.
Avevo aspettato per tutto il giorno, con impazienza di vederlo, tra una faccenda e l'altra, trovavo qualche attimo per osservare la casa del vicino e cercare di scorgerlo. Il mio animo curioso scalpitava, era l'occasione perfetta per ottenere più informazioni, su quel misterioso ignoto, così impulsivamente mi guardai attorno, con sguardo furtivo afferrai velocemente, dal porta panni, il primo indumento che trovai: una maglietta ridotta male, tutta bucata e con un colore tendente al bianco sporco, così fatto uscii sul balcone con passo felpato, facendo attenzione ad eseguire ogni mossa nel silenzio più totale.
Facendo finta di sbattere la malaugurata maglietta, contro la ringhiera del balcone mi dedicai ad una attenta visione di quel ragazzo, che pochi attimi dopo, accortosi della mia curiosità e del fastidioso rumore che stavo provocando iniziò a fissarmi con occhio perplesso; presa da una forte sensazione di imbarazzo e dopo un breve finto sorriso, scappai dentro casa dove, chiuse tutte le tende, poggiai la mano contro la mia fronte, lasciando spazio ad una tremenda e logorante sensazione di imbarazzo e fastidio.
Iniziai a rimuginare su quanto fossi impulsiva e a che impressione avessi lasciato al povero malcapitato, non era mia intenzione passare per questo tipo di persone. Ma nonostante questo non mi ero del tutto arresa, così proseguii la mia ispezione da un'altra prospettiva, più nascosta, dove non si sarebbe potuto accorgere di me, sarei stata ad osservarlo senza che lui si accorgesse di me, avrei potuto capire chi fosse quell'essere che avrebbe vissuto accanto a me per un po' di tempo.
La piccola finestra del bagno mi era di aiuto per una volta, salita sul gabinetto ed aggrappata ad una piccola sporgenza arrivai vittoriosa alla finestra. Puntai le mie iridi contro quella sagoma indifesa e schiacciai il mio naso contro il vetro mentre con due mani cercavo di non appannare il vetro.
Il ragazzo se ne stava sulle sue. Stravaccato su una sedia, questa volta, leggeva un libro, non sembrava interessato a ciò che attorno accadeva. Svariate persone passavano lì davanti, ma nessuna di queste sembrava rubare la sua attenzione. Passai una decina di minuti ad osservarlo, girava le pagine del suo libro con estrema velocità quando, si guardò attorno qualche attimo, ed estrasse il telefono dalla tasca, lo avvicinò all'orecchio stiracchiandosi. In seguito si alzò e iniziò a camminare sul davanzale parlando e dopo poco afferrò il libro e rientrò in casa.
Missione fallita suggeriva il mio intelletto.
Scesi dalla tavoletta del water con un agile salto e poggiai le mani sui fianchi. Fissai il pavimento mentre camminavo per la casa. Sul mio viso comparvero svariate smorfie che facevano da riflesso ai miei pensieri, mentre ogni tanto passavo le mani fra i capelli. Passavo da una stanza all'altra, senza interruzioni, ogni tanto alzavo gli occhi verso il soffitto concentrandomi; un'altra idea malata aveva colpito il mio cervello...
Guai in vista...
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CIÒ CHE È GIUSTO [COMPLETA]
ChickLitNon era la vita perfetta. Nulla lo era mai stato. Trascinava alle spalle, il ricordo di un dolore difficilmente arginabile. Un errore, aveva rovinato la sua vita. Bethany Hills, vive, tra il dolore dei ricordi, e l'ingenuità di una ragazza innamorat...