Capitolo 20

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Sospirai con fatica, lasciando la porta chiudersi alle mie spalle, mi appoggiai ad essa, socchiudendo gli occhi. Lasciai scivolare dalla mia mano la borsa, facendola ricadere sul pavimento. Tolsi le scarpe, iniziando a richiamare Hayley a gran voce.

-Hayley, ci sei?- domandai, iniziando ad affacciarmi, stanza dopo stanza, con la testa, alla ricerca della mia amica.

-Sono tornata!- strillai, continuando la mia ispezione nella casa.

Al suo mancato ritrovo, feci spallucce, confidando in un suo ritorno. Decisi lo stesso di scriverle un messaggio, e dopo averlo inviato, mi fiondai sotto la doccia, con la speranza di poter staccare la testa, da tutti quei pensieri, che mi si ammucchiavano in testa.

Con la sensazione dell'acqua calda sul corpo, mentre con una mano massaggiavo i capelli, iniziai a pensare, senza limiti e sponde. Le piccole gocce di acqua cospargevano il mio corpo, avvolgendolo in un dolce calore. Non riuscivo a pensare ad altro che a lui. Era come un demone, e mi seguiva ossessivamente ovunque andassi. Non riuscivo a dimenticarmi di lui, e detestavo il solo pensiero di essere uscita dalla sua vita. Mi metteva i brividi l'idea di lui, ed una ragazza, a baciarsi, scambiarsi sguardi e carezze. Volevo essere io quella ragazza. E nonostante ciò, non riuscivo nemmeno a spiegarmi, tutta quella gelosia, che stava logorando il mio animo. Reprimevo tanto rancore, e il non riuscire ad esternare il tutto, mi faceva vivere nel malessere.

Quei pensieri mi seguirono fino alla notte, quando una volta sdraiata sul letto, sotto delle calde coperte, il pensiero di Noah, continuò a perseguitarmi. Un piccolo raggio della luna si infrangeva sul mio volto, come tagliandolo. Dalla finestra, attraverso tende, si intravedevano stelle cosparse nel cielo a chiazze. Stavo tutta raggomitolata tra le coperte, che mi tenevano al caldo, dal freddo della mia stanza. Strinsi il cuscino sotto la mia testa, sistemando i capelli, in modo che non mi ricadessero sul volto. Per quanto vietassi a me stessa di pensare ancora una sola volta a lui, mi era davvero difficile. Forse anche lui la notte mi pensava, si struggeva tra le coperte del suo letto, con il volto al soffitto, e continuava a pensare a me, e ai momenti trascorsi insieme. Forse anche a lui manco. O forse per lui non sono mai stata nulla. Non stavo in pace con me stessa senza di lui.

Sentivo un peso sul petto, ed una perenne sensazione di vuoto. Ero strana, più del solito. Non ero mai concentrata, pensavo troppo. Pensavo a quello che eravamo stati, e che avremmo potuto essere, ai baci lasciati sulla nostra pelle, ed ai nostri corpi sfiorarsi, le nostre labbra giunte, una sopra l'altra, ed i nostri sorrisi, scambiati nella complessa semplicità dell'amore.

Passai la notte a rigirarmi nel letto, tra la pressa delle coperte e i pensieri che vagavano senza sosta nella mia mente. Mi massagiai delicatamente le tempie, facendo dei profondi respiri e cercando di rilassarmi. Osservai per l'ultima volta il soffitto, dopo l'ennesimo tentativo di prendere e sonno, e abbattuta dall'insonnia, mi alzai e mi diressi verso la cucina, toccando malamente le superfici che mi si presentavano davanti, cercando di capire, dove andare.

Arrivata alla sala da pranzo, accesi la luce. Balzai in piedi, gridando spaventata. Una figura di spalle, si intravedeva nella penombra. La sagoma a sua volta, spaventata dal mio urlò, sobbalzò in aria, lanciando un gridolino acuto.

-Hayley!- la rimproverai, riprendendo fiato, con una mano sulla cassa toracica.

-Bethany!- mi ammonì lei a sua volta, reggendo in mano un bicchiere di vetro, contenente dell'acqua.

-Ma che ci fai in piedi?- borbottò lei, ingurgitando l'acqua in un unico sorso.

-Che ci fai tu in piedi!- ribattei, ancora offuscata dalla potente luce, della cucina.

-Sono le tre, dove sei stata?- domandai preoccupata, mentre lei sembrava estremamente tranquilla.

-E poi sarei io la madre iper apprensiva- continuò divertita sorridendomi. La fulminai con lo sguardo, ed accortasi della mia ultima azione, mi sorrise dolcemente.

-Scusa ero uscita con un ragazzo- mi rincuorò.

-Ora scusa, ma ho sonno- concluse posando un bacio sulla mia guancia ed uscendo dalla porta, lasciandomi sola nella stanza.

Quella ragazza non me la racconta giusta.

CIÒ CHE È GIUSTO [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora