Capitolo 29

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-Sei bellissima- esclamò, tendendomi una mano, avvampai imbarazzata, scossa da quel complimento, ero vestita come era solito fare, eppure Logan, mi guardava come fossi una dea.

-Sono vestita normale- borbottai arrossendo sempre più, sotto il suo sguardo dolce e premuroso.

-Appunto- continuò lui, spostando la sedia del tavolo, in modo tale, che mi ci potessi sedere senza problemi.

Avevo desiderato mettere in chiaro tutto, vestendomi come per andare al bar, ignorando il suo abbigliamento elegante. Forse si stava facendo strane idee, ed il solo pensiero di ciò, mi metteva i brividi: mi sembrava un bel ragazzo, e non avrei voluto farlo soffrire, tuttavia non lo conoscevo, stavo giudicando troppo, mi stavo illudendo io.

Il suo sguardo sul mio corpo mi metteva a disagio. Avrei voluto essere coccolata tra le braccia di Noah, sul divano, e passare la serata a scambiarci baci, sotto le sue battute, e i nostri discorsi, non ero felice lì. Sentivo di star sbagliando, e nonostante mi sforzassi di convincermi, che era normale tutto quello, per me non lo era.

-Reciti da molto?- domandò, giocherellando con l'estremo del tovagliolo di stoffa, posizionato davanti a lui.

-No, a dire la verità, no. Ho provato a partecipare ad un paio di spettacoli qualche anno fa, ma non è mai andata bene- annunciai sorridendo.

-Hai un talento a parer mio- ammise sorridendomi con sempre più dolcezza, distolsi lo sguardo, cercando di non far vedere l'imbarazzo che stavo provando in quel momento.

-Grazie- mugugnai arrossendo.

Odiavo che mi si facessero complimenti, non tanto per il complimento in se, ma piuttosto perché ne storpiavo sempre il significato. Per lo più mi mettevano a disagio, iniziavo a sudare ed arrossire. Però, quando a farmeli, era Noah, mi sentivo in pace, accettata, apprezzata. Con lui mi sentivo in paradiso.

-Dimmi, sono curioso- continuò.

-Cosa?- chiesi incuriosita.

-Qualsiasi cosa di te, mi interesserà sicuramente!- sbuffai, alla sua domanda, con un leggero sorriso falso dipinto sulle labbra.

-Non ho molto da raccontarti. L'ho vissuta a modo mio. Se solo vedessi come sono cambiata. E se solo vedessi quello che ho passato- farfugliai velocemente, sotto lo sguardo attento di Logan. Il solo ricordare mi provocava un dolore straziante. Era difficile accettare i propri errori, accettare il proprio passato, e parlarne con uno sconosciuto assillante, mi faceva sentire ancora peggio.

In quell'istante avrei desiderato baciare Noah, piangere con lui, ed essere rincuorata tra le sue braccia. Sobbalzai di colpo, accorgendomi della presenza della cameriera, che con un sorriso stampato sul volto, mi incalzava ad ordinare un piatto.

-Non sei obbligata a parlarne- continuò poco dopo che la cameriera, sculettando, se ne fu andata.

-Infatti... Lavori?- domandai cercando di cambiare discorso.

-Ufficio, smisto carte e documenti dalla mattina alla sera, nulla di entusiasmante- borbottò con noia, non doveva amare il suo lavoro, come me. Sorrisi. Lo comprendevo perfettamente. Sapevo cosa volesse dire essere obbligati a lavorare, pee poter svolgere una vita dignitosa. E quando inizi a sentire la fame e il freddo, ciò che ami fare passa in secondo piano.

Calò il silenzio sul nostro tavolo, illuminato da una piccola candela posizionata al centro della tavola. Il locale in qui ci ritrovavamo, a detta di Logan, era un pezzo di storia di San Francisco, sulle pareti erano appessi riconoscimenti e foto antiquate. L'atmosfera pacata, era perfetta per un appuntamento, ma noi due, io e Logan, eravamo tutto tranne che perfetti.

-Ti ho pensata molto questa notte- borbottò sorridendo, dopo che una cameriera, portò sul tavolo i piatti da noi ordinati.

-Sei gentile...- mormorai a tono basso, mentre un acida sensazione di disagio, si propagava dentro di me. Con la forchetta, passavo da un lato all'altro del piatto, la pasta condita, cercando di evitare il suo sguardo ed i suoi occhi, che quel giorno erano solo per me.

Era strano essere osservata così, era strano essere desiderata così tanto. Sentì la sua mano calda poggiarsi sulla mia. Lo osservai sorridendo, era così dolce. Continuò a fissarmi incuriosito: la sua premura mi scaldava il cuore, la sua presenza per quanto mi mettesse a disagio, mi faceva sentire amata. Era così bello, illuminato dalla luna bianca, e vestito in maniera elegante.

-Non è di tuo gradimento?- domandò preoccupato.

-No, solo che sono molto stanca, è un problema se andiamo via?- domandai abbandonando la forchetta sul piatto ed alzandomi, susseguita da Logan, che dopo aver pagato, mi accompagnò all'uscita del locale.

-É stata un serata bellissima!- esclamò Logan, indossando la giacca.

-Già, grazie mille- sussurrai sorridendogli.

Era un ragazzo così gentile, e premuroso, ma mi sembrava scorretto frequentare un ragazzo, mentre sto intraprendendo una relazione con un'altro ragazzo. E mi sentivo un mostro, lo avevo trattato con così tanta freddezza per tutta la serata, e nonostante ciò, si era mostrato così disponibile e dolce.

-Scusami, non sono stata molto cortese oggi, ma ero veramente distrutta- ammisi poggiando li sguardo sul terreno.

-Non ti preoccupare- mormorò sistemando una ciocca di capelli dietro il mio orecchio.

Il suo volto, centimetri dopo centimetro, si fece sempre più avanti, e non ebbi il tempo di accorgermene, che le sue labbra erano situate a pochi millimetri dalle mie. Sentivo il suo respiro sfiorarmi il collo, e i suoi capelli mi accarezzavano la fronte. Socchiusi gli occhi d'impulso: ci stavamo baciando.

CIÒ CHE È GIUSTO [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora