Finii di sistemare una candela natalizia sulla tavola. La cera rossa era decorata, da dei brillanti dorati, che formavano degli abeti stilizzati. Un po' di cera, era ricaduta a goccioline, sul cilindro liscio. Il salotto, era illuminato dalle luce calde, posizionate su un abete, che padroneggiava il vuoto salotto.
Le luci soffuse, permettevano la visione degli addobbi che con Hayley avevo posizionato per tutto il pomeriggio. In tutta la casa, risplendevano con magistrale ordine, candele, e statuette. Non mancavano festoni rossi, e dorati, poggiati sulle superfici piane.
Tornai ad osservare la cera a forma cilindrica. Per poi tornare seduta sul divano sconsolata. Hayley, nel tardo pomeriggio, era uscita di casa, ed ero rimasta sola, con una strana sensazione di malinconia.
Averla in casa, mi aveva abituata a non rimanere mai sola, e così, ogni qual volta uscisse, mi sentivo abbandonata. Mi aveva assicurato sarebbe stata un'uscita veloce; non avrei potuto di certo impedirglielo, con tutte le volte, in cui l'ho lasciata da sola, senza preavviso.
Mancavano meno di due settimane a Natale, la città già da molto, si era riempita di luci, e colori accesi, tipici del Natale, era già partita la furiosa caccia ai regali per i negozi, io mi ero limitata a pensare cosa regalare ai miei cari.
In casa mia, eppure, non si era ancora presentato il momento di rendere la nostra casa accogliente per la festività imminente. Solitamente decoravo la casa in solitudine, di rado l'avevo addobbata con qualcuno. Avevo preferito la solitudine, alla comunicazione, nella speranza di riuscire a comprendermi, negli anni precedenti. Un lento, e sofferente periodo, però in quel momento, tutto andava bene. Ero felice. Avevo decorato la casa, insieme ad Hayley, ridendo insieme a lei, e parlando, accompagnata da melodie Natalizie.
Mi appoggiai alla finestra del salotto, gelida come non mai, ed ignorato il freddo osservai il vialetto, al di là dal vetro. Sui lampioni, erano appese delle stelle cadenti illuminate, mentre le case del vicinato, ero ricche di luci e decorazioni. La casa di Noah, poco distante dalla mia, era priva di decorazioni: avevamo deciso di metterle assieme.
Nell'istante in cui, annoiata, mi spostai dalla finestra, mi voltai di scatto, tornando di colpo con il naso contro il vetro, attirata da un rumore. La casa era rimasta nel silenzio per l'intero giorno, e quel rumore, mi aveva incuriosita. Proveniva dalla casa di Noah, la osservai ancora qualche attimo, per poi notare, nella penombra del tardo pomeriggio, la sua figura fuoriuscire dalla casa, ma ciò che mi fece crollare, fu una risata femminile, che venne ben identificata da una ragazza, che a ruota lo seguì fuori dalla casa.
Balzarono in auto, sparendo per le strade, con silenzio.Rimasi attonita. Ad osservare il vialetto travolto da un tagliente silenzio. Ancora incredula ai miei occhi, a cui si era presentata una scena, raffigurante uno tra i miei più grandi incubi.
Era come se una lama tagliente, stesse infliggendo sulla mia pelle, un sottile ma acuto dolore. Mi sentivo vuota, priva di emozioni. Avevo donato a lui, il meglio e di me, ed in quel momento mi sentii come uno straccio, usato e gettato via. Ero stata svuotata di tutte le speranze e sogni, e ferita dalle scene a cui avevo assistito. Non era un'illusione quella. Era la verità. Lui, era con un altra ragazza.
Sentivo gli occhi pungere, sull'orlo di un pianto iniziai a mordermi il labbro. Uno straziante dolore allo stomaco, come se ne avessi appena ricevuto un pugno. Il mio fiato divenne lento, e affaticato.
La tristezza ben presto, si trasformò velocemente in rabbia feroce. Sentii il corpo andare a fuoco, ed una rabbia ruggente nel petto. Marchiata da uno dei sentimenti più spregevoli, la pena dell'abuso dell'amore, una gelosia incalzante, capace di logorare ogni essere umano, le mie tempie iniziarono a pulsare.
Afferrai velocemente il cellulare dalla mia borsa, e ne composi sul tastierino le cifre del numero che volevo contattare. Dopo una serie di suoni interrotti una voce roca rispose:
-Pronto?- chiese con un sussurro.
Forse non era giusto ciò che stavi facendo, forse stavo sbagliando e forse non mi sarei mai perdonata quella mossa, ma sarei stata bene.
Volevo stare bene anche io.-Ciao Logan...- dissi debolmente.
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CIÒ CHE È GIUSTO [COMPLETA]
ChickLitNon era la vita perfetta. Nulla lo era mai stato. Trascinava alle spalle, il ricordo di un dolore difficilmente arginabile. Un errore, aveva rovinato la sua vita. Bethany Hills, vive, tra il dolore dei ricordi, e l'ingenuità di una ragazza innamorat...