-Che cosa ci fai qui?- sbottai con rabbia, incrociando le braccia, con così tanta forza, quasi da provocare del dolore sul mio petto.
-É così che mi accogli?- borbottò con aria saccente e stizzita.
-É casa mia!- specificai con rabbia, iniziando a battere nervosamente il piede sul pavimento.
-Non mi pare di averti accolta così quando ne hai avuto bisogno- continuò.
-Che cosa c'è?- gridai, alzando le mani al cielo, spazientita.
-É il modo di trattare tua madre questo?- continuò con aria sempre più stizzita, aggiustandosi i capelli castani con un mano. Indossava uno di quegli abiti, che trasudavano soldi, e ricchezza, la pelle solcata dall'età e la bassa statura, rendevano l'idea perfetta, di un qualsiasi cliché sulle donne ricche di una certa età. Portava una gonna dai toni chiari, che le stringeva le snelle gambe, ricoperte da una calza a maglia, come in un fascio. Una giacca altrettanto scura, contrapposta ad una camicia dai toni caldi, risaltava la sua bassa statura.
-Una madre no, te sì!- bofonchiai. Osservai, dietro le spalle di mia madre, la figura di Hayley, allontanarsi, con passo felpato. Mi osservava sorridendo, cercando di tirarsi fuori da quella situazione, con indiscrezione. Odiava farsi gli affari altrui, e d'altra parte era conscia, che avrebbe perso in breve la pazienza, in presenza di mia madre, voleva evitare scontri, dibattiti e scenate futili, dunque probabilmente preferii abbandonare la stanza e l'imminente litigio.
-Non cambi mai Bethany!- strillò lei. Portai gli occhi al cielo, stringendo con sempre più forza le braccia al petto. Mi lasciai sfuggire un lamento: era così banale. Per tutta la mia esistenza, non aveva fatto altro che ripetermi quella frase. Eppure ero cambiata, avevo una vita mia, precaria lo ammetto, e ciò che facevo non mi soddisfaceva a pieno, ma la gestivo io, ed era la più grande soddisfazione che potessi avere; forse ai suoi occhi parevo l'incosciente ragazzina di un tempo, ma non era così.
-Te lo ripeto, che cosa vuoi?- la attaccai spazientita, sperando concludesse quella patetica conversazione.
-Ho sentito che ti sei sentita con un giovanotto...- bofonchiò, con aria vaga, poggiando delicatamente la sua borsa scura su una sedia, andandosi ad accomodare sul divano. Le gambe stavano una sopra l'altra, sorrette dalle mani, che congiunte sulle ginocchia, le tenevano ben salde.
-Cosa fai ora? Mi spii?- la accusai strabuzzando gli occhi, così tanto, che per qualche attimo, parvero fuoriuscire dalle orbite. Quella donna, così glaciale, aveva sempre per la testa, le più maniacali idee. La sua ossessiva voglia di entrare nella mia vita, dopo avermi cacciata dalla sua, era opprimente e spaventosa.
-Sono tua madre, ci tengo pur sempre a te!- si difese lei agitando l'indice della sua mano, in aria.
-Ho capito dove vuoi arrivare- ammisi sogghignando. Mi era tutti chiaro. Doveva rovinare proprio tutto nella mia vita. Qualsiasi persona conoscessi, lei doveva metterci le grinfie, influenzarla e portarla via da me.
-No, non te lo presenterò, non lo manipolerai come hai fatto con tutti gli altri, e sai perché?- esclamai velocemente, iniziando a camminare per la stanza, massaggindomi nervosamente le mani.
-Perché è finita, quindi puoi andartene, perché non ho bisogno di te, né ora, né mai!- starnazzai con voce stridula, senza pazienza, agitando le mani in aria.
-Bethany Hill!- mi ammonì, con le vene sul collo pulsanti, sottolineanti la sua rabbia. Il volto era tendente al rosso mentre i suoi occhi verdi, iniziarono a fissarmi un cagnesco.
-Sei la solita incosciente!- continuò adirata, afferrando velocemente la borsetta, dopo essersi alzata, e dirigendosi velocemente verso l'ingresso, dove la porta l'attendeva.
-Oh Gesù, non cominciare!- sbottai, iniziando a seguirla a spasso svelto.
-Io devo parlare con questo ragazzo- urlò fermandosi e girandosi di colpo. Alzò lo sguardo e mi osservò imperterrita.
-Tu non parlerai con nessuno- ammisi con aria di sfida.
-É il tuo fidanzato: è giusto che lo conosca!-
Sembrava non voler capire. Non voleva comprendere che non avevo nessun uomo accanto e che non le avrei mai presentato nessuno. Non aveva alcun diritto, di fare ciò, di imporsi nella mia vita, e selezionare le persone adatte a me. Avevo ventitré anni, sapevo badare a me stessa.
-Non lo conoscerai mai, perché è finita, per sempre. Perché non lo capisci?- ribadii con i nervi a fior di pelle, e piena di collera.
-Giusto, una come te...- mormorò a voce bassa. Stringendo le braccia al petto ed evitando i miei occhi. Storsi il naso, lasciando la mia mandibola aperta. La osservai indignata. Aveva appena lanciato la sua freccia, aspettava che reagissi: doveva sempre farmi sentire inadeguata.
-Cosa vuoi insinuare?- domandai adirata.
-Che non sai mantenere una relazione, sono tutti giocattoli per te, basta pensare che la tua relazione più lunga è stata di due mesi!- sbottò con tono altezzoso arricciando le labbra.
-Mesi intensi!- mi difesi con un velato sarcasmo, che non attaccò, difatti, continuò ad osservarmi, con gli occhi colmi di ira ed il volto rosso.
-Consumati alla cena di Natale, per altro, nella camera mia e di tuo padre- sottolineò con puntigliosità.
-É stato un errore!- mi difesi allo stremo delle mie forze. Ero una ragazzina. Avevo sedici anni. Non sapevo cosa facevo, con chi e dove, volevo provare nuove esperienze, e nuove emozioni, i luoghi erano solo futili dettagli per me. Mi ero concessa ad un ragazzo, nel luogo sbagliato, il giorno sbagliato: non potevo negarlo, ma Emily Hill, mia madre, doveva vivere nel passato, nelle tragedie che avevo svolto.
-Un errore che ha prodot...- bofonchiò.
-No!- la interuppi alzando il dito con sguardo fulmineo. Il passato, quel passato, era da dimenticare.
-Non parlare- la ammonì aprendo la porta di casa, invitandola gentilmente ad andarsene.
-Io l'ho lasciato, perché non funzionava- ribadii inviperita, nella speranza comprendesse la situazione e non ne andasse a fondo.
-Non ha mai funzionato nulla nella tua vita- concluse indossando una giacca velocemente, e portando alla spalla la borsa.
-Perché c'eri tu!-
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CIÒ CHE È GIUSTO [COMPLETA]
ChickLitNon era la vita perfetta. Nulla lo era mai stato. Trascinava alle spalle, il ricordo di un dolore difficilmente arginabile. Un errore, aveva rovinato la sua vita. Bethany Hills, vive, tra il dolore dei ricordi, e l'ingenuità di una ragazza innamorat...