Aperta porta, come un fulmine si precipitò verso di me Hayley, incrociai velocemente il suo sguardo inviperito, e con le braccia sui fianchi, mi osservò severamente. Regnava una tale pace nella casa, nonostante ciò, si avvertiva una pesante sensazione di disagio.
-Dove sei stata?- mi rimproverò, estremamente rincuorata, nel vedermi rincasare.
-Scusa, mamma- dissi con arroganza. Velocemente, cercando di evitare l'imminente interrogatorio, mi diressi verso la fine dell'ingresso, dove poggiai la borsa.
Ero stufa di essere seguita così ossessivamente, come se incapace di vivere. Ero grande, responsabile delle mie azioni e delle mie decisioni. Sapevo ciò che facevo e con chi lo facevo. Eppure la gente, tendeva a vedermi come un infante, bisognosa di controllo, in modo tale eviti di ficcarsi in situazioni spiacevoli. Volevo fare ciò che volevo e provare almeno una volta ad essere felice.
-Non scherzare, mi ero preoccupata- ribatté, seguendomi in cucina, dove stavo cercando di sfuggire, a passi veloce.
-Hai ragione, colpa del lavoro- tagliai corto, nella speranza abbandonasse quel suo tentativo di sapere, dove fossi stata.
-Che facciamo stasera?- domandai afferrando una piccola bottiglia di acqua, e bevendone il contenuto a gran sorsi.
-Non cambiare discorso- mi ammonì Hayley, posizionandosi davanti a me, con le braccia incrociate e lo sguardo severo.
-Non c'è più molto da dire...- borbottai debolmente.
-Gradirei un po' di comunicazione e informazione; sono qui da un paio di settimane e avremo cenato insieme, sì e no, quattro volte- ammise, con un volto estremamente rammaricato.
-Okay, hai ragione, ma ora sono tutta per te, non vedo dove sia il problema- risposi con sincerità.
Non ammettevo certo, di star svolgendo delle mosse completamente corrette, nemmeno di star gestendo il tempo bene, ma in quel momento, avevo una nuova priorità, qualcuno aveva appena occupato, tutto quel tempo, che dedicavo a futili attività. Ero innamorata. E non riuscivo a comandare ai miei sentimenti, nemmeno i miei pensieri, concentrati, su una sola ed unica persona: Noah.
Sconfitta, Hayley annuì, sedendosi accanto a me. Non sembrava realmente convinta dalle mie parole, più che altro, avrà desiderato non continuare a ribattere sull'argomento. Sapeva, che se non le dicevo qualcosa, insistere non l'avrebbe aiutata. Così in silenzio, si poggiò al tavolo.
-Tutto bene? Ti vedo un po' strana- riprese lei, toccandosi nervosamente le mani.
-Va tutto bene- la rassicurai sorridendole, e notando ancora un po'di paura nei suoi occhi la strinsi tra le mie braccia, cercando di farle capire, che veramente tutto andava bene, e non poteva andare meglio.
Non avrei mai potuto nutrire dei sentimenti negativi per Hayley. Lei era l'unica sponda a cui ero riuscita ad aggrapparmi, quando crollò tutto. Gettai la bottiglia sul tavolo dirigendomi poi verso la mia stanza, osservata dal severo occhio di Hayley.
Stavo sbagliando di nuovo tutto? Poggiai il busto sulla porta appena. Non era colpa mia, avrei voluto fare come un tempo, sedermi accanto a lei, con una birra fra le mani a parlare per ore ed ore, di tutto ciò che ci passava per la testa. Ma in quel momento, avrei voluto stare solo con Noah. Era tanto, chiedere di essere felici?
Tolsi ogni indumento che portavo addosso, me ne liberai lanciandolo sul letto. Indossai qualcosa di più comodo e morbido e rilegai i capelli, in una poco accurata coda.
Tornai in salotto, dove Hayley mi aspettava, appoggiata al tavolo, stringendo il cellulare fra le mani e sorridendo a pieno.
-Resti a cena?- domandai interrompendo il silenzio, sedendomi, con le gambe incrociate sul divano, e sprofondandone all'interno all'interno, era così soffice che sembrava di vagare su una nuvola.
-Prima ci sarebbe il pranzo- mi ricordò, avvicinandosi a me e ridacchiando.
-Comunque no, ho un appuntamento- ammise lei saltellando per la gioia.
-La situazione, sì che si fa interessante- continuai interessata, mantenendo un costante contatto visivo. "Cupido doveva essere tornato dalle vacanze e doveva aver ripreso a lavorare" pensai.
-Decisamente!- affermò lei sedendosi accanto a me.
-Con quel ragazzo lì, di cui mi avevi parlato? Quello moro?- domandai, estremamente incuriosita, da quella situazione che si stava andando a creare con questo ragazzo.
-Esattamente lui!- tagliò corto lei, appoggiando il volto sulla mano, con un sorriso perso.
-Appuntamento galante, quindi- conclusi rattristata dall'abbandono imminente della mia amica. Conscia sarebbero stato da ipocriti, lamentarsi delle sue uscite, viste le innumerevoli volte in cui ad abbandonarla ero stata io, così mi limitai ad annuire sorridendo.
La casa era vuota. Riempita solo da un sottile silenzio, che la avvolgeva. Hayley era uscita non da molto, tutta in tiro, doveva aver perso la testa per qualcuno, tuttavia sentivo la sua mancanza. Stare a casa da sola, mi annoiava così tanto, che decisi di estrarre il telefono e comporre il numero di Noah, dopo un paio di squilli, la conversazione iniziò.
-Si?- sibilò Noah, velocemente ad un tono di voce, così basso, che fu difficile comprendere ciò che dicesse.
-Sei libero stasera?- domandai evitando di girare tanto attorno alla mia proposta.
-In realtà no- rispose velocemente.
-Impegni di lavoro- concluse con poca sicurezza, farfugliando velocemente.
-Okay, allora ti lascio, ci vediamo domani- tagliai corto, interrompendo la chiamata, leggermente turbata da quella risposta, così strana.
Qualcosa non quadra...
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CIÒ CHE È GIUSTO [COMPLETA]
ChickLitNon era la vita perfetta. Nulla lo era mai stato. Trascinava alle spalle, il ricordo di un dolore difficilmente arginabile. Un errore, aveva rovinato la sua vita. Bethany Hills, vive, tra il dolore dei ricordi, e l'ingenuità di una ragazza innamorat...