Capitolo 36

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Gli occhi iniziarono a pizzicarmi e bruciare lentamente, trattenni le lacrime portando lo sguardo verso il soffitto e tamponando con un dito la base degli occhi. Mi sentivo abbandonata e non sapevo nemmeno io cosa desiderassi. Mi domandai quanto davvero potesse essere difficile compiere ciò che è giusto; le azioni giuste mi avevano e sempre e solo portata a soffrire. Quanto davvero i comportamenti giusti lo erano? Mi interrogai per qualche momento e finii per avere solo un forte mal di testa.

Mi buttai sotto la doccia, sperando di liberarmi di tutti quei pensieri che si accatastavano nella mia testa. Cercai di non pensare a nulla. Cercai di pensare solo a me, di dedicarmi delle attenzioni e di trattarmi come una regina, in quel momento.

Fallii dopo pochi istanti, quando le parole di Logan tornarono a colpirmi. Le assoparai riascoltandole nella mia testa, e cercando di ripercorrere quella scena, che lasciava i brividi al solo pensiero. Immaginai di accarezzargli il volto e lasciare sulle sue labbra rosee un piccolo bacio di ringraziamento. Sperai per un attimo che Logan fosse lì accanto a me, pronto a consolarmi e a farmi sentire speciale.

Eppure ero lì da sola, mentre quello che mi divertivo a chiamare fidanzato, so trovava nella sua casa in compagnia di una ragazza di cui non conoscevo l'esistenza, e l'unico ragazzo in grado di farmi sentire unica, era stato cacciato freddamente di casa dalla sottoscritta.

Come potevo creare così tanti danni, come potevo infilarmi in così tanti problemi. Si sentii nuovamente debole, come se l'universo si fosse unito assieme a Cupido, per rovinarle la vita. Si sentiva così oppressa dalla situazione, che desiderò sparire da quell'inferno.

Non chiedeva molto, alla fine, solamente un amore di quegli che ai raccontano nei film e nelle favole. Dove nessuno soffre, e dove non si è costretti a scegliere, i non si viene posti davanti a questo bivio. Dove tutto è semplice e dove amare è una fortuna.

Sospirò tristemente, ed uscì dalla doccia. Avvolse un asciugamano bianco attorno al suo corpo ed uno attorno ai suoi capelli, e si sedette sulla tazza. Alzò lo sguardo e inevitabilmente sorrise. Vide la piccola finestrella, da cui spiò Noah, il primo giorno che arrivò.

Desiderò che tutto tornasse a quel giorno, a quando i baci erano ancora puri, senza tradimenti e da innamorati. Quando sognava di vedere quel magnifico ragazzo ovunque e rabbrividiva quando le loro mani si sfioravano.

Quanto disguto le provocava pensare che ora quelle sensazioni le stava provando un'altra ragazza. Che in quel momento Noah stesse toccando il corpo di un'altra ragazza, e che stesse sfiorando delicatamente i suoi capelli, la stesse guardando negli occhi, e stesse posando le sue labbra su qualcun'altro.

Si alzò dalla tavoletta, ed una volta pronta tornò in sala. Non c'era nessuno. Hayley era uscita, senza più fare ritorno, non le aveva voluto comunicare nemmeno quella volta per dove stesse andando, e a dire la verità non le importava neanche tanto, aveva altro a cui pensare.

La luce aveva lasciato spazio al buio, e stravaccata sul divano cedette alla tentazione. Non riusciva a trattenere le sue emozioni, e nonostante tutto il male che avesse provato, non riusciva davvero ad odiarlo, sentiva che avrebbero potuto fare grandi cose e che se non si fosse buttata e non avesse provato, non avrebbe potuto lamentarsi dei suoi fallimenti: afferrò il telefono, e compose una serie di cifre, spezzando il silenzio con il ripetitivo rumore dello squillo del telefono.

Si alzò la tensione non appena dall'altra parte risposero:

-Pronto?- bisbigliò lei timidamente.

-Bethany, ciao, hai bisogno?- esclamò Logan, dall'altra parte

Mi bloccai istantaneamente, presa da un brivido provocato dall'emozione della trasgressione.

-No... Cioè sì!- sbottai, dopo aver pensato a ciò che mi stava facendo Noah, esclamando quel quasi come una rivincita.

-Mi è spiaciuto davvero tanto mandarti via in quel modo oggi...- spiegai mischiando qualche bugia, che potevo immaginare avrebbe provato piacere nel sentire, e un po'di quello che davvero provavo.

-Quindi voglio rifarmi! Stasera sono a casa da sola, la mia coinquilina mi ha abbandonata per stasera, e non so davvero con chi cenare, se ti fa piacere potresti venire da me!- proposi tutto d'un fiato, accorgendomi solo alla fine del discorso, quanta incoerenza fosse presente nelle mie parole.

-Certo! Passo per le otto e mezza- esclamò lui di tutta risposta. Sospirai dopo aver sentito la sua risposta pacata.

Non ebbi molti sensi di colpa: in fondo non stavo facendo nulla di male. Avevo semplice ma invitato un amico a casa mia, come Noah d'altronde! Avremmo cenato a parlato, magari del teatro, o magari di qualche film, come fanno gli amici.

Mi diressi così verso i fornelli, e mi limitai a preparare due piatti di pasta come cena, evitando di creare ulteriori disastri. Non molto dopo, il campanello suonò, andai alla porta ed accolsi Logan con caldo abbraccio, lo invitai ad accomodarsi sul divano, nonostante la cena fosse già pronta.

Portai alle sue mani un calice di vino, ed iniziai a chiacchierare con lui, in maniera più che innocua. Invitandolo una volta finito il calice ad accomodarsi a tavola, dove un piatto di pasta fumante, condito con del sugo lo aspettava. Poco prima di sedermi sussultai: qualcuno aveva suonato alla porta.

Sbiancai in faccia e sentii le mani divenire gelide, osservai Logan, come fosse una minaccia, come un bene rubato da nascondere, e temetti che alla porta ci fosse Noah.

Osservai Logan ancora per un attimo, e poi la porta, dove per la seconda volta il campanello aveva suonato.

-Tutto bene?- domandò Logan. Annuii, cercando di non fare notare troppo quanto la situazione mi stesse sfuggendo di mano. Sorrisi falsamente e mi diressi alla porta: alla fine era una cena con un amico, non stavi facendo nulla di male.

CIÒ CHE È GIUSTO [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora