Capitolo 42

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Era passato un giorno da quella nottata, che mi era servita a fare chiarezza nella mia testa, o almeno era quello che io credevo. Avevo capito che era stata una sbandata, ero confusa, e nella confusione è facile sbagliare.

Quel poco che era accaduto con Logan, mi era servito a capire, e come un'illuminazione avevo capito che, non era ciò che facevo con lui sbagliato, era semplice la persona sbagliata per me. Ero quasi certamente convinta, che Noah fosse fatto per me, avevo condiviso così poco tempo con lui, e desideravo, che quegli attimi si trasformassero in normalità: ero follemente innamorata.

La notte l'avevo passata ad osservare il soffitto: non ero riuscita a chiudere occhio, e avevo quindi passato ogni attimo della serata a rigirarmi tra le coperte e a finire con gli occhi piantati sul lampadario posto sul soffitto, con qualche pensiero di troppo vagante per la mia mente.

Al sorgere del sole ero riuscita a chiudere occhio e ad addormentarmi definitivamente per poi svegliarmi due ore dopo, ancora più distrutta di quando mi ero addormentata. Avevo così deciso di risolvere la situazione con una tazza di caffè. Mi ero dunque diretta verso la cucina e nel passaggio avevo sbirciato nella camera di Hayley: stava dormendo.

Dopo la tanto attesa tazza di caffè, la situazione non sembrava essere migliorata di molto, eppure il programma della giornata era così esaltante dal mio punto di vista, che non avevo nemmeno voglia di stare a pensare alla stanchezza che provavo.

Entrai in doccia, e il getto d'acqua calda mi rilassò in maniera smisurata e sembrò più una seduta, in messaggio, più che un doccia. Finito di lavarmi, e consecutivamente di asciugarmi, mi sdraiai per un attimo sul letto, sperando di riposare la mente per qualche attimo, tuttavia gli effetti della doccia calda, iniziarono ad agire, e così mi addormentai senza accorgermene.

Mi svegliai dopo qualche ora, leggermente più energica, con una stretta allo stomaco per l'emozione, e la voglia matta di rivederlo, accompagnata dal timore di non incontrarlo. Mi cambiai velocemente, e nonostante il mio turno di lavoro iniziasse nel tardo pomeriggio, avevo deciso di uscire di casa per l'ora di pranzo.

Una volta preparata mi osservai nello specchietto: mi trovai bella, nonostante le occhiaie e gli sfoghi che erano comparsi sul mio volto, e così fui soddisfatta di me stessa. Misi in moto la macchina addolorata allo stomaco per l'emozione, che sembrava divorarmi, ed una volta arrivata davanti all'hotel decisi di parcheggiare davanti al bar dove Noah lavorava.

Scesi dall'automobile e mi diressi verso l'entrata del piccolo locale, da cui addocchiai uscire Noah. Fu esattamente un istante, lungo quanto il primo istante che lo avevo incontrato. Pregai che alzasse lo sguardo, distogliendo dal cellulare che stringeva in mano, e che non fossi quindi costretta io a fermarlo e a chiedergli di poter chiarire la situazione, ero davvero a disagio, e l'ultima cosa che avrei desiderato fare era andare lì a disturbarlo.

Lo osservai passarmi accanto senza accorgersi di me, teneva gli occhi puntati sul cellulare, e non aveva prestato attenzione a nessuno che lo circondasse. Fui presa dal panico e così decisi semplicemente di andare nella sua direzione correndo, senza farmi notare, ed una volta superato ed averlo ad un paio di metri dietro di me mi voltai, e percorsi la direzione opposta. Lo tenni fisso sotto il mio sguardo, e casualmente andai a sbattere con la mia spalla contro la sua: finsi di provare dolore e di imprecare e infine anche di essere sorpresa di avere davanti Noah.

-Noah?!- sbottai falsamente stupita.

-Bethany? Cosa ci fai qui?- ribatté lui, infilando il telefono in tasca e osservandomi dritto negli occhi.

-Potrei farti la stessa domanda! E poi guarda che lavoro qua- borbottai, puntando il dito verso l'hotel dietro le sue spalle.

-Ah, non ti hanno ancora licenziata?- sogghignò lui, con un sorriso provocatorio e acido. Lo guardai sorpresa, e finsi un sorriso falso.

-Sei abbastanza fuori luogo- lo ammonì con serietà. In quel momento un tripudio di emozioni si muoveva dentro di me, e non avevo tempo per il suo sarcasmo che non faceva altro che mi mettermi in imbarazzo.

-Ah scusami Bethany, davvero. Pensi sia più opportuno insinuare che ti abbia tradita? Ah no! Quello lo hai già fatto la scorsa volta- sbottò lui con cattiveria. Rimasi colpita dal suo tono acido e freddo, e mi sentii crollare per un attimo: dovevo averlo ferito a mia volta.

-É stato un errore- bisbigliai abbassando lo sguardo. Nulla poteva descrivere la tristezza che stavo provando in quel momento, avevo ferito una persona che amavo, e nulla mi mortificava di più.

-Questo lo avevo intuito, sai?- continuò.

-So che sei arrabbiato, ma anche io lo ero in quel momento, mi sono fatta prendere dalla gelosia, e ho agito come una pazza, e credimi mi dispiace- farfugliai velocemente, cercando di essere il più sincera possibile, e concentrandomi nel tenere fisso il mio sguardo sui suoi occhi.

-Anche a me-

-E comunque, non lo so, non so perché l'ho fatto, e non so perché abbia reagito così. So che è successo. E so che abbiamo sbagliato entrambi e c'ho pensato, c'ho pensato così tanto che mi è sembrato di impazzire. Un po' impazzivo a pensare che ciò che eravamo non era più nulla. So che è stata una relazione complessa, con davvero tanti altri e bassi e molto breve, in effetti, ma io sono qui, qui per ricominciare- dissi tutto d'un fiato, emozionata e tesa allo stesso tempo. Temevo che mi rifiutasse, e nulla mi avrebbe fatto più male.

-Io sono sempre stato qua, ma non te ne sei mai accorta, Bethany- continuò lui, con tono malinconico.

-Non lo so Noah... Non so cosa sia successo. Ma qualcosa è successo e...- borbottai, non sapevo spiegarmi ciò che era successo. Ero stata travolta da un uragano di avvenimenti e avevo cercato solo di salvarmi.

-Eppure eccoci qua- continuò lui, abbozzando un leggero sorriso.

-A quanto pare il caso ha voluto che ci scontrassimo... Vallo a capire il destino!- farfugliai grattandomi la testa, sorrisi imbarazzata.

Il suo capo si avvicinò a me, e lo accolsi, andandogli incontro, e dopo aver posato le mie labbra sulle sue, bisbigliai la più semplice delle frasi, che sul momento mi pareva impossibile da ridire:

-Ti amo-

-Ti amo- replicò lui, tornando a baciarmi, assaporai quell'attimo e cercai di marchiarlo indelebilmente nella mia testa, al fine di renderlo eterno: piccoli eterni attimi di felicità.

CIÒ CHE È GIUSTO [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora