Mi svegliai leggermente frastornata, in un letto che al tatto non riuscii a riconoscere. Mi guardai attorno e mi sforzai di riconoscere il luogo. Continuai a voltare lo sguardo e nulla mi parve familiare. Ero sdraiata in un letto, avvolta da uno spesso piumone caldo, davanti una scrivania, affiancata da una mensola piena di libri, accanto al letto una finestra dava su un enorme giardino e dal lato opposto, un armadio con le ante ricoperte de uno specchio riflettevano la mia immagine.
Stropicciai gli occhi assicurandomi di essere nella realtà e non in qualche strano sogno o nella mia immaginazione. Eppure pareva tutto vero. Mi tirai fuori dalle coperte e dal caldo letto, e mi osservai attorno. Addosso avevo i vestiti del giorno passato, osservandoli le situazioni a spezzoni iniziarono a farsi spazio nella mia testa. Sobbalzai non appena la mia mente mi riportò al bacio con Logan. Mi guardai attorno spaesata, e decisi di affacciarmi alla porta della camera, dove pochi attimi dopo comparve Logan.
Mi spaventai ed emisi un acuto gridolino: mi aveva colta alla sprovvista. Indossava dei jeans ed una maglietta, mi sorpresi vista l'ora che fosse già in piedi e in giro per casa. Sorrisi educatamente cercando di trattenere il disagio che il quel momento mi stava divorando, così mi feci indietro, lasciandogli lo spazio per passare.
-Ti sei svegliata- esultò con un sorriso stampato sul volto. Lo osservai leggermente sbalordita, ancora incredula di aver passato la notte assieme a lui.
-A quanto pare- mormorai ironica, con un pelo di malinconia e fortemente imbarazzata dalla situazione in cui mi trovavo. Avrei desiderato coprirmi e correre a casa, buttarmi sul divano e sparire.
-Perché... Sono qui?- domandai facendomi coraggio, ero bloccata dal chiederglielo, trovavo così imbarazzante aver dormito da una persona che conoscevo da così poco, e non ricordare nemmeno come fosse stata struttura la serata appena passata.
Alla mia domanda Logan si limitò a sorridere e dopo aver tirato fino al cuscino le lenzuola con un lancio, si avvicinò a me, posizionandosi esattamente davanti a me e disse:
-Ieri sei venuta da me, abbiamo bevuto un bicchiere di vino e sei crollata sul divano, e poi insomma eccoci qua...- borbottò lui ridacchiando, sembrava così naturale eppure per me quella situazione era tutto tranne che normale. Lo osservai leggermente sconcertata, non riuscivo a concepire di aver dormito con un altro uomo, dopo essere stata con Noah mi sembrava così strano, e in quella confusione che dominava il mio cervello avrei voluto solo stare tra le braccia di Noah, in silenzio e stare avvinghiata a lui, senza pensare a nulla di specifico.
Forse non avevo ancora superato ciò che era successo con Noah, d'altra parte, non sapevo nemmeno io cosa fosse successo. Avevamo discusso e poi, il continuo era stato poco chiaro. Così scossi la testa e mi diressi alla base del letto afferrando le scarpe ed indossandole velocemente, cercando di fare capire a Logan, che la mia permanenza in casa sua si era interrotta.
-Grazie per avermi ospitata ma ora devo scappare...- inventai sul momento tagliando corto.
-Mi lasci così?- mugugnò lui con un tono divertito, cercando di alludere a qualche azione che sul momento non colsi, afferrandomi per un polso, e costringendomi a tornare vicino a lui. Lo strano imbarazzo e la sensazione sensazione di pena che avevo provato si trasformarono in ira e disgusto, sentii la rabbia salire al cervello: detestavo che la gente mi fermasse, detestavo essere afferrata come un piccolo oggetto. Così lo fulminai con lo sguardo, cercando di trasmettere le più crudeli emozioni, liberandomi poi dalla sua presa con un brusco scatto.
-No, ho detto che devo andare- sbottai acida, girando di scatto e allontanandomi velocemente da lui. Sul divano trovai appoggiato il mio giaccone, lo presi velocemente e andai alla porta, e prima di sorpassarla urlai:
-Ci vediamo-, così detto andai verso la mia macchina e dopo essere salita, mi diressi verso casa mia. Quel giorno non mi sentivo bene con me stessa, mi ero alzata e mi sentivo un adolescente ad avercela con il mondo senza un apparente motivo. Eppure mi sentivo un disastro e avrei voluto passare la mia giornata a guardare la televisione, abbandonando ogni buon proposito.
Era preso, da poco erano passate le sette, e la città era ancora addormentata, avvolta del freddo ed illuminata dalle luci di Natale: mancava sempre meno a Natale, poco più di una settimana, e eppure non riuscivo a realizzare.
Mi sembrava di vivere in un mondo a parte, isolato da tutti e tutto. Mi sembrava di vivere in quegli anni, quando accadde quell'evento.
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CIÒ CHE È GIUSTO [COMPLETA]
ChickLitNon era la vita perfetta. Nulla lo era mai stato. Trascinava alle spalle, il ricordo di un dolore difficilmente arginabile. Un errore, aveva rovinato la sua vita. Bethany Hills, vive, tra il dolore dei ricordi, e l'ingenuità di una ragazza innamorat...