Capitolo 8

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Era sera. Il sole era calato da un po'. Ero rimasta tutto il giorno affacciata alla finestra, cercando di scorgere la macchina del mio vicino arrivare, ed una volta varcata la soglia del suo garage, mi limitai ad aspettare, per poi saltellare agilmente fino alla casa di Noah.

Non ci vedevamo dal giorno prima, il giorno della riunione eppure mi mancava come l'aria. Non mi reggevo più in piedi senza vederlo. Avevo bisogno di stare con lui. Era diventato il mio bisogno primario. Così iniziai a dirigermi verso casa sua, sentita la sua mancanza, pronta a comunicargli il verdetto della riunione.

Bussai un paio di volte alla porta e dopo di che, il volto sorridente del giovane ne fuoriuscí. Quel suo sorriso, era così potente, uno di quei sorrisi, che una volta che gli vedi, non li scordi più.

-Quale buon vento ti porta qui?- domandò appoggiandosi allo stipite della porta.

-Sentivo il bisogno di vederti e parlarti- ammisi con schiettezza.

-Sono tutto per te- esclamò.

-Com'é andata la riunione?- chiese osservandomi, solitamente, detesto essere fissata, ma sotto il suo sguardo, mi sentivo benvoluta, accettata. Era un sguardo, profondo, dolce e rassicurante.

-Di questo volevo parlarti- farfugliai con impazienza.

-Spero non sull'uscio della porta, entra!- annunciò facendomi strada in salotto. Si sedette accanto a me sul divano, poggiando il gomito sullo schienale ed osservandomi.

-Allora? Cos'è successo?- mi interrogò con impazienza.

Mi concentrai a lungo, cercando di suscitare in lui, un po' di curiosità e poterlo stupire a pieno dei miei risultati, però dovevo mantenere la calma, e cercare di non emozionarmi nel dirlo.

-Non sono stata licenziata, anzi, si sono complimentati con me- annunciai con fierezza.

-É magnifico davvero, non mi sarei mai potuto aspettare altro da te, sono veramente orgoglioso di conoscerti- esclamò, fiero di ciò che avessi fatto.

-Ero sicuro che ce l'avresti fatta!- concluse poi stringendomi in un abbraccio.

La semplicità della sua frase mi toccò nel profondo. Sembrava così calmo quella sera, sembrava esistessi solo io per lui, e il solo pensiero di ciò, mi riscaldava l'anima. Ero riuscita a stupire e rendere fiera una persona, non credevo ci sarei mai riuscita.

In quel momento, nel mio cervello scattò qualcosa. Una sensazione inspiegabile, indomabile. Qualcosa scalpitava dentro di me. In pochi attimi, presa dall'euforia della situazione, mi sentivo sicura, spronata a toccare l'infinito con un dito. Con lui sentivo di poter fare tutto.

Così, rapita dall'impulsività che aveva preso possesso di me, velocemente mi sporsi verso il suo profilo, poggiando le mie labbra, sulle sue: lo stavo baciando. Non ero perfettamente conscia di ciò che stessi facendo, era tutto così strano, ma dannatamente bello.

Una volta ripreso possesso del mio corpo, mi allontanai di colpo estremamente imbarazzata dalle mosse appena svolte. Noah, sembrava scosso, da tutta quella energia che avevo dimostrato, esterrefatto dalle mie mosse e comportamenti.

-Scusami, non so che mi sia preso- balbettai velocemente sorridendo.

-Non volevo, ma sono stata presa dal momento, e mi è semb...- continuai a dire velocemente, prima di essere fermata, da un suo dito, che in segno di silenzio, poggiò sulle mie labbra.

-Non dire nulla- disse, avvicinandosi a me, così tanto da poter sentire tutto di lui e così poggiò le sue labbra carnose sulle mie, dando inizio ad un nuovo bacio.

Le nostre labbra a contatto, riempivano il silenzio che si era creato in sottofondo. I nostri respiri, iniziarono a mescolarsi l'uno con l'altro. I nostri corpi surriscaldati dalla passione che, ogni bacio rilasciava, erano così vicini, che riuscivo a percepire ogni battito del suo cuore, ogni suo sospiro. Così ogni bacio si fece più audace, ogni contatto tra i nostri corpi, divenne come una scarica elettrica. Tutto divenne magico.

Avvinghiati l'uno all'altro, vittime di una trappola comune, stavamo stretti l'uno all'altro, afferrando ogni attimo di quel che si stava creando. A cavalcioni su di lui, non feci a meno che lasciarmi andare. Non avrei potuto reggere ancora molto, e la situazione in cui eravamo finiti, non mi permise altro. Mentre le sue labbra iniziavano a posarsi, bacio dopo bacio, sempre più in basso, verso il collo. Quella stanza sapeva di noi, dell'amore consumato tra le mura di quella piccola sala.

Noah iniziò a farsi sempre più avanti, e finimmo sdraiati con i volti schiacciati tra loro, ed i baci, pieni di foga, lasciati sui nostri corpi, sempre più spogli. I vestiti in poco si ritrovarono per terra, abbandonati senza pietà, sotto il piacere e la passione, che ondeggiava nella casa.

CIÒ CHE È GIUSTO [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora