Spalancata la porta, mi si riempì il petto di gioia. Sgranai gli occhi e per poco non mi esplose il cuore. Sentivo le gambe tremare, e gli occhi fuori dalle orbite, non riuscivo a credere ai miei occhi, così gli richiusi assicurandomi non fosse una visione, e dopo di che feci entrare l'ospite.
-Cosa ci fai qui?- domandai con esagerata euforia continuando a sorridere come una pazza.
-Mi mancavi- ammise stringendomi in un forte abbraccio.
-Hayley, da quanto!- esclamai continuando a stringerla.
La mia migliore amica era davanti a me, e non riuscivo a capacitarmene.
Era una delle ragazze più solari, comprensive e belle che avessi mai visto; non ci vedevamo da così tanto tempo, che quasi mi ero dimenticata di come fosse bella. Dei lucenti capelli biondi le ricoprivano il capo che amava tenerli sciolti. I suoi occhi erano di un verde tendente al blu, un colore da togliere il fiato. La sua carnagione, estremamente chiara, esaltava ogni sua caratteristica. E poi portava sul volto, quel magnifico sorriso, impossibile da dimenticare, accentuato dalle sue labbra rosate.-Quanti anni sono che non ci vediamo?- sorrisi facendole strada per il corridoio, nonostante non ne avesse un reale bisogno, essendo stata la mia coinquilina prima di partire per New York.
-Troppi!- esclamò ridendo. Lasciò la sua valigia nera, nell'ingresso e dopo di ché mi seguì verso la cucina.
-Non eri a New York?- domandai sedendomi sul bancone della cucina.
-Sí, ma avevo bisogno di cambiare aria, così eccomi qui- farfugliò velocemente abbozzando un sorriso sul suo volto.
Eravamo sempre state in perfetta sintonia, nonostante i pochi anni di differenza. Due passati completamente diversi alle spalle, tanti sogni in comune accompagnati da bicchieri di alcool a non finire.
Lei al contrario di me era riuscita a realizzare i suoi sogni, ed aveva lasciato San Francisco, per viaggiare nella mitica New York. È contesa tra i più famosi giornali, i suoi pezzi stanno esplodendo, ma nonostante ciò, continua a scrivere per una mediocre rivista di moda, affermava spesso con convinzione, di esserci troppo affezionata, per poterla abbandonare.
-Come va qui?- chiese spostando all'indietro una ciocca di capelli biondi, che le ricopriva la fronte.
-Domanda di riserva?- borbottai cercando di sviare discorso, ed evitare di dover rendere conto a nessuno ciò che provavo e vivevo in quel momento.
-Non c'è una domanda di riserva! Cosa succede?- sorrisi alla sua domanda. Era la stessa di un tempo, sarebbe stata capace di tutto, pur di sapere cosa non andava in me.
-Nulla di che, soliti litigi con mia madre- tagliai corto sorridendo debolmente.
-Oh Gesù, ti prego- sbuffò. Nutriva anche lei un particolare dissapore per mia madre, ed il solo sentirla nominare, le faceva venire il mal di testa.
In pochi attimi, me la ritrovai accanto, in piedi sul bancone, intenta ad aprire ogni singola mensola della mia cucina, acchiappando solo alla fine una bottiglia di Vodka, e mostrandomela come fosse un trofeo.
-Ma che fai? Domani devo lavorare, non posso- borbottai seriamente. Per quanto non mi piacesse stare ad una reception, come lavoro, era l'unica attività che mi permetteva di vivere, non mi potevo permettere nemmeno uno sgarro. Serietà ed efficienza. Una gabbia insomma.
-Ne hai bisogno!- esclamò con estrema convinzione. Scossi la testa ridendo.
-Sei peggio di una bambina, devo mettere gli alcolici sotto chiave!- affermai continuando a ridacchiare.
-Hai solo ventun anni, devi goderti la gioventù!- concluse lei afferrando due bicchieri e aprendo la bottiglia, ne versò il contenuto con poca cura nei bicchieri e subito dopo me ne passò uno. Ingurgitai d'un colpo l'alcolico, facendomi travolgere dall'euforia di quest'ultima sensazione.
In breve tempo, ci ritrovammo entrambe in una stato di poca sobrietà. Tra le confidenze tipiche delle sbronze e i bicchieri che si riempivano mano a mano, Hayley si era ridotta da fare schifo, mentre io, che avevo cercato di trattenermi, non ero completamente ubriaca, solo poco sobria.
-Sai, oggi ho visto uno, figo da far paura- ammise finendo di bere il suo bicchierino, attirando la mia attenzione.
-Aveva gli occhi marroni, e i capelli quasi neri. Poi aveva un bracciale marrone, di tessuto. Aveva un nome strano tipo Noè- borbottò appoggiando la testa sul tavolo e iniziando a ridere istericamente.
-Mi sembra famigliare come descrizione...- bofonchiai cercando di ricordare, tuttavia ogni tentativo fu vano, non ero nelle condizioni di ragionare.
-Abbiamo parlato- continuò con voce altalenante.
-E?- domandai sollecitandola a completare la frase
-Tanta roba- concluse ridendo come un ebete.
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CIÒ CHE È GIUSTO [COMPLETA]
ChickLitNon era la vita perfetta. Nulla lo era mai stato. Trascinava alle spalle, il ricordo di un dolore difficilmente arginabile. Un errore, aveva rovinato la sua vita. Bethany Hills, vive, tra il dolore dei ricordi, e l'ingenuità di una ragazza innamorat...